Agenpress – Avvelenati o uccisi con polpette ai chiodi, impiccati, ammazzati a bastonate, bruciati, trucidati, massacrati. Il museo delle sevizie agli animali, domestici e selvatici, è davvero un museo degli orrori. Il Movimento animalista, guidato dall’on. Michela Vittoria Brambilla, chiede giustizia anche per gli animali ed ha indetto per dopodomani, sabato 8 luglio, una manifestazione nazionale a Roma, proprio mentre, quasi alla fine della legislatura, la commissione Giustizia della Camera avvia l’esame di una serie di proposte di legge (7 a firma Brambilla) sulla tutela penale e civile degli animali.
Si tratta di un’occasione più unica che rara, quindi veramente da non perdere, per alzare la voce e far sentire l’indignazione di tutti gli amici degli animali, costretti a leggere quasi ogni giorno di sevizie e di abusi puniti con lievi pene pecuniarie o con una reclusione solo “figurativa”. Militanti, attivisti, simpatizzanti da tutt’Italia chiederanno di non “fare sconti” alla violenza, di inasprire le pene, do far sì che i colpevoli, quantomeno nei casi più gravi, vadano effettivamente in carcere.
L’altro grande tema sarà il randagismo, che affligge ancora vaste aree del Paese, soprattutto a Sud. Non è un “fuori luogo”: il possesso irresponsabile e l’abbandono, che moltiplicano il numero degli animali vaganti, sono solo forme di verse di maltrattamento. Volontari dal Sud racconteranno il loro impegno e le loro esperienze, anche presentando dei video-documenti sui canili-lager.
Il punto di partenza per il corteo sarà lo spazio davanti alla fermata Colosseo della metropolitana, dove i manifestanti si riuniranno a partire dalle 17 per avviarsi poi, lungo via dei Fori imperiali, a piazza della Madonna di Loreto. Qui saranno allestiti un palco e un maxischermo per gli interventi della presidente del Movimento, on Brambilla, dei coordinatori regionali e degli esponenti delle associazioni che hanno aderito.
Vicino ai “palazzi”, tradizionalmente “sordi” a queste istanze, i partecipanti avranno la possibilità di esprimere il proprio sdegno e chiedere alla politica di garantire davvero “giustizia per tutti”. In nome di Angelo, Pilù, Moro (solo per citare i casi che hanno avuto maggiore risonanza) e di tutte le vittime della crudeltà dell’uomo, che spesso soffrono nell’indifferenza e nell’oscurità.