“Mio marito 70enne e sordo respinto all’ospedale perché non riuscivano a capirlo. E io non potevo entrare”: lo sfogo di una donna savonese

L'uomo affetto da sordità avrebbe dovuto eseguire una spirometria a Cairo. Per le misure anti-Covid la consorte non ha potuto fare la mediazione con il personale sanitario e racconta la vicenda

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Aveva l’appuntamento per una spirometria, ma al poliambulatorio di Cairo Montenotte non ha potuto eseguire l’esame. “Perché mio marito è sordo e c’è stato un problema di comunicazione”, spiega la moglie dell’uomo, un 70enne della frazione varazzina di Alpicella, affetto da grave disfunzione dell’udito dalla nascita.

Redazione Savona News

La signora lo ha accompagnato di mattina al nosocomio, per l’orario programmato, ma per gli ormai usuali protocolli anti-Covid le è stato impedito l’ingresso insieme al paziente, con la conseguenza che l’uomo non è riuscito a comunicare con il personale sanitario.

“Siamo partiti verso le sei di stamattina e siamo arrivati all’ora prestabilita – racconta la moglie – Per comunicare con mio marito utilizzo una mascherina trasparente che permette la lettura del labiale. Al momento dell’ingresso per la visita, mi hanno detto che non potevo entrare con lui”.

“Si sono opposti alla necessità contingente di rimuovere momentaneamente la loro mascherina per permettere a mio marito di comunicare per eseguire l’esame”, questa la testimonianza della donna, esasperata anche dalla situazione generale che vede i portatori di handicap e i loro accompagnatori sottoposti a veri e propri calvari per accedere a cure e diagnosi, nelle varie strutture, proprio per le stringenti misure contro la pandemia.

“È stato umiliante, sarebbe bastato anche solo farlo scrivere su un foglio”, aggiunge la donna, che riferisce come tra il consorte e il personale fosse presente un’ulteriore protezione in plexiglass. Entrambi i coniugi, fra l’altro, sono vaccinati con la doppia dose.

“L’anno scorso aveva svolto l’esame in un altro ospedale del Savonese e non avevamo riscontrato nessun problema”, tiene a puntualizzare la signora.

“È una situazione paradossale – prosegue – C’è bisogno di umanità. Anche se siamo in questa difficile fase dell’emergenza, non siamo nel Medioevo; la sanità pubblica deve tener conto delle persone che necessitano per forza di un accompagnatore. Le persone con questo handicap sono poco tutelate. Non possiamo accettarlo e non lasceremo in sospeso la questione”. La donna, inoltre, chiede che si svolga un approfondimento sul caso.

“Per la prossima settimana sarò costretta ad annullare la visita pneumologica che mio marito aspettava da un anno, perché non ho un referto in mano da poter consegnare” conclude amareggiata la signora.

 

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