Il “Made in Marche” nell’alta moda sartoriale

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Il borghetto medievale di Filottrano (Ancona) ne è l’emblema. Ma un po’ in tutte le Marche l’arte dell’alta sartoria, una delle eccellenze del “Made in Italy”, ha esponenti di primo piano, spesso conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Pionieri della moda regionale, frutto dell’elegante manifattura, sono stati Franco Carbonari e Orlando Girombelli. A loro si deve l’intuizione, già negli anni Cinquanta, di istituire uno dei distretti dell’abbigliamento divenuto tra i più celebri in Italia. Brand nazionali e internazionali – tra cui Burberry, Dolce e Gabbana, Etro, Ferragamo, Ferrè, Valentino, Versace – hanno nelle sartorie marchigiane un affidabile riferimento per la creazione di abiti su misura o per tagli di difficile realizzazione. Tra i nomi più noti della produzione locale quelli di Lardini e Luca Paolorossi (quest’ultimo ha vestito gli Stadio nel 2016, quando hanno vinto il festival di Sanremo, e più recentemente il cantante Marco Carta e il virologo Matteo Bassetti). A valorizzare il distretto, tra i tanti, anche Angeletti, Baleani, Confezioni Zeno, Garbuglia, Gelso Nero, Oliver, Paricop e Piccini.

A Cingoli (Macerata). Athena Sartoria è una cooperativa nata nel 2014 che confeziona capispalla per brand di alta moda conosciuti in tutto il mondo.

Il nome di Elvia Mengoni è invece legato a Corridonia (Macerata), specializzata dal 1968 nella sartoria teatrale con la denominazione “Arianna”.

Sempre in provincia di Macerata, ad Urbisaglia, il debutto di Eugenio Tombolini nel 1964 con la linea maschile Urbis. Nel 1980 la gestione è passata alla figlia Fiorella.

Ad Ascoli Piceno uno dei nomi più rinomati è quello di Stefano Alessi, classe 1962, il cui nonno Giovanni quasi un secolo fa era un apprezzato maestro sarto ad Appignano del Tronto.

Tra gli altri esponenti molti noti, Giuliana Scipioni di Sassoferrato (Ancona) di cui sono molto apprezzati gli abiti da sposa e da cerimonia, Sabrina Ilari di Cerreto d’Esi (Ancona), Loredana Giacomini di Ancona e Fiorella Ciacobo di Jesi (Ancona).

Recentemente ha fatto parlare di sé l’imprenditrice civitanovese Marika Bambozzi per aver lanciato le mascherine trasparenti per i non udenti.

I sarti marchigiani si sono fatti valere anche a Roma. Franco Sagripanti a soli 22 anni, nel 1964, ha avviato l’omonima sartoria da uomo per poi trasferirsi in via Condotti, nel centro storico della Capitale. È stato sarto personale di Valentino e vice presidente della Camera europea dell’alta sartoria.

Emilio Miconi, giunto a Roma nel 1968, a 34 anni, da Serrapetrona (Macerata), si è fatto le ossa presso la sartoria Ravesi in via Sallustiana, dove il principale aveva studiato a Parigi. Ha lavorato per Sophia Loren, Aldo Fabrizi, Carlo Ponti, Amedeo Nazzari e il pittore De Chirico. Si è poi radicato nel quartiere Africano, non perdendo mai l’accento marchigiano.

A ricordare questa saga della sartoria, prezioso segmento del “Made in Italy” nel mondo, è Sebastiano Di Rienzo, per anni presidente della prestigiosa Accademia dei sartori. Il giornalista Giampiero Castellotti ha raccolto i suoi ricordi nel libro di 224 pagine “Sebastiano Di Rienzo, maestro del fashion internazionale” (De Luca editori d’arte) riccamente illustrato. Il maestro sarto, tra i più noti in Cina, dove è stato nominato preside onorario presso l’università di Xi-An, ricorda i congressi mondiali della sartoria dagli anni Settanta ad oggi, dove l’arte sartoriale italiana – e meridionale in particolare – è ovunque apprezzata per qualità, eleganza e cura dei dettagli. Con le Marche che hanno dato un contributo rilevante a questa epopea.

 

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