Pakistan, cambiamento climatico e disabilità: strategie e azioni

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Foto dell’utente flickr Teseum su licenza CC, Peshawar, Pakistan

[Traduzione a cura di Davide Galati dall’articolo originale di Rabiya Jaffery pubblicato su The Ecologist]

Gli impatti del cambiamento climatico sul Pakistan sono già diffusi e intensi. Lo scioglimento dei ghiacciai, le ondate di calore e uno sciame di locuste sono tra l’elenco dei disastri legati al clima che il Paese ha dovuto sopportare solo negli ultimi mesi.

Coloro che sono a più alto rischio di catastrofi, come in tutto il mondo, sono le persone con disabilità.

Un recente rapporto – il risultato di una risoluzione storica adottata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel 2018 – esamina gli impatti dei cambiamenti climatici sui diritti delle persone disabili e formula raccomandazioni sugli obblighi degli Stati in materia di diritti umani nel contesto dell’azione per il clima.

Esigenze

Abid Lashari, fondatore e presidente del Forum nazionale sulla disabilità e lo sviluppo (NDF) Pakistan, è in prima linea nella formulazione di una risposta del Paese ai cambiamenti climatici che sia più inclusiva per i cittadini con disabilità. Lashari afferma:

Durante le super inondazioni, incoraggiavo le squadre di risposta ai disastri nella mia comunità per rendere i loro sforzi più inclusivi e addestrare le persone sul campo per quanto riguarda le modalità corrette per riuscire a salvare le persone con disabilità, perché non è sempre la stessa cosa che salvare un individuo non disabile.

Ma la gente rideva di me, come se garantire che anche le persone con disabilità fossero salvate in sicurezza fosse un’idea assurda quando loro stessi riuscivano a malapena a salvare chi chiamerebbero le persone ‘più abili’.

I disastri climatici, come le inondazioni del 2010 che le Nazioni Unite hanno classificato come “la più grande crisi umanitaria della storia recente“, sono diventati sempre più frequenti in Pakistan negli ultimi anni e hanno lasciato comunità già vulnerabili in condizioni significativamente peggiori, ma non tutte allo stesso modo.

George Stacey, un analista che lavora con Norvergence, ONG impegnata nella difesa dell’ambiente, ha dichiarato: “Nella maggior parte dei quadri internazionali di adattamento climatico e riduzione del rischio di catastrofi, le persone con disabilità sono spesso indicate solo sotto il titolo di ‘gruppi vulnerabili’ e viene prestata poca attenzione alle loro esigenze specifiche, anche se lo sono.

Attuazione

Le persone disabili sono colpite in modo sproporzionato da eventi meteorologici estremi e disastri climatici, secondo la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia e il Pacifico.

Hanno anche da due a quattro volte più probabilità di morire per un disastro a causa di diversi fattori come l’accesso limitato alle informazioni sui rischi, la mancanza di trasporti e rifugi di emergenza che comprendano le loro esigenze specifiche e la maggiore vulnerabilità che i vincoli sul movimento fisico possono comportare durante un evento.

Lashari sottolinea anche la mancanza di una partecipazione significativa delle persone con disabilità al processo decisionale e alla creazione di sistemi di gestione della risposta ai disastri, in quanto non sono abbastanza inclusivi o efficaci nell’assistenza alle persone con disabilità.

Anche se un primo passo importante è stato fatto quando, nel 2011, il Pakistan ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ma il lavoro è tutt’altro che finito.

Lashari afferma ancora:

Inizialmente, l’inclusione della disabilità era solo una parte delle scartoffie – se non del tutto – con poca o nessuna attuazione. L’attuazione delle misure ha richiesto molto tempo e ci sono stati risultati positivi e negativi, ma dal 2010 abbiamo fatto molta strada: non solo i sistemi di risposta alle emergenze sono progettati in modo più inclusivo, c’è anche una maggiore consapevolezza nella comunità che ha contribuito ad aumentare la capacità d’azione di molte ONG locali.

Condizioni

La  mancanza di dati accurati sui disabili, in parte a causa dello stigma che li colpisce, rende tuttavia ancora più impegnativa la creazione e l’implementazione efficace di piani di adattamento e mitigazione per il cambiamento climatico.

Lashari prosegue: “Non ci sono dati ufficiali anche se la Corte Suprema ha ordinato che il 2017 includa il censimento della disabilità, ma possiamo presumere, sulla base delle stime globali dell’OMS, che almeno il 2-4 per cento della popolazione pakistana abbia qualche forma di disabilità“.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 1 miliardo di persone nel mondo convive con una qualche forma di disabilità – di cui quasi 200 milioni, tra il 2-4% della popolazione mondiale, incontrano notevoli difficoltà.

E dato che il 75 per cento dei pakistani vive in comunità rurali – continua l’esperto – presumo che la maggior parte delle persone disabili viva anche in villaggi o fattorie dove c’è ancora meno capacità o opportunità di adattamento climatico rispetto ai centri urbani“.

Oltre a sostenere una gestione delle catastrofi più inclusiva, Lashari è anche attivamente coinvolto nel capacity-building per lo sviluppo di maggiori opportunità a favore di coloro che vivono nelle comunità rurali; in particolare, appunto, i disabili, perché i cambiamenti climatici continuano a influenzare e modificare le loro condizioni di vita.

Lavoro

L’anno scorso, NDF ha collaborato con LEAD Pakistan, organizzazione no-profit che spinge per lo sviluppo sostenibile in tutto il Pakistan, e UK Aid, un progetto di capacity-building, per sostenere 100 agricoltori pakistani ad adattarsi ai cambiamenti climatici attraverso l’uso di colture alternative.

Sui 100 agricoltori coinvolti nel progetto, 13 erano portatori di disabilità, la maggior parte dei quali aveva sofferto in passato di poliomielite. L’alto tasso di poliomielite in Pakistan è una delle principali cause di paralisi alle braccia e alle gambe e la vaccinazione è relativamente meno accessibile nelle zone rurali più difficili da raggiungere.

Lashari spiega:

Molti presumono che se qualcuno ha una disabilità non può fare alcun lavoro fisico, ma questo non è vero. Esistono diversi tipi di disabilità e hanno diversi tipi di impatti sulle funzioni fisiche di una persona. E molte persone disabili possono svolgere e svolgono lavoro fisico, specialmente nelle zone rurali del Pakistan.

L’obiettivo del progetto è quello di introdurre colture alternative per gli agricoltori che in genere raccolgono riso e cotone a settembre, perché le gravi inondazioni negli ultimi tre anni hanno spazzato via queste tradizionali colture da reddito.

Progresso

Il progetto pilota è costato solo 300 dollari e ha introdotto con successo colture alternative che potrebbero essere raccolte prima delle inondazioni di settembre. Il cotone e il riso vengono ancora coltivati, ma gli agricoltori sono meno dipendenti da questi raccolti per il loro sostentamento e ora sono più resistenti alle inondazioni.

Stacey sostiene:

Progetti come questi sono un ottimo esempio di come creare sforzi inclusivi per affrontare l’impatto del cambiamento climatico sulle comunità. I donatori internazionali devono riconoscere che l’adattamento e la mitigazione hanno veramente successo solo se aiutano tutti in una comunità, specialmente i più vulnerabili.

Aggiunge che il finanziamento non è necessario soltanto per coprire i costi pratici dell’adattamento, ma anche per la difesa e l’educazione all’inclusione tra le comunità locali.

Attualmente, quattro distretti del Pakistan sono tra le aree al centro di una proposta multinazionale che è in fase di sviluppo con il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) che affronta le preoccupazioni e le sfide che le persone con disabilità devono affrontare nel contesto del cambiamento climatico.

Lianchawii Chhakchhuak, dal Climate Change Adaptation Bangkok Regional Hub per l’UNDP, ha dichiarato: “Sebbene siano stati compiuti progressi da un certo numero di Paesi per rafforzare la loro resilienza, esistono ancora molte sfide – la pianificazione e le politiche sul cambiamento climatico o la riduzione del rischio di catastrofi non consentono di accogliere con sufficiente efficacia le voci e le preoccupazioni delle persone disabili“.

 

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