La 36enne di Campolattaro è accusata di aver ucciso nel 2018 Diego, il figlio di quattro mesi
Una perizia psichiatrica l’ha definita seminferma di mente
La sorella è comparsa questa mattina dinanzi alla Corte di assise, rispondendo alle domande del pm Maria Gabriella Di Lauro, degli avvocati Antonio Zobel (per il compagno ed i familiari, parti civili), Matteo De Longis e Michele Maselli, che difendono l’imputata. La donna ha ricostruito i litigi scoppiati tra Loredana ed il convivente, Antonello, anch’egli sordomuto, precisando di essere stata presente, in due occasioni, all’arrivo dei carabinieri nell’abitazione di Quadrelle.
Loredana era sempre nervosa, i contrasti erano frequenti, hanno ripetuto due zii di Antonello. Lui e la madre si sarebbero dovuti accomodare in aula questa mattina, ma la loro deposizione è slittata al 16 giugno per l’impossibilità, per l’interprete del linguaggio dei segni, di seguire contemporaneamente sia loro, sia Loredana.
Nel caso di Antonello, la Corte deciderà se sarà ascoltato con l’assistenza di un legale perchè coinvolto in un procedimento connesso – ha a carico, ad Avellino, una richiesta di rinvio a giudizio per maltrattamenti- o come testimone. Quel giorno sarà la volta anche del dottore Teofilo Golia, che ha curato, su incarico della Corte, una perizia psichiatrica, concludendo per la seminfermità mentale della 36enne, che aveva confessato il delitto il 10 settembre del 2020, quando era stata rinviata a giudizio.
L’udienza è stata anche scandita dall’escussione di un sottufficiale dei carabinieri che aveva eseguito i rilievi nella Opel Corsa con la quale Loredana si era allontanata da Quadrelle con il piccolo. Convinta che ce l’avessero con lei, ossessionata dai sospetti, voleva raggiungere la sua famiglia a Campolattaro. Per non farsi fermare dai carabinieri, che la cercavano dopo la denuncia del compagno, aveva imboccato la Benevento -Caianello, giungendo all’altezza di Solopaca, dove la Opel Corsa, che procedeva ad altissima velocità, si era schiantata contro il guard rail.
Era scesa, aveva preso tra le braccia Diego, rimasto ferito nell’impatto, come dimostrerebbero le tracce di sangue sul seggiolino e nell’abitacolo, e l’aveva lanciato di sotto. Poi, intenzionata a farla finita, aveva fatto altrettanto, restando impigliata tra i rovi, al pari del bimbo. Lei lo aveva raggiunto e colpito alla testa con un pezzo di legno, ammazzandolo.