La Giornata Parlamentare del 24 giugno 2021

0
234 Numero visite

Draghi è ottimista sulla ripresa ma teme il rischio varianti

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

Mario Draghi riferisce alle Camere in vista del prossimo Consiglio europeo, parla dell’economia e della spinta a politiche espansive anche nella prospettiva della modifica del patto europeo di stabilità, nel 2023. Si dice “ottimista” sull’evoluzione della situazione, ma predica comunque cautela, rilancia la caccia ai focolai e ai cinquantenni non vaccinati. Mette in guardia dagli errori della scorsa estate: si deve intervenire sui trasporti prima del rientro a scuola. È il ritrovato europeismo la nota positiva con cui Draghi condisce la sua giornata trascorsa in Aula, prima alla Camera poi al Senato, ad ascoltare gli interventi dei parlamentari dopo il suo intervento. Il presidente del Consiglio, che è ospite al Quirinale per il tradizionale pranzo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e nel pomeriggio va a trovare il presidente emerito Giorgio Napolitano, prende nota e risponde a ciascuno: “Si avverte qui e tra i Paesi europei il senso di una maggiore appartenenza all’Ue rispetto a sei mesi o un anno fa”, sorride. Poche ore dopo il via libera dell’Ue al Recovery plan italiano, Draghi ammette che il programma del Governo è “difficile e urgente”. Ribadisce che entro fine mese arriverà in Consiglio dei ministri la riforma degli appalti e delle concessioni e a luglio la legge sulla concorrenza. È “in dirittura d’arrivo”, assicura il ministro Marta Cartabia, anche il pacchetto di emendamenti sulla riforma del processo penale che arriverà in Cdm per trovare un difficile accordo tra i partiti della larga maggioranza su temi spinosi come la prescrizione. E a luglio il ministro Enrico Giovannini presenterà in conferenza Stato-Regioni il primo pacchetto di investimenti su infrastrutture e trasporti finanziati con le risorse del Recovery e del fondo “extra” Recovery.

Un’impresa all’apparenza improba: “Ma ce la stiamo facendo”, sorride, guardando a quanto già fatto. Quel che resta da fare è mitigare i rischi per la “coesione sociale” che la pandemia rischia di portarsi dietro: “Le fasi di ripresa dalle crisi recenti hanno spesso favorito solo alcune fasce della popolazione, penalizzando i meno abbienti, i più giovani e le donne. Non abbiamo prestato la dovuta attenzione alla crisi climatica, che colpisce soprattutto le aree più fragili del nostro Paese. Questa volta dobbiamo agire diversamente”, dice citando politiche attive per il lavoro “efficaci” che aiutino chi “ha bisogno di formazione per trovare un posto”. Quanto alla crescita economica, l’accento viene posto sulle politiche espansive che immagina proseguano per anni, senza alcun ritorno “all’austerità”. “Non c’è il pericolo” che il patto di stabilità europeo resti così, assicura: la discussione proseguirà nel 2022 per poi intervenire nel 2023, con un patto rivisto. Intanto bisogna tenere d’occhio, sottolinea, i rischi dell’inflazione e di politiche divergenti tra gli Stati Uniti e la zona Euro, a partire dalle loro autorità monetarie. Crescita ben oltre il 4,2%: questo l’auspicio. Ma la grande incognita resta il Covid. Draghi lo ripete a più riprese: il virus, che prende la forma di nuove varianti, è ancora un pericolo ben presente.

Draghi sul ddl Zan: l’Italia è uno Stato laico, le Camere sono libere di discutere

“Il nostro è uno Stato laico non uno Stato confessionale, il Parlamento è libero di discutere e di legiferare”. Le attese parole di Mario Draghi sul ddl Zan, accolte da uno scroscio di applausi, arrivano nel pomeriggio dall’Aula del Senato dove si trova per riferire in vista del prossimo Consiglio europeo. È la risposta del Governo all’indomani della pubblicazione della nota della segreteria dello Stato vaticano che chiede di modificare il provvedimento contro l’omotransfobia, già approvato alla Camera e fermo da mesi a Palazzo Madama in una guerra tra favorevoli e contrari. Il presidente del Consiglio, sollecitato dal senatore dem Alessandro Alfieri, si rivolge all’Assemblea specificando: “A proposito della discriminazione. Mi soffermo sulla discussione di questi giorni in Senato senza voler entrare nel merito della questione”. Poi parla chiaro a chi è dentro e a chi è fuori dal palazzo: a senatori e deputati scandisce che “questo è il momento del Parlamento e non del Governo”, poi rassicura gli interlocutori esterni: “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il concordato con la Chiesa”. Infine cita una sentenza della Corte costituzionale del 1989: “La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è rispetto del pluralismo e delle diversità culturali”. Parole, queste ultime, che per alcuni rappresentano l’invito a un compromesso possibile per superare lo stallo di una legge pericolosamente divisiva.

L’intervento di Draghi sulle discriminazioni a caldo sembra accontentare un po’ tutti: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle lo leggono come un sostegno al pressing per portare il provvedimento al più presto in Aula, la Lega invece si sente legittimata a proseguire l’iter in Commissione. E con queste posizioni i gruppi affrontano la capigruppo convocata dalla presidente Casellati al termine dei lavori dell’Assemblea dove Pd, M5s, Iv, LeU e Autonomie chiedono di portare subito il ddl Zan in Aula. A tenere ferme le posizioni del centrodestra il presidente Ostellari che per questa volta sostituisce il presidente della lega Massimiliano Romeo. Soddisfatto il Pd che con Enrico Letta commenta: “Ci riconosciamo completamente nelle parole di Draghi in Parlamento sulla laicità dello Stato e sul rispetto delle garanzie”. Apprezzamento arriva anche dalla Lega per bocca del presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari: “Parlamento e commissioni lavorino, come ha detto Draghi hanno il compito di eseguire preventivi controlli di costituzionalità sui disegni di legge”.

Amministrative, salta vertice del centrodestra, caos candidature a Milano

Slitta a data da destinarsi il vertice di centrodestra programmato per oggi. La motivazione è legata all’indisponibilità di Matteo Salvini che oggi non sarà a Roma e al fatto che domani Giorgia Meloni si troverà ancora a Bruxelles per la sua missione dedicata a incontri istituzionali e politici con i leader sovranisti. Un incastro di agende impossibili, trapela, che di fatto fanno slittare l’ennesimo vertice che si annunciava decisivo.  L’appuntamento era stato fissato la scorsa settimana quando, sciolto il nodo della Calabria con il ticket Occhiuto-Spirlì, si era rimandato a maggiori approfondimenti sui dossier di Bologna e Milano. Ed è proprio il capoluogo lombardo a rimettere in discussione il percorso delle candidature di centrodestra. Oscar di Montigny esce di scena con un laconico “non mi candido”, un annuncio che non sorprende visto che il manager, praticamente in pole fino a qualche giorno fa, è riuscito a suscitare non pochi dubbi in Silvio Berlusconi cui non erano piaciute alcune sue dichiarazioni, soprattutto quelle in cui il tono era già di candidato sindaco in pectore, senza aver avuto la benedizione del centrodestra. “Entro la settimana ci sarà non solo il sindaco, ma la squadra per Milano. Ringrazio Oscar: le sue idee e la sua esperienza saranno utili per costruire insieme la Milano del futuro”, commenta a caldo Matteo Salvini dopo le parole di Montigny. Il leader del Carroccio comunque vuole mantenere il ticket con Gabriele Albertini, ancora disponibile a mettersi in gioco come vice; quello cui non intendere cedere è che si riporti al tavolo della coalizione il nome di Maurizio Lupi che non solo farebbe uscire dalla porta Albertini, ma potrebbe aprire a un candidato politico anche per Bologna. Nel capoluogo emiliano infatti la partita si gioca tra Andrea Cangini o Ilaria Giorgetti come controproposta di Fi da porre a Fabio Battistini e Roberto Mugavero, sponsorizzati dalla Lega.

La matassa ancora ingarbugliata tuttavia non ferma Salvini nel suo intento di realizzare a breve la federazione del centrodestra al governo. Ieri in conferenza stampa al Senato il leader leghista ha raccolto tutti i partiti del centrodestra che sostengono Mario Draghi sulla giustizia e ha rimarcato: “Questa è una prova tecnica di federazione”; in prima fila nella sala Nassiriya Lorenzo Cesa dell’Udc, Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli per Forza Italia. E se Salvini insiste sulla federazione, in Forza Italia si discute di partito unico, con diverse sfumature. La ministra Mara Carfagna, che capeggia l’ala moderata contraria a qualsiasi appiattimento del partito sul Carroccio, rilancia: “Il partito unico di centrodestra è una grande intuizione del presidente Berlusconi a patto che affondi le sue radici su valori per noi irrinunciabili come l’europeismo, l’atlantismo e il popolarismo europeo”. E scatta lo scambio di cinguettii: “Evviva! Si allarga la platea di chi era contrario, e che oggi invece dichiara che il presidente Berlusconi ha avuto una grande idea visionaria nel pensare ad un percorso che porterà alla formazione del Partito unico di centrodestra!”, twitta Licia Ronzulli, senatrice azzurra e fedelissima del Cav. Una frase che si guadagna la replica di Carfagna che tira di fioretto: “A te che sei responsabile dei rapporti con gli alleati l’arduo compito di convincerli a convertirsi all’atlantismo, all’europeismo e ai valori del popolarismo europeo. Certa che ci riuscirai!”.

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato riprenderà i propri lavori alle 10.00 con l’informativa del Ministro della difesa Lorenzo Guerini sulla conclusione della missione militare italiana in Afghanistan. Alle 15.00 discuterà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, giovedì la Affari Costituzionali si confronterà sul ddl per l’equilibrio di genere nelle cariche pubbliche e svolgerà delle audizioni sul ddl per la tutela dei minori e della dignità della donna nella comunicazione. La Giustizia riprenderà il ciclo di audizioni sul ddl relativo alla riproduzione fonografica e audiovisiva negli atti processuali. La Industria esaminerà l’Atto europeo sulle infrastrutture energetiche transeuropee e l’affare assegnato per la razionalizzazione, la trasparenza e la struttura di costo del mercato elettrico e gli effetti in bolletta in capo agli utenti. La Sanità proseguirà il confronto sul ddl relativa all’infermiere di famiglia. La Politiche dell’UE si confronterà sulla Legge europea 2019-2020.

L’Aula della Camera

Nella giornata di oggi l’Aula della Camera non si riunirà. L’assemblea di Montecitorio tornerà in seduta domani alle 9.30 per la discussione delle interpellanze urgenti.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia proseguirà poi il ciclo di audizioni sulla delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello. La Bilancio esaminerà il decreto relativo all’emergenza da COVID-19 per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto decreto sostegni bis. La Cultura esaminerà le pdl per la riorganizzazione del sistema d’istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La Trasporti alle 14.00 ascolterà il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini sull’aggiornamento per gli anni 2020-2021 del contratto di programma 2017-2021 – parte investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Rete ferroviaria italiana Spa.  La Affari Sociali esaminerà la legge delega per il sostegno e la valorizzazione della famiglia e proseguirà il ciclo di audizioni sulle pdl per il riconoscimento della lingua dei segni italiana. La Agricoltura esaminerà la pdl per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.

Draghi è ottimista sulla ripresa ma teme il rischio varianti

Mario Draghi riferisce alle Camere in vista del prossimo Consiglio europeo, parla dell’economia e della spinta a politiche espansive anche nella prospettiva della modifica del patto europeo di stabilità, nel 2023. Si dice “ottimista” sull’evoluzione della situazione, ma predica comunque cautela, rilancia la caccia ai focolai e ai cinquantenni non vaccinati. Mette in guardia dagli errori della scorsa estate: si deve intervenire sui trasporti prima del rientro a scuola. È il ritrovato europeismo la nota positiva con cui Draghi condisce la sua giornata trascorsa in Aula, prima alla Camera poi al Senato, ad ascoltare gli interventi dei parlamentari dopo il suo intervento. Il presidente del Consiglio, che è ospite al Quirinale per il tradizionale pranzo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e nel pomeriggio va a trovare il presidente emerito Giorgio Napolitano, prende nota e risponde a ciascuno: “Si avverte qui e tra i Paesi europei il senso di una maggiore appartenenza all’Ue rispetto a sei mesi o un anno fa”, sorride. Poche ore dopo il via libera dell’Ue al Recovery plan italiano, Draghi ammette che il programma del Governo è “difficile e urgente”. Ribadisce che entro fine mese arriverà in Consiglio dei ministri la riforma degli appalti e delle concessioni e a luglio la legge sulla concorrenza. È “in dirittura d’arrivo”, assicura il ministro Marta Cartabia, anche il pacchetto di emendamenti sulla riforma del processo penale che arriverà in Cdm per trovare un difficile accordo tra i partiti della larga maggioranza su temi spinosi come la prescrizione. E a luglio il ministro Enrico Giovannini presenterà in conferenza Stato-Regioni il primo pacchetto di investimenti su infrastrutture e trasporti finanziati con le risorse del Recovery e del fondo “extra” Recovery.

Un’impresa all’apparenza improba: “Ma ce la stiamo facendo”, sorride, guardando a quanto già fatto. Quel che resta da fare è mitigare i rischi per la “coesione sociale” che la pandemia rischia di portarsi dietro: “Le fasi di ripresa dalle crisi recenti hanno spesso favorito solo alcune fasce della popolazione, penalizzando i meno abbienti, i più giovani e le donne. Non abbiamo prestato la dovuta attenzione alla crisi climatica, che colpisce soprattutto le aree più fragili del nostro Paese. Questa volta dobbiamo agire diversamente”, dice citando politiche attive per il lavoro “efficaci” che aiutino chi “ha bisogno di formazione per trovare un posto”. Quanto alla crescita economica, l’accento viene posto sulle politiche espansive che immagina proseguano per anni, senza alcun ritorno “all’austerità”. “Non c’è il pericolo” che il patto di stabilità europeo resti così, assicura: la discussione proseguirà nel 2022 per poi intervenire nel 2023, con un patto rivisto. Intanto bisogna tenere d’occhio, sottolinea, i rischi dell’inflazione e di politiche divergenti tra gli Stati Uniti e la zona Euro, a partire dalle loro autorità monetarie. Crescita ben oltre il 4,2%: questo l’auspicio. Ma la grande incognita resta il Covid. Draghi lo ripete a più riprese: il virus, che prende la forma di nuove varianti, è ancora un pericolo ben presente.

Draghi sul ddl Zan: l’Italia è uno Stato laico, le Camere sono libere di discutere

“Il nostro è uno Stato laico non uno Stato confessionale, il Parlamento è libero di discutere e di legiferare”. Le attese parole di Mario Draghi sul ddl Zan, accolte da uno scroscio di applausi, arrivano nel pomeriggio dall’Aula del Senato dove si trova per riferire in vista del prossimo Consiglio europeo. È la risposta del Governo all’indomani della pubblicazione della nota della segreteria dello Stato vaticano che chiede di modificare il provvedimento contro l’omotransfobia, già approvato alla Camera e fermo da mesi a Palazzo Madama in una guerra tra favorevoli e contrari. Il presidente del Consiglio, sollecitato dal senatore dem Alessandro Alfieri, si rivolge all’Assemblea specificando: “A proposito della discriminazione. Mi soffermo sulla discussione di questi giorni in Senato senza voler entrare nel merito della questione”. Poi parla chiaro a chi è dentro e a chi è fuori dal palazzo: a senatori e deputati scandisce che “questo è il momento del Parlamento e non del Governo”, poi rassicura gli interlocutori esterni: “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il concordato con la Chiesa”. Infine cita una sentenza della Corte costituzionale del 1989: “La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è rispetto del pluralismo e delle diversità culturali”. Parole, queste ultime, che per alcuni rappresentano l’invito a un compromesso possibile per superare lo stallo di una legge pericolosamente divisiva.

L’intervento di Draghi sulle discriminazioni a caldo sembra accontentare un po’ tutti: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle lo leggono come un sostegno al pressing per portare il provvedimento al più presto in Aula, la Lega invece si sente legittimata a proseguire l’iter in Commissione. E con queste posizioni i gruppi affrontano la capigruppo convocata dalla presidente Casellati al termine dei lavori dell’Assemblea dove Pd, M5s, Iv, LeU e Autonomie chiedono di portare subito il ddl Zan in Aula. A tenere ferme le posizioni del centrodestra il presidente Ostellari che per questa volta sostituisce il presidente della lega Massimiliano Romeo. Soddisfatto il Pd che con Enrico Letta commenta: “Ci riconosciamo completamente nelle parole di Draghi in Parlamento sulla laicità dello Stato e sul rispetto delle garanzie”. Apprezzamento arriva anche dalla Lega per bocca del presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari: “Parlamento e commissioni lavorino, come ha detto Draghi hanno il compito di eseguire preventivi controlli di costituzionalità sui disegni di legge”.

Amministrative, salta vertice del centrodestra, caos candidature a Milano

Slitta a data da destinarsi il vertice di centrodestra programmato per oggi. La motivazione è legata all’indisponibilità di Matteo Salvini che oggi non sarà a Roma e al fatto che domani Giorgia Meloni si troverà ancora a Bruxelles per la sua missione dedicata a incontri istituzionali e politici con i leader sovranisti. Un incastro di agende impossibili, trapela, che di fatto fanno slittare l’ennesimo vertice che si annunciava decisivo.  L’appuntamento era stato fissato la scorsa settimana quando, sciolto il nodo della Calabria con il ticket Occhiuto-Spirlì, si era rimandato a maggiori approfondimenti sui dossier di Bologna e Milano. Ed è proprio il capoluogo lombardo a rimettere in discussione il percorso delle candidature di centrodestra. Oscar di Montigny esce di scena con un laconico “non mi candido”, un annuncio che non sorprende visto che il manager, praticamente in pole fino a qualche giorno fa, è riuscito a suscitare non pochi dubbi in Silvio Berlusconi cui non erano piaciute alcune sue dichiarazioni, soprattutto quelle in cui il tono era già di candidato sindaco in pectore, senza aver avuto la benedizione del centrodestra. “Entro la settimana ci sarà non solo il sindaco, ma la squadra per Milano. Ringrazio Oscar: le sue idee e la sua esperienza saranno utili per costruire insieme la Milano del futuro”, commenta a caldo Matteo Salvini dopo le parole di Montigny. Il leader del Carroccio comunque vuole mantenere il ticket con Gabriele Albertini, ancora disponibile a mettersi in gioco come vice; quello cui non intendere cedere è che si riporti al tavolo della coalizione il nome di Maurizio Lupi che non solo farebbe uscire dalla porta Albertini, ma potrebbe aprire a un candidato politico anche per Bologna. Nel capoluogo emiliano infatti la partita si gioca tra Andrea Cangini o Ilaria Giorgetti come controproposta di Fi da porre a Fabio Battistini e Roberto Mugavero, sponsorizzati dalla Lega.

La matassa ancora ingarbugliata tuttavia non ferma Salvini nel suo intento di realizzare a breve la federazione del centrodestra al governo. Ieri in conferenza stampa al Senato il leader leghista ha raccolto tutti i partiti del centrodestra che sostengono Mario Draghi sulla giustizia e ha rimarcato: “Questa è una prova tecnica di federazione”; in prima fila nella sala Nassiriya Lorenzo Cesa dell’Udc, Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli per Forza Italia. E se Salvini insiste sulla federazione, in Forza Italia si discute di partito unico, con diverse sfumature. La ministra Mara Carfagna, che capeggia l’ala moderata contraria a qualsiasi appiattimento del partito sul Carroccio, rilancia: “Il partito unico di centrodestra è una grande intuizione del presidente Berlusconi a patto che affondi le sue radici su valori per noi irrinunciabili come l’europeismo, l’atlantismo e il popolarismo europeo”. E scatta lo scambio di cinguettii: “Evviva! Si allarga la platea di chi era contrario, e che oggi invece dichiara che il presidente Berlusconi ha avuto una grande idea visionaria nel pensare ad un percorso che porterà alla formazione del Partito unico di centrodestra!”, twitta Licia Ronzulli, senatrice azzurra e fedelissima del Cav. Una frase che si guadagna la replica di Carfagna che tira di fioretto: “A te che sei responsabile dei rapporti con gli alleati l’arduo compito di convincerli a convertirsi all’atlantismo, all’europeismo e ai valori del popolarismo europeo. Certa che ci riuscirai!”.

L’Aula del Senato

L’Assemblea del Senato riprenderà i propri lavori alle 10.00 con l’informativa del Ministro della difesa Lorenzo Guerini sulla conclusione della missione militare italiana in Afghanistan. Alle 15.00 discuterà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, giovedì la Affari Costituzionali si confronterà sul ddl per l’equilibrio di genere nelle cariche pubbliche e svolgerà delle audizioni sul ddl per la tutela dei minori e della dignità della donna nella comunicazione. La Giustizia riprenderà il ciclo di audizioni sul ddl relativo alla riproduzione fonografica e audiovisiva negli atti processuali. La Industria esaminerà l’Atto europeo sulle infrastrutture energetiche transeuropee e l’affare assegnato per la razionalizzazione, la trasparenza e la struttura di costo del mercato elettrico e gli effetti in bolletta in capo agli utenti. La Sanità proseguirà il confronto sul ddl relativa all’infermiere di famiglia. La Politiche dell’UE si confronterà sulla Legge europea 2019-2020.

L’Aula della Camera

Nella giornata di oggi l’Aula della Camera non si riunirà. L’assemblea di Montecitorio tornerà in seduta domani alle 9.30 per la discussione delle interpellanze urgenti.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia proseguirà poi il ciclo di audizioni sulla delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello. La Bilancio esaminerà il decreto relativo all’emergenza da COVID-19 per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto decreto sostegni bis. La Cultura esaminerà le pdl per la riorganizzazione del sistema d’istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La Trasporti alle 14.00 ascolterà il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini sull’aggiornamento per gli anni 2020-2021 del contratto di programma 2017-2021 – parte investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Rete ferroviaria italiana Spa.  La Affari Sociali esaminerà la legge delega per il sostegno e la valorizzazione della famiglia e proseguirà il ciclo di audizioni sulle pdl per il riconoscimento della lingua dei segni italiana. La Agricoltura esaminerà la pdl per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.

A cura di Nomos Centro Studi parlamentari

 

L'informazione completa