Un cane ti salva la vita, ma in Italia “fa soltanto compagnia”

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Sono centinaia in tutta Italia e milioni nel mondo.

Sono i cani che aiutano a vivere, gli amici inseparabili che non fanno soltanto compagnia, ma salvano la vita alle persone, soprattutto se sono bambini e anziani, i più vulnerabili.

L’ultima storia arriva da Treviso e riguarda una ragazzina tredicenne. Elena, che ora ha 13 anni e frequenta la seconda media, ha scoperto a sei anni di avere una grave forma di diabete. La mamma Elisabetta racconta: “E’ stata lei che, smanettando su Internet, ha scoperto che esistevano questi cani da allerta diabete. Da tempo voleva un cucciolo, così noi ci siamo convinti e Althea – che è un bellissimo esemplare di labrador color cioccolato – è entrata in casa nostra. Aveva soltanto sei mesi. Ha cominciato con noi il suo addestramento da cane allerta diabete – che ora porta avanti con il progetto Serena – che dura circa un paio d’anni”.

Althea percepisce la variazione di odore o di saliva legata alla ipo o iperglicemia. “Prima che la situazione diventi pericolosa, il nostro cane ci avverte – racconta Elisabetta – comincia a saltare a scodinzolare e ad abbaiare in modo particolare. Non ha mai sbagliato, avvertendoci del pericolo anche mezz’ora prima, anticipando di parecchio l’allarme elettronico che dà il marchingegno che Elena porta sul braccio. Il nostro addestratore dice che bisogna avere molta fiducia in Althea e nel suo fiuto”.

Compagne inseparabili

Ora Althea ed Elena sono inseparabili e per i genitori è una garanzia in più se la ragazzina trascorre qualche ora da sola. Ma la cagnolina non può seguire la ragazzina dappertutto. Anche una volta ottenuto il brevetto come cane allerta diabete Althea, per le leggi e i regolamenti vigenti in Italia, sarà un cane come gli altri a cui sono preclusi determinati luoghi pubblici. Succede qui, mentre in America, Inghilterra e molti paesi europei come Spagna, Svizzera, Austria e Portogallo i cani allerta diabete e gli hearing dogs ad esempio, che supportano i non udenti, sono vere e proprie figure di assistenza. Da noi invece sono considerati tali sono i cani guida per i ciechi.

L’addestramento

“Noi prendiamo il cucciolo a due mesi, in genere scegliamo i golden retriever, ma qualsiasi cane va bene anche un meticcio, basta che abbia la propensione ad aiutare e un grande fiuto”, spiega Alessia Verginelli direttore tecnico dell’Associazione italiana cani allerta diabete. “L’allerta che i cani devono dare è spontanea, l’animale non agisce sotto comando e per questo deve essere ben addestrato. La persona che va in crisi diabetica emette un odore che il cane fiuta e deve trovare un suo modo per avvertire il malato o chi gli sta intorno. Il nostro addestramento dura circa un anno”. Una volta pronto il cane non può ad esempio accompagnare il suo protetto in classe. “Ma è solo uno dei problemi. In Italia i cani da asssistenza non ricevono un certificato codificato da un ente statale, eppure esiste un ente europeo, l’Adeu (Assistance dogs Europe), che gestisce il protocollo con gli standard di qualità”. Daniela Cardillo, responsabile responsabile addestramento cani per diabetici Greendogs istruisce anche “cani di casa” che siano adatti allo scopo. Ma anche Cardillo lamenta la carenza delle regole in Italia.”La legge attuale è molto generica. Prende come riferimento l’associazione internazionale l’Adeu, ma senza dare gli strumenti concreti ad associazioni, professionisti e cittadini per poter avere i riconoscimenti necessari sia dal punto di vista pratico che fiscale”.

https://www.repubblica.it

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