Circa un mese dopo l’imposizione di un lockdown nazionale e un coprifuoco in Uganda, una squadra delle Unità di Difesa Locale (LDU) nel distretto di Agago, nella regione settentrionale, ha sparato [en, come tutti i link successivi] al venticinquenne Willy Oloya, sordo e cieco.

Il 30 aprile, durante un rigido coprifuoco dovuto al coronavirus, gli agenti delle LDU hanno provato a parlare con Oloya mentre camminava. Ma Oloya non poteva né vederli né sentirli e ha continuato a camminare, così gli agenti gli hanno sparato a una gamba, successivamente amputatagli. Ora Oloya si trova a sopportare il peso di un’altra disabilità che avrebbe potuto essere evitata.

Ma Willy Oloya, che è affetto da disturbi dell’udito e del linguaggio, non l’ha fatto. Il venticinquenne, residente a Mugila West Village nel distretto di Agago, è stato colpito 5 volte alla gamba dagli agenti delle LDU intenti a far rispettare il coprifuoco imposto dalle 19:00 alle 06:30.

La ferita e l’ulteriore disabilità di Oloya sono direttamente collegati all’indifferenza del governo nei confronti delle persone con disabilità nell’esecuzione del piano di lockdown nazionale. Circa il 16,5% degli ugandesi è affetto da disabilità.

Ci sono volute una difesa e una pressione sostanziali in merito alla sparatoria che ha coinvolto Oloya affinché le persone con disabilità ricevessero un’adeguata rappresentanza nella task force nazionale per l’emergenza COVID-19 attraverso il suo comitato per la comunicazione del rischio.

Nelle direttive sulla COVID-19 del presidente Yoweri Museveni ha colpito in modo lampante l’assenza di riferimenti alle esigenze degli emarginati, specialmente delle persone con disabilità.

Betty Achana, che lavora per la National Union of Women with Disabilities of Uganda (Unione Nazionale delle Donne con Disabilità in Uganda), ha dichiarato a Global Voices:

Uno dei nostri primi interventi è stato confrontarmi con il ministero competente e informarlo che queste direttive non includono le particolari esigenze delle persone con disabilità. Abbiamo subito iniziato a ricevere notizie sull’impatto negativo che le direttive stavano avendo su di loro. Non avevano alcuna informazione sulla COVID, sulla modalità di diffusione del virus, sui soggetti più colpiti e sulle direttive al riguardo. Le persone non sapevano del coprifuoco. Ecco perché quel ragazzo del nord è stato gambizzato. Ed ecco perché quella ragazza del nord è stata picchiata dagli agenti delle LDU.

Il patrocinio di Achana e delle sue colleghe ha dato i suoi frutti.

Si è unita alla task force in occasione del suo nono incontro e ha subito avviato un progetto che mira a tradurre le informazioni relative alla pandemia nel linguaggio dei segni. Inoltre, è stata aggiunto un interprete del linguaggio dei segni in tutte le comunicazioni televisive ufficiali sulla COVID-19.

Seppur lodevole, questo passo in avanti è arrivato un po’ tardi per alcuni disabili.

Annette Okuvuru si sposta su una sedia a rotelle di legno nel distretto di Arua, in Uganda, dalla pagina Facebook di COMBRID-Friends of Disability, utilizzata su autorizzazione.

Dilemma

Il divieto di utilizzare mezzi di trasporto pubblici e privati è stato essenziale per prevenire la diffusione della COVID-19, ma la decisione non ha tenuto conto delle persone con disabilità, ignorando chi aveva un disperato bisogno di assistenza sanitaria o generi alimentari.

Mentre le persone non disabili potevano facilmente andare a piedi a fare la spesa, molti disabili, spinti dalla necessità, hanno preso la difficile decisione di mettersi alla guida di un’automobile, un boda-boda o un taxi per biciclette, mettendo a rischio la loro sicurezza.

Muzamil Ali, insegnante ipovedente e dipendente di una ONG nel distretto nordoccidentale di Arua, è stato preso di mira dai soldati per una presunta violazione delle misure di distanziamento sociale, poiché camminava in compagnia del suo assistente personale.

Lydia Abenaitwe, una donna affetta da disabilità fisica di Kampala, la capitale, è stata fermata e trattenuta due volte mentre andava a fare la spesa in macchina. Ha raccontato a Global Voices:

La prima volta, sono stata trattenuta a un posto di blocco per circa 30 minuti. La seconda volta, sono stata portata alla centrale di polizia di Kabalagala. Il comandante della polizia distrettuale si è scusato per come sono stata trattata e, dopo circa un’ora, sono stata accompagnata a fare la spesa.

Le difficoltà di alcune persone con disabilità riguardano anche classe, genere, stato di infezione da HIV/AIDS e varie disabilità o altre differenze di potere, aumentandone la vulnerabilità.

Il divieto di utilizzare i mezzi di trasporto ha esposto alcune donne con disabilità a episodi di violenza sessuale, non potendo sfuggire ai loro aggressori. “In questo momento, ho circa cinque casi di donne con disabilità che sono state violentate a causa del lockdown per la COVID”, ha dichiarato Achana a Global Voices.

Gli albini hanno bisogno di muoversi senza alcuna restrizione per accedere a sieri protettivi per la pelle, interventi per il cancro alla pelle e cure post-operatorie, come afferma Doreen Nawejje, presidente di Women and Children with Albinism in Uganda (Donne e Bambini con Albinismo in Uganda). Nawejje ha spiegato a Global Voices in che modo il lockdown abbia reso difficile l’accesso alle cure mediche per un paziente affetto da cancro alla pelle di cui si occupa:

Con l’inizio del lockdown, ci è stato vietato l’utilizzo dei mezzi di trasporto privati. Una volta, ci siamo recati all’Ufficio sanitario del distretto di Wakiso per chiedere l’autorizzazione. Ma questi [poliziotti] lungo la strada ci hanno confiscato le chiavi dell’auto per ore, e l’intervento è saltato perché il medico era su appuntamento. Dovevamo fissare un altro appuntamento e doveva essere di sera. E il coprifuoco inizia alle 19:00, [così] abbiamo dovuto affrontare altre spese per il ricovero [in una clinica privata] che non avevamo previsto.

Corsa di sensibilizzazione sulla disabilità nel distretto di Arua, organizzata da COMBRID-Friends of Disability ad Arua, in Uganda. Foto via Facebook, utilizzata su autorizzazione.

Disconnessi

L’Uganda ha un ricco quadro giuridico e politico che disciplina i diritti dei disabili. Nel 2009, il Paese ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Questa ratifica porta con sé diversi obblighi statali: il governo ha il compito di assicurare la massima autonomia nella mobilità individuale delle persone con disabilità, l’accessibilità ai trasporti e l’inclusione nel processo decisionale politico.

L’Uganda ha emanato disposizioni dettagliate sui diritti delle persone con disabilità nella Costituzione nazionale, nel Persons with Disabilities Act (Legge per le persone con disabilità), nella Politica nazionale sulla disabilità in materia di non discriminazione, nell’azione affermativa e nell’inclusione nel processo decisionale politico e nelle linee guida nazionali per la pianificazione inclusiva della disabilità.

L’evidente disparità tra le leggi e le politiche animate dalle migliori intenzioni e la loro attuazione è, in parte, dovuta ai vincoli di bilancio.

Nel bilancio nazionale approvato per il 2020-2021, al settore dello sviluppo sociale, in cui rientrano le persone con disabilità, è stato assegnato solo lo 0,38%, mentre i tre settori prioritari – lavoro e trasporto, sicurezza e finanziamento degli interessi sul debito – rappresentano rispettivamente il 13%, il 10% e il 9% circa dell’intero bilancio.

Questa ripartizione riflette lo scarso livello di interesse del governo nei confronti della tutela sociale dei cittadini.

Strategie su base locale

Patrick Pariyo, direttore di COMBRID-Friends of Disability, un’organizzazione su base locale nell’Uganda nordoccidentale, ha spiegato a Global Voices che il sottofinanziamento dei diritti dei disabili da parte del governo è radicato negli interessi commerciali, nell’individualismo e in una cultura del quid pro quo che pervade ogni settore della società ugandese.

Pariyo ha illustrato in che modo le misure per il coronavirus abbiano interrotto la strategia su base locale per i diritti umani della sua organizzazione. Prima dell’obbligo di distanziamento sociale, erano soliti coinvolgere direttamente gli educatori e i capi delle comunità per valutare i bisogni delle persone con disabilità e aiutarle ad acquistare attrezzature e assistenza.

Con il distanziamento sociale, non siamo riusciti a raggiungere le persone. La COVID [-19] ha bloccato le risorse. Abbiamo oltre 1.500 pazienti epilettici in 16 strutture sanitarie a cui avremmo dovuto fornire farmaci anti-convulsivi. Tutti parlano di COVID [-19].

Le difficoltà di COMBRID sono inevitabili poiché i Paesi donatori iniziano a spostare i loro fondi alla lotta contro la COVID-19 a livello nazionale. Il governo ha ricevuto generose donazioni da parte di privati e aziende, ma le organizzazioni per i diritti dei disabili continuano a lottare per far sì che i cittadini se ne preoccupino.

Guardando al futuro

Ultimamente, lo stato è il principale responsabile, dal punto di vista giuridico, della tutela e della promozione dei diritti dei disabili.

Ali, l’insegnante ipovedente, ha dichiarato: “Se non possiamo avere dei rappresentanti che siano più attenti alle persone con disabilità, allora continueranno a manifestarsi sempre gli stessi problemi.”

Abenaitwe concorda: “Non ci si può aspettare di essere rappresentati da persone che non capiscono quello che subisce un’altra categoria di soggetti.”

Achana sostiene che mappare i bisogni dei disabili e sensibilizzare l’opinione pubblica sia la chiave per un cambiamento politico, aggiungendo che i funzionari delle forze armate e della polizia hanno una scarsa conoscenza dei problemi delle persone con disabilità.

L’Uganda ha parzialmente rimosso il lockdown all’inizio di giugno, ma le stigmatizzazioni e i pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità continuano. La lotta per l’inclusione si collega alle più ampie questioni sulla tutela sociale in Uganda, come le inique condizioni di lavoro e la disoccupazione giovanile.

 

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