Salvatore Cimmino, l’atleta disabile che nuota in tutto il mondo contro le barriere architettoniche

Da adolescente subì l’amputazione di una gamba. Adesso, dopo numerose traversate in tutto il mondo, si prepara ad affrontare il Giro d’Italia a nuoto

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Costruire ponti fra il mondo della disabilità e la società civile, denunciare la persistenza delle barriere architettoniche nonostante anni di promesse, promuovere la cultura dell’inclusione.

È lo spirito che anima Salvatore Cimmino, 56 anni, che per portare avanti la sua battaglia ha scelto uno strumento singolare: nuotare nei mari di tutto il mondo per chilometri e chilometri, sfidando correnti impetuose e temperature bassissime. Una sfida titanica per chiunque, ancora di più per chi come lui all’età di 15 anni subì l’amputazione di una gamba a metà del femore per un osteosarcoma.

L’appuntamento per la prossima impresa è fissato per il 6 maggio, quando prenderà il via il «Giro d’Italia a nuoto per un’Italia più inclusiva», da Ventimiglia a Trieste in 14 simboliche tappe di circa 20 chilometri a tratta.

L’estenuante avventura di Salvatore parte da molto lontano e in maniera quasi casuale. «La prima traversata, che non dimenticherò mai, fu il 15 luglio del 2006, quando nuotai per 22 chilometri da Capri a Sorrento». Nato a Torre Annunziata e trapiantato a Roma dove vive con la famiglia e lavora in Selex Es, si definisce non senza ironia “atleta tardivo”: entrato in piscina per la prima volta a 41 anni su consiglio del medico per tenersi in forma, si ritrova pochi mesi dopo nuotatore estremo che affronta le sfide in mare aperto senza l’aiuto di protesi performanti. E da allora solca le acque di mezzo mondo nell’ambito del programma «A nuoto nei mari del Globo»: dallo Stretto di Messina al Canale della Manica, dal giro dell’Isola di Manhattan al Rio Paranà in Argentina, dal Lago Kivu in Congo allo Stretto di Cook in Nuova Zelanda. Un impegno che ha ottenuto importanti riconoscimenti, compresa una medaglia dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oltre ad essere stato ricevuto alla Camera dal presidente Roberto Fico.

La sfida di Salvatore Cimmino è però anche e soprattutto contro le istituzioni sorde ai bisogni dei disabili e in genere delle persone più deboli. «Credo sia importante promuovere un’idea di società che si faccia carico dell’altro e che spinga ognuno a mettere in campo le proprie competenze con generosità e spirito di solidarietà» racconta. E il suo generoso impegno è testimoniato anche da un recente episodio: fu lui, pochi mesi fa, a mettere in contatto con il Corriere il marito di una donna di Amalfi che denunciò come la moglie, per votare alle ultime elezioni, fosse stata costretta a farsi portare in braccio dal figlio perché la sezione elettorale era stata allestita in cima a una ripida scala in un locale non raggiungibile in altra maniera.

Nel periodo del primo lockdown nasce l’idea del Giro d’Italia: il progetto iniziale prevedeva il periplo completo della penisola lungo 3.356 chilometri di costa, toccando tutti i comuni marinari per richiamare l’attenzione sui ritardi nell’applicazione dei Peba, i Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, che purtroppo sono inapplicati a oggi in tantissime, troppe, realtà italiane. Dopo una prima fase di studio, che ha raccolto l’adesione e il sostegno di soggetti pubblici e privati, Salvatore Cimmino ha però ritenuto opportuno rimodulare il progetto, che sarà realizzato, quando verrà il momento del primo tuffo in mare, con la collaborazione organizzativa della Marina Militare, della Guardia Costiera e delle Lega Navale grazie all’impegno degli ammiragli Giuseppe Cavo Dragone, Giovanni Pettorino e Donato Marino. L’iniziativa ha avuto anche il patrocinio dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani presieduta da Antonio Decaro, del Coni di Giovanni Malagò e della Cooperazione allo Sviluppo attraverso il direttore generale Giorgio Marrapodi. La macchina dell’organizzazione, con il programma ormai definito, è dunque pronta a mettersi in moto. Il problema principale per Cimmino ora è allenarsi per l’impegnativa sfida, con le piscine chiuse da mesi per il Covid. «Per adesso mi alleno al vogatore, ma spero di poter tornare presto in acqua nella piscina del Circolo Canottieri Aniene se la situazione lo permetterà. Per affrontare al meglio le tappe avrei infatti bisogno di nuotare una ventina di chilometri al giorno».

 

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