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mercoledì 18 Dicembre 2024

Il sito invisibile come la sordità

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Lo sfogo di una precaria: “Lingua dei segni, un requisito poco considerato per il sostegno”

La docente: “Mi era stato detto che la conoscenza della LiS non dava punteggio poi scopro che c’è una cattedra scoperta”

Non si candida per il sostegno pur essendo a conoscenza della lingua dei segni e poi scopre, quando ormai è tardi, che è scoperta una cattedra che richiedeva proprio quel requisito. A raccontare la disavventura è una docente precaria, Ilaria Corsi, che si era rivolta ad un collaboratore del Miur al momento dell’aggiornamento delle graduatorie.

“Sono un’insegnante precaria – spiega Ilaria Corsi – ho un attestato di conoscenza della lingua dei segni terzo livello, corrispondente ad un livello europeo B2 di una normale lingua straniera. Nell’estate si sono aggiornate le graduatorie e questo mio titolo, a domanda specifica rivolta al professor Bruschi, collaboratore del ministro Azzolina: mi sento rispondere che per tale competenza non c’è posto nè riconoscimento in termini di punteggio. Delusa ed in parte arrabbiata finisco di compilare la mia domanda. Settembre, iniziano le prime convocazioni, rinuncio a candidarsi per il sostegno, in o arte per rabbia in parte per delusione. Partecipo alle convocazioni sulla materia e prendo una cattedra al Fermi Giorgi al 31 agosto”.

“Per caso il giorno 1 ottobre leggo le disponibilità residue di materia e sostegno e scopro la cattedra di sostegno per la quale è obbligatoria la conoscenza della LiS. Mi sale una rabbia incredibile, qui si lede il diritto allo studio di un alunno sordo segnante, gli viene negata la giusta assistenza. In provincia di Lucca gli insegnante di scuola superiore con competenze in LiS, si contano sulle dita di una mano. Siamo due oltre persone. Tutte già impiegate su altre cattedra, quindi se non si trova qualcuno in province vicine, la cattedra verrà assegnata ad insegnanti che non segnano? Questo è il diritto allo studio? Io sono stanca di sentirmi dire che la LiS non serve a niente, che non si può riconoscerla”.

 

REDAZIONE
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Mario Parisella, classe 1959, è molto orgoglioso di essere sordomuto e non semplicemente sordo, che ha realizzato in proprio fino ad oggi ed in forma del tutto volontaria
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