Negli ultimi tempi la pratica dello yoga con cuccioli di cani è diventata molto popolare, ma secondo il ministero della Salute non rispetta le normative sulle attività con animali
Il ministero della Salute è intervenuto lunedì con una nota sulla questione del cosiddetto Puppy yoga, un tipo di lezioni di yoga che vengono fatte in compagnia di cuccioli di cane, dichiarandole illegali e invitando le Regioni a “vigilare” perché queste pratiche non vengano organizzate e vendute. Negli ultimi mesi il Puppy yoga è diventato molto popolare, soprattutto grazie ai social network: varie aziende e associazioni hanno iniziato a proporlo in Italia, dopo un analogo successo negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia.
Prevede lezioni di yoga condotte in sale o palestre in cui siano presenti cuccioli di cane, lasciati liberi di interagire con i presenti: a una prima fase di esercizi ne segue una di interazione pura, definita “coccole” o “pet therapy”, e che comprende sempre la possibilità di scattare foto e selfie, che poi spesso vengono pubblicati sui social network. Da tempo il Puppy yoga era al centro di polemiche e denunce da parte di attivisti e associazioni animaliste, che sostenevano che fosse una forma di sfruttamento degli animali, soprattutto in una fase della loro vita in cui dovrebbero essere lasciati alle cure della madre e mantenuti lontani da ambienti stressanti e da interazioni eccessive con gli esseri umani.
Il dipartimento nazionale che si occupa della salute animale, che fa parte del ministero della Salute, ha ribadito che questa pratica va considerata come una “attività assistita con gli animali” (Aaa) e deve quindi rispettare tutte le normative che regolano questo genere di attività. In particolare sono legali attività di cosiddetta “pet therapy” solo con animali adulti: quelle con cuccioli non possono quindi essere organizzate.
Il Puppy yoga è una variante del Dog yoga, detto anche “doga”, che esiste da anni negli Stati Uniti e che prevede di fare esercizi e posizioni yoga in compagnia di un cane (spesso il proprio): anche il “doga” è stato spesso contestato, ma soprattutto dai maestri yoga, che ne mettono in discussione l’utilità e l’opportunità. Dal Dog yoga sono derivati il Kitty yoga e il Puppy yoga, che prevedono lezioni in compagnia rispettivamente di cuccioli di gatti e di cani: sono nate società specializzate in questo genere di servizi, inizialmente negli Stati Uniti, molto attive soprattutto nel marketing su Instagram, dove le foto degli esercizi svolti con cuccioli hanno molto successo.
In Italia le lezioni costano mediamente 40 euro e prevedono una mezz’ora di yoga classico e una mezz’ora di interazioni: sono quasi sempre svolte con cuccioli di razza, provenienti da allevamenti. Gli allevatori “danno in affitto” i cuccioli per le lezioni, ottenendo in cambio un pagamento o semplicemente la possibilità di pubblicizzare la vendita degli stessi cuccioli. Secondo quanto riferito da molti attivisti e anche da alcuni dei partecipanti, spesso le sedute di Puppy yoga si trasformano in promozioni della vendita dei cuccioli stessi.
Le associazioni animaliste denunciano inoltre che, nonostante le rassicurazioni, spesso nelle sedute sarebbero impiegati per queste pratiche cuccioli che hanno meno delle 8 settimane stabilite dalla legge, considerate indispensabili per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale degli animali, oltre che per completare il ciclo vaccinale.
Nelle scorse settimane l’associazione animalista Lndc Animal Protection aveva presentato presso la procura di Milano una denuncia per possibile maltrattamento degli animali. L’avvocato Michele Pezone ha spiegato al Fatto Quotidiano alcune problematicità della pratica, come «separare i cuccioli troppo presto dalle mamme per attività non idonee alla loro natura, portarli in ambienti non adeguati, sottoporli a viaggi e spostamenti stressanti nonché a giornate intere in cui erano utilizzati in numerose sessioni dalla mattina alla sera».
Questioni simili sono state sollevate da media e associazioni animaliste anche nel Regno Unito e in Irlanda: un’inchiesta della televisione britannica ITV ha sottolineato anche come alcuni dei cuccioli fossero temporaneamente privati di acqua, per evitare che facessero la pipì durante le sedute, o del sonno, svegliati ripetutamente per interagire con chi si era iscritto alla lezione.
Alcune delle associazioni che organizzano queste pratiche e degli allevatori che forniscono i cuccioli hanno smentito ogni tipo di maltrattamento e ogni utilizzo di cani prima delle otto settimane: i cuccioli sarebbero inoltre lasciati liberi di interagire e mai “forzati”. Il settimanale Vanity Fair, all’interno di un articolo sul tema, ha invece riportato la testimonianza in forma anonima di una cliente che raccontava di ambienti sovraffollati e puzzolenti, di cuccioli «svegliati con i croccantini» e che «sembravano impazziti: scappavano e le persone tentavano di prenderli per fare le foto».