Aveva vissuto per trent’anni a Dalmine e le parola della canzone erano state ispirate alla foto dei camion militari in via Borgo Palazzo
Addio a Stefano d’Orazio, che si è spento ieri a Roma, a 72 anni, dove era ricoverato per Covid e patologie pregresse.
Lo storico batterista dei Pooh si sentiva bergamasco a tutti gli effetti poiché per oltre trent’anni aveva vissuto e lavorato a Dalmine, trascorrendo in provincia di Bergamo i periodi più importanti della sua carriera. La scomparsa del musicista, annunciata dall’amico Bobo Craxi su Twitter, è stata confermata da Roby Facchinetti sui social: «Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa», scrive Roby a nome dei compagni Dodi Battaglia, Red Canzian e Riccardo Fogli. D’Orazio era stato provato dal dolore vissuto dai bergamaschi nella pandemia tanto da scrivere il testo di «Rinascerò rinascerai», dai proventi devoluti all’ospedale Papa Giovanni. Facchinetti aveva composto la musica, una sera al piano, dopo aver visto le immagini dei furgoni militari carichi di salme, chiedendo il contributo dell’amico per le parole. Il risultato è stato un tutt’uno, una sola anima, un matrimonio perfetto tra musica e parole, un urlo che avrebbe convinto che usciremo da questa tragedia, una preghiera di speranza.
«Bergamo è la mia seconda città, mi ha adottato, accolto e ci ho trascorso i miei migliori anni di lavoro, “Rinascerò, rinascerai” vuole essere un semplice modo per fare anche noi la nostra piccola parte», aveva spiegato l’artista. La canzone ha fatto il giro del mondo: conta 16 milioni di clic su Youtube ed è diventata l’inno italiano contro il Coronavirus. La rivista americana «Billboard» ha intervistato Roby Facchinetti e sono state eseguite tante traduzioni in maniera spontanea, in turco, olandese, cinese, romeno, giapponese, croato, polacco, affinché anche chi soffre a causa del Coronavirus possa comprendere il significato delle parole nella sua lingua d’origine. Anche l’associazione di Bergamo ConosciLis ha tradotto il testo nel linguaggio dei segni per portare il messaggio di speranza a chi non può sentire.