La quarta ondata sta travolgendo diversi Paesi dell’Est, ad iniziare da Mosca, dove anche il Cremlino ammette la preoccupazione per un numero di cittadini con 2 dosi che non arriva al 30%. La Bulgaria è il Paese meno immunizzato d’Europa e ha registrato oltre 2mila morti da inizio settembre. A Bucarest il governo è caduto per la fallimentare gestione della pandemia e anche nei Paesi Baltici la situazione si sta deteriorando. Il confronto con l’Italia mostra in proporzione un numero di contagi anche quadruplo e un numero di morti fino a 10 volte più alto
di Daniele Fiori e Andrea Tundo
Il braccio destro di Vladimir Putin dice che il Cremlino è preoccupato, la Romania è rimasta senza governo, sfiduciato anche per la gestione della campagna vaccinale e della pandemia, la Bulgaria ha il tasso più basso di vaccinati nell’Unione Europea e tutti i distretti nella “zona rossa” dell’Ecdc per il numero di contagi. La quarta ondata sta travolgendo pezzi dell’Est Europa, ad iniziare da Mosca, aggredendo i Paesi dove i tassi di vaccinazione sono più bassi. Arrivando ad affondare l’esecutivo di Bucarest proprio nei giorni in cui i posti nelle terapie intensive si sono esauriti e il segretario di Stato, Raed Arafat, ha dovuto chiedere aiuto a Bruxelles per medicinali e posti letto. Contro lo scetticismo vaccinale basta volgere lo sguardo oltre i Balcani in queste settimane, confrontando nuovi casi, decessi e la percentuale di popolazione che ha aderito alla campagna anti-Covid scegliendo di proteggersi dal contagio e, soprattutto, dal rischio di sviluppare sintomi in caso di infezione. A spiegare gli effetti del combinato disposto di ritorno dell’autunno, restrizioni blande e diffusione della variante Delta ci sono soprattutto Russia, Romania e Bulgaria. Ma anche nei Paesi Baltici la situazione è in deterioramento e la Lituania è diventata un caso per l’alto numero di no-vax tra gli over 75 che sta costringendo il governo a spingere gli anziani verso gli hub attraverso incentivi economici.
Il record di morti che preoccupa il Cremlino – Le ultime 48 ore russe sono state le più drammatiche dall’inizio della pandemia con oltre 1.800 decessi causati dal Covid-19. E da una settimana i dati ufficiali trasmessi da Mosca segnano più di 800 vittime, con una media mobile a 7 giorni schizzata dai 382 morti di fine giugno agli 868 di martedì. Come ha spiegato Alexei Kuznetsov, assistente del ministro della Salute russo, in questo momento i contagiati che stanno ricevendo cure mediche sono 950mila. Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, non ha nascosto “preoccupazione” e ha puntato il dito contro il tasso di persone che hanno deciso di farsi vaccinare: “I dati sono molto negativi e motivo di preoccupazione. La ragione principale è l’insufficiente livello di vaccinazione”, ha detto Peskov, aggiungendo che “il virus sta diventando più aggressivo”. Ma il livello di immunizzati nel Paese resta inadeguato: la vice premier russa, Tatiana Golikova, ha spiegato negli scorsi giorni che 42,2 milioni di persone “sono state pienamente vaccinate” su una popolazione di circa 146 milioni. Stando al report di Our World in Data, la Russia ha immunizzato il 29% dei cittadini, con un 6,8% che ha ricevuto invece una sola dose. Di fronte a uno scenario in netto peggioramento, con l’inverno che tornerà a dare una spinta alla circolazione virale, il portavoce di Vladimir Putin è tornato a parlare di lockdown, definendolo una misura “indesiderata” ma sottolineando che comunque “tutte le regioni sono state autorizzate ad adottare misure in modo separato, in ragione della situazione epidemiologica locale”.
Bulgaria, il Paese meno vaccinato dell’Ue – Anche Sofia trema per l’incremento dei contagi. Secondo il sito dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, si è vaccinato con due dosi il 24,3% della popolazione over 18. Considerando l’intera popolazione il dato è quindi ancora più basso, con alcune fonti che citano il ministero della Salute e indicano il tasso di vaccinati al 19,4%. Gli effetti? La media mobile dei decessi nell’ultimo mese è schizzata da 44 a 85, con il picco raggiunto il 4 ottobre quando sono stati registrati 178 morti in ventiquattr’ore. Dal primo settembre al 6 ottobre in Bulgaria sono stati accertati 54.179 contagi su una popolazione di poco più di 7 milioni di abitanti. I decessi per Covid-19 nello stesso periodo sono stati 2.370, il 13% del totale dei decessi dall’inizio della pandemia. Quasi l’intero territorio della Bulgaria si trova nella zona rossa per il numero di infetti e il sito BalkanInsight.com raccontava a fine settembre che la virologa Radka Argirova aveva sottolineato come nel Paese si stia diffondendo l’uso di certificati vaccinali falsi. Un sospetto avanzato anche dall’Unione dei medici bulgari sulla scorta di un’inchiesta avviata dalle autorità di frontiera greca e della scoperta di un laboratorio nella città di Gabrovo che rilasciava test molecolari negativi e attestati di vaccinazione falsi.
In Romania ospedali al collasso – A Bucarest, invece, di fronte alle mancate capacità di invertire il trend della curva e di spingere la popolazione a vaccinarsi, il governo guidato da Florin Citu è stato sfiduciato dal Parlamento dopo che un pezzo di maggioranza aveva apertamente criticato il premier. Dal primo settembre al 6 ottobre, la Romania ha registrato il 17% dei casi di infezione da Sars-Cov-2 accertati da inizio pandemia e un decimo dei decessi totali (3.338). Secondo il sito datelazi.ro realizzato in collaborazione con il governo, dati di lunedì, solo il 28,08% della popolazione è immunizzata con due dosi, una percentuale pressoché identica a quella riportata da Our World in Data (28,4%). Il 5 ottobre i posti nelle terapie intensive – dove sono ricoverati 1.480 pazienti – sono ufficialmente terminati in tutto il Paese e domenica il segretario di stato, Raed Arafat, è stato costretto a chiedere all’Unione Europea di sostenere il Paese con forniture di medicine e, in caso di necessità, accogliendo in ospedali esteri i malati in gravi condizioni. Solo nelle scorsi giorni le autorità sono intervenute con nuove misure restrittive. Il pass vaccinale è diventato obbligatorio per entrare nei ristoranti, in cinema, teatri, sale da concerto e per partecipare a matrimoni e battesimi. Inoltre la mascherina è necessaria per legge in tutti i luoghi pubblici al chiuso. Misure che alcune forze politiche che sostenevano Citu hanno ritenuto evidentemente tardive, di fronte a una media mobile passata da 25 decessi ad inizio settembre fino ai 182 degli scorsi giorni, con un picco di 252 morti in 24 ore lo scorso 5 ottobre.
Lituania, Lettonia ed Estonia – Anche nei Paesi Baltici lo scarso numero di vaccinazioni sta portando a una quarta ondata pandemica di portata perfino peggiore delle precedenti, soprattutto per quanto riguarda il numero di decessi. La Lituania ha il 60% dell’intera popolazione vaccinata, ma ha ancora un terzo della popolazione over 75 non immunizzata, tanto che mercoledì 6 ottobre il governo ha annunciato di voler valutare la possibilità di prevedere un pagamento di 100 euro agli anziani che decidono di vaccinarsi contro il Covid. L’Estonia e la Lettonia invece sono ancora al 47% della popolazione vaccinata. La Lituania dal primo settembre al 5 ottobre ha avuto oltre 40mila casi positivi, quindi con una media sopra i mille contagi al giorno, elevatissima per una popolazione di 2,8 milioni di abitanti. Ha avuto anche 547 morti in poco più di un mese (203 morti per milione di persone). Più di un decimo dei decessi lituani di tutta la pandemia si sono verificati solo a settembre 2021. La Lettonia (1,9 milioni di abitanti) ha registrato dal primo settembre a inizio ottobre 20mila nuovi casi di coronavirus, con 178 morti. L’Estonia conta più di 17mila contagi negli ultimi 35 giorni, con 1,3 milioni di abitanti. I decessi in questo periodo sono stati 86.
Il confronto con l’Italia – Il numero dei vaccinati nel nostro Paese viaggia su percentuali migliori, con il 72,4% della popolazione che ha ricevuto le due dosi (il 79,5% se si considerano solo gli over 12). Gli effetti sulla curva dei contagi e in particolare dei decessi sono evidenti se messi a confronto con i Paesi finora citati. Dal primo settembre al 5 ottobre in Italia abbiamo avuto una media di 66 nuovi casi per milione di persone. In Russia la media dei contagi è più che doppia, in Romania ci sono stati oltre il quadruplo di positivi ogni 24 ore. Se il nostro Paese seguisse lo stesso trend romeno, negli ultimi 30 giorni avremmo avuto almeno mezzo milione di nuovi casi. Guardando al numero di decessi, la differenza è ancora più evidente. In Italia ci sono stati 0,86 morti al giorno per milione di abitante dal primo settembre al 5 ottobre. In Bulgaria nello stesso periodo la media giornaliera è dieci volte più alta (9,82), in Romania sfiora i 5 decessi per milione di persone, in Russia li supera. Se in Italia il numero di decessi nell’ultimo mese avesse seguito la curva registrata a Mosca, avremmo avuto almeno 11mila morti, invece di 1.828.