Coronavirus nel mondo, la Francia chiude 22 scuole. L’allarme di Oxfam per Lesbo

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Crescono ancora i contagi e Parigi prende i primi provvedimenti per i bambini. In America Latina la curva resta in aumento

Salgono a oltre 868 mila i decessi nel mondo legati alla pandemia. Otre 186 mila sono stati registrati negli Stati Uniti seguiti da Brasile (oltre 124.600), India (oltre 68.400), Messico (oltre 66.300), Regno Unito (oltre 41.600) e Italia (oltre 35.500). I casi globali sono più di 26 milioni e 300 mila. In testa, nella classifica degli infetti, gli Usa che superano i 6 milioni, il Brasile che oltrepasa la soglia dei 4 milioni, l’India che sfiora i 4 milioni e la Russia con oltre 1 milioni di contagi

Francia, chiuse 22 scuole. Ancora più di 7000 nuovi casi nelle ultime 24 ore

Il ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer ha annunciato su Europe 1 che 22 istituti scolastici (10 nelle città e 12 nella Réunion su un totale di 60 mila) e un centinaio di classi sono state chiuse a causa del Covid-19. Blanquer, ha precisato che ogni giorno ci sono 250 sospetti di nuovi casi “legati spesso a fattori esterni alla scuola visto che la stragrande maggioranza è stata infettata prima del rientro in classe”.   “Il provvedimento di chiusura di una struttura scolastica – ha ricordato il ministro – scatta se ci sono più di tre casi di Covid”. Per Blanquer questa prima settimana scolastica è stata “piuttosto buona. Malgrado la paura, sono rientrati tutti in classe e questo mi fa molto piacere”. Nel caso dovessero moltiplicarsi le chiusure verrà avviato un protocollo per aiutare le famiglie: “il mio obiettivo”, ha detto, “è quello di non perturbare il loro quotidiano”.

In Francia, sono stati registrati nelle ultime 24 ore più di 7000 nuovi casi mentre il numero di pazienti in rianimazione sta progressivamente aumentando per il terzo giorno consecutivo. Anche il tasso di positività dei test sta di nuovo aumentando passando dal 4,3% di mercoledì al 4,4%.

Emergenza in America Latina. Record quotidiano in Argentina

Fronte ancora caldo in America Latina per la diffusione del coronavirus. Il Brasile ha raggiunto i 4 milioni di casi di Coronavirus. Lo riferisce il ministero della Salute che parla però di un rallentamento della pandemia: i casi si stanno leggermente riducendo e c’è la speranza che la pandemia abbia già superato il picco quando si contavano oltre 1000 morti al giorno. Tuttavia, l’epidemiologo dell’università di Brasilia Mauricio Sanchez, ha dichiarato che questo rallentamento dovrebbe proseguire per altre due o tre settimane prima di poter confermare il trend.

Sono 12.026 i nuovi casi di Covid 19 registrati in Argentina, nuovo record quotidiano dall’inizio della pandemia per un totale 451.198 persone colpite dalla malattia nel Paese. Il Ministero della Salute ha anche confermato la morte di 245 pazienti affetti da coronavirus nelle ultime 24 ore, quindi i decessi totali causati da COVID-19 sono ad oggi 9.361.Non si attenua la pressione della pandemia in  Messico dove sono stati registrati oltre 616 mila casi e più di 66.300 decessi.

Oxfam, rischio catastrofe umanitaria nei campi rifugiati di Lesbo

Dopo il primo caso confermato nel campo di Moria a Lesbo, con oltre 80 contagi già registrati in totale sull’isola, la pandemia da coronavirus rischia adesso di causare centinaia di vittime tra uomini, donne e bambini rifugiati nell’isola greca, già stremati da condizioni di vita disumane. E’ l’allarme lanciato da Oxfam e Greek Council for Refugees (Gcr), che chiedono un’azione immediata del governo greco e dell’Unione Europea per evitare che l’emergenza si trasformi in una vera e propria catastrofe sanitaria.

Nell’hotspot vivono attualmente 12mila persone in uno spazio concepito per appena 3mila, di cui il 40% sono bambini, costretti a dormire all’aperto o ammassati in tende con appena 5-6 ore al giorno di accesso all’acqua, e servizi igienici inadeguati soprattutto per far fronte alla diffusione del contagio. Fino a 160 persone sono costrette a condividere lo stesso bagno sporco e in 500 la stessa doccia, in media in 15 o 20 dormono nella stessa tenda e oltre 300 persone sono costrette a servirsi dello stesso rubinetto nell’assoluta mancanza di sapone.

Nuova Zelanda, prima vittima nella seconda ondata della pandemia

La Nuova Zelanda ha registrato la sua prima vittima per coronavirus in più di tre mesi. Lo ha annunciato il ministero della Salute. Si tratta di “un uomo sulla cinquantina” deceduto in ospedale “che aveva contratto il coronavirus durante l’epidemia scoppiata ad agosto ad Auckland” , secondo un comunicato del ministero. Era dal 24 maggio che in Nuova Zelanda non si registravano decessi riconducibili al Covid-19. Il Paese è stato a lungo un esempio di contenumento virtuoso della pandemia.

 

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