In Italia ancora un lieve aumento dei casi di Covid

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6.188 casi nella settimana dal 3 al 9 agosto: un aumento pari negli ultimi sette giorni al 22,3%

Cancellata con l’obbligo di isolamento l’ultima restrizione dell’era pandemica, il Covid continua , sia pur molto lentamente, a rialzare la testa, con 6.188 casi nella settimana dal 3 al 9 agosto, mentre nella precedente se ne erano contati 5.369 e quella prima ancora 4.002, un aumento pari negli ultimi sette giorni al 22,3%. Prima da 6 a 8 ora da 8 a 11, la crescita dell’incidenza settimanale dei casi ogni 100mila abitanti è lieve, ma costante, dicono i numeri del Monitoraggio settimanale dell’Iss, che per ironia della sorte il Governo vorrebbe ora pubblicare con cadenza più lunga. Che nonostante le temperatore estive il rischio di una ondina sia reale lo dice anche l’Rt, che da 1,07 sale ancora a 1,14, sempre più al di sopra del livello epidemico di uno. Con questo valore, tanto per capire, 100 contagiati ne infettano altri 114, per cui la ripresa dei contagi sembra destinata ad accelerare.

Sono però quasi impercettibili gli aumenti del tasso di occupazione dei posti letto, che crescono di un decimale sia nei reparti di medicina che nelle terapie intensive, portandosi rispettivamente all’1,4 e allo 0,3%.

“In base ai dati di sequenziamento depositati sulla piattaforma nazionale I-Co-Gen, nell’ultima settimana di campionamento consolidata, 17/07/2023 – 23/07/2023 (dati al 7 agosto 2023), si continua ad osservare -si legge nel Monitoraggio- la co-circolazione di ricombinanti di Omicron attenzionati a livello internazionale, con una predominanza di sequenze attribuibili a XBB.1.9 (30,4%)”, la avariante da cui discendono Kraken e Artur.

Ma il Monitoraggio dell’Iss comunica anche che è “atteso un incremento nella proporzione di sequenziamenti attribuibili alla variante sotto monitoraggio internazionale EG.5 (discendente di XBB.1.9.2 con mutazione addizionale S:F456L), ed in particolare al sotto-lignaggio EG.5.1 (ndr. ribattezzata Eris e che sta facendo impennare i casi nel Regno Unito), la cui proporzione, nell’ultima settimana di campionamento consolidata (17/07/2023 – 23/07/2023), è risultata pari all’8,7%, valore inferiore alla proporzione registrata su scala globale (17,5%)”. “Alla luce dei dati ad oggi disponibili – precisano gli esperti dell’Iss- non è possibile stabilire se EG.5 abbia un ruolo nell’incremento di casi osservato in alcuni Paesi. Non sono state inoltre evidenziate differenze nelle manifestazioni cliniche associate a EG.5 rispetto ad altri sotto-lignaggi al momento circolanti”.

«È una variante leggermente diversa rispetto alle ultime che stavano circolando recentemente, ovvero la XBB. 1.16 e altre. Presenta mutazioni che la rendono abbastanza diversa antigenicamente rispetto alle precedenti varianti». A tracciare i contorni della nuova variante del Covid, la EG.5.1, chiamata `Eris´, è il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e professore ordinario di Malattie Infettive Università `Tor Vergata´ di Roma, Massimo Andreoni.

«Comprendere adesso quale possa essere l’impatto di questa variante- precisa- è però difficile. Stiamo assistendo a quello che accade quando si sviluppa una nuova variante, che progressivamente prende il sopravvento sulle altre».

«In realtà- ricorda l’infettivologo- le ultimissime varianti della XBB hanno avuto una capacità di diventare dominanti solo parzialmente. Per quanto riguarda la variante EG.5.1 dobbiamo aspettare ancora i dati per vedere quale sarà il suo grado di penetrazione sulla popolazione e, soprattutto, le sue caratteristiche di `Immune escape´, ovvero la capacità di sfuggire all’immunità, e soprattutto di patogenicità. Mi sembra che i dati siano ancora troppo iniziali per potersi esprimere su tutto questo».

Massimo Andreoni afferma, però, che «la comparsa di questa variante ci ricorda un po’ quello che dobbiamo fare: tenere alto il monitoraggio della circolazione del Coronavirus ed essere in grado di determinare rapidamente la comparsa di nuove varianti. Possiamo dire che il controllo delle varianti si sta un po’ riducendo in tutto il mondo».

«In parte- dichiara il direttore scientifico della Simit- questo avviene perchè la numerosità dei casi si sta riducendo e in parte perchè c’è meno attenzione su questo tema».

Intanto in Italia non ci sono più i divieti Covid. «Per quanto riguarda l’isolamento domiciliare- commenta Andreoni- questo, nei fatti, era già venuto a cadere e adesso è stato semplicemente ribadito un qualcosa che ormai nella popolazione era divenuta una abitudine. In linea di massima, chiunque avesse il Covid seguiva poco la prescrizione dell’isolamento. Rimane però una forma socialmente valida, una buona norma di civiltà, quella di aspettare di guarire prima di entrare in contatto con altre persone. Ma questo è valido per qualunque malattia infettiva, sia che si tratti di influenza che di coronavirus».

«Ho però molte remore- conclude il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali- per quanto riguarda l’isolamento all’interno dell’ospedale, che ritengo, invece, indispensabile: nei nosocomi, infatti, ci sono le persone molto fragili. Non isolare persone con malattie infettive, e quindi anche con coronavirus, nell’ambito ospedaliero sarebbe un gravissimo errore».

La pensa in modo simile anche l’ex direttore della Prevenzione al Ministero della salute, Gianni Rezza, per il quale è «giusto abrogare il già ampiamente disatteso obbligo di isolamento, perché il virus è comunque meno aggressivo e ampia parte della popolazione è oramai immunizzata, ma occorrerebbe emanare un circolare che raccomandi fortemente cautela a chi ha i sintomi, che per questo non dovrebbe entrare a contato con persone fragili e nemmeno frequentare luoghi affollati se non con l’uso della mascherina. Lo si fa con l’influebza non vedo perché non si debba raccomandare per il Covid che è comunque un po’ più insidioso per i fragili».

E’ atteso a partire da «settembre» l’arrivo in Ue dei nuovi vaccini anti-Covid, i monovalenti anti-XBB. I primi saranno quelli a mRna. E’ la timeline prospettata da Marco Cavaleri, che all’Agenzia europea del farmaco Ema è responsabile `Rischi sanitari e Strategie vaccinali´ e presiede la Task force emergenze. L’esperto, che ribadisce l’importanza di coprire con le campagne vaccinali d’autunno alcune categorie in particolare, fragili e anziani in primis ma «anche gli operatori sanitari», illustra all’Adnkronos Salute un aggiornamento sulle tempistiche previste per l’approvazione dei monovalenti anti-XBB. Un calendario in linea con le attese: «In settembre i vaccini a mRna (sia Pfizer che Moderna ci stanno lavorando, ndr) e a ottobre Novavax», dettaglia Cavaleri. «Probabilmente approveremo in Ue prima che negli Usa».

XBB è la sottovariante di Omicron ad oggi più diffusa, una grande famiglia di cui fanno parte i mutanti che hanno circolato più frequentemente nell’ultimo anno, da Arturo (XBB.1.16) a Kraken (XBB.1.5), fino anche alla nuova variante d’interesse Eris (EG.5 e i suoi discendenti tra cui il veloce EG.5.1). Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha suggerito di sviluppare vaccini monovalenti aggiornati a varianti della famiglia XBB.1 e le aziende lavorano in questa direzione.

Chi dovrà proteggersi in particolare? «Come già espresso congiuntamente all’Ecdc», il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, «si raccomanda di rivaccinare in autunno con i nuovi vaccini aggiornati tutti coloro che sono più vulnerabili – spiega Cavaleri – ovvero anziani, soggetti immunocompromessi o con altre patologie che aumentano il rischio di Covid grave. Sarebbe auspicabile che anche gli operatori sanitari venissero rivaccinati».

di Paolo Russo

 

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