Era stata salvata dalla strada ed è morta di paura a causa dei botti di Capodanno. È la storia di Diana, una cucciola di pastore maremmano colpita da un infarto proprio mentre tutti festeggiavano l’arrivo del 2020. Il racconto della sua padrona, Paola Torsello, mette molta rabbia e allo stesso tempo commuove.
Il fatto è avvenuto a Lecce, nonostante i botti siano vietati dal regolamento di Polizia Urbana. Un divieto che non è servito a nulla, dato che la notte di San Silvestro in molti hanno comunque fatto esplodere petardi. Ci si domanda a cosa servano norme e ordinanze, non solo a Lecce ma in tutta Italia, se poi le autorità non intervengono con le sanzioni, se poi non si fanno rispettare. Provvedimenti di facciata, senza reale sostanza.
“Vi risparmio i miei sentimenti di questo momento. Ma almeno che la morte della mia Diana serva a qualcosa. Adesso basta. Questa strage incivile deve finire. Questa sordità istituzionale deve finire! È una strage che non danneggia solo gli animali, ma anche persone, neonati, malati di qualsiasi età con patologie neurologiche che impediscono la comprensione di ciò che sta accadendo intorno!
“Per non parlare dell’ambiente di cui si discute tanto ma non si dice che viene inquinato da questa becera usanza e di chi, ha persone care ammalate in casa, o animali d’allevamento, o i tanti poveri randagi per strada e volatili di ogni tipo… Non possiamo continuare ad aspettare le festività come fossero una disgrazia!
Anche quest’anno il 31 dicembre sono rimasta a casa. Ma non è bastato! Siamo diventata un’umanità degna di estinzione lo sappiamo… e che, quando va bene, si fa qualcosa soltanto sull’urgenza, invece di pensare a prevenire e a recuperare quel poco che c’è rimasto.
“Servono le leggi certo, ma non senza progetti. Serve Educazione, perché purtroppo le sfilate con le bandiere lasciano il tempo che trovano. Servono le Relazioni Umane. Serve riconoscere i sentimenti e poi recuperarli. Ma siamo molto molto lontani da tutto questo! Servono scelte autentiche, utili, oneste.
“Intanto lei a soli 11 mesi non c’è più. Alla faccia delle leggi, delle ordinanze, della civiltà, della cultura. Poi ci sono quelli che si fanno beffa di certi usi e costumi africani, mentre “noi”, civili e progrediti facciamo tutto questo e, molto molto altro, sostenuti istituzionalmente”.
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