Parlare ai cuccioli di cane come ai bimbi funziona

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Rivolgersi ad un cane parlandogli come fosse un bambino non è una cosa stupida, anzi: le parole scandite più lentamente, con un tono di voce più alto e melodioso, riescono a catturare la sua attenzione e vengono interpretate come un invito al gioco. La cosa, però, funziona soltanto con i cuccioli, mentre gli esemplari adulti ascoltano il nostro ‘baby talk’ con aria del tutto indifferente. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B dai ricercatori dell’università francese di Saint Etienne.

I cuccioli di cane sono più reattivi quando parliamo loro come fossero bambini (fonte: bullcitydogs, Flickr)

Il test
La prima conclusione cui sono arrivati gli esperti è che le persone tendono spontaneamente a trattare tutti i cani come fossero dei ‘cuccioli di uomo’. Per verificarlo, è bastato chiedere a 30 donne di leggere un breve testo (con frasi come ”bravo bambino” o ”vieni qui, dolcezza!”) guardando la foto di un cane o di un umano: rivolgendosi al quattrozampe, la voce ha subito assunto un tono più alto e musicale. Le registrazioni sono state poi riprodotte nel canile di New York, mentre una videocamera riprendeva le reazioni di dieci cani adulti e dieci cuccioli.

La reazione dei cuccioli
Appena è risuonato il ‘baby talk’, 9 cuccioli su 10 hanno reagito immediatamente in maniera energica, abbaiando e correndo festosamente verso gli altoparlanti: alcuni si sono perfino piegati sulle zampe anteriori, pronti a giocare. I cani adulti, invece, hanno ascoltato nella più totale indifferenza, ignorando la fonte del suono. Forse la loro attenzione sarebbe stata catturata più facilmente con la presenza di un umano in carne ed ossa, o forse il loro interesse sarebbe stato solleticato meglio da voci familiari: in ogni caso la questione rimane aperta.

Un’ipotesi da verificare
Il coordinatore dello studio, Nicolas Mathevon, sostiene che probabilmente il ‘baby talk’ aiuta i cuccioli di cane ad apprendere nuove parole, un po’ come accade anche ai bambini. L’ipotesi, contestata da altri studi, rimane tutta da verificare, così come resta da scoprire se questa particolare reattività dei cuccioli sia innata o appresa nel tempo

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