Luoghi di una memoria del sotterraneo in una città ferita

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FOTO: Grotta-rifugio antiaereo, seconda guerra mondiale, Cagliari, 1943. 

Un teatro di documenti sulla città di Cagliari ferita dai bombardamenti a tappeto del 1943, distrutta quasi completamente dalle forze aeree anglo-americane, milleduecento giorni di guerra, oltre ottocento incursioni, più di mille morti e migliaia sono i feriti e i dispersi: sono le storie di “Io c’ero, La guerra e la libertà” – che vede la luce dai ricordi sulla seconda guerra mondiale del giornalista Giuseppe Fiori a cura del gruppo Gramsc – un titolo che ritorna nei progetti del cartellone del Circuito Regionale Teatro Etnico dell’associazione Arte che ha programmato di diffondere l’opera tra le popolazioni dei comuni sardi con il sostegno della regione sarda e delle associazioni locali, come a Quartu Sant’Elena, Nuraminis,  Ussana, Settimo San Pietro, Laconi, Serrenti, Sinnai e a Cagliari.

Carmen Giordano

I sardi sfuggiti alle bombe in quel 1943 si nascondono nelle grotte-rifugio di una città deserta, molte famiglie hanno perso la casa e così vivranno in quelle caverne anche dopo dieci anni dalla fine della guerra. Nella trama, ormai a conflitto finito, in una polifonia di voci, i sopravvissuti rivivono quei drammatici momenti  come in una sorta di memoria del sotterraneo.“Io c’ero, La guerra e la libertà” è un documento drammaturgico che incontra la nostra storia, coltiva sul territorio una “sensibilità culturale”,  ci ricongiunge con il passato mantenendo così viva la memoria etnica.

 

FOTO: Grotta-rifugio antiaereo, seconda guerra mondiale, Cagliari, 1943.

 

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