Stimolati dall’emergenza coronavirus il Made in Italy e l’imprenditorialità del nostro Paese hanno portato ad un nuovo e innovativo prodotto. Si tratta di una mascherina certificata e brevettata di nuova concezione, che avrà utilizzi anche in un futuro post COVID. Il tutto con una trasformazione dell’attività dell’azienda. Ne abbiamo parlato con Paolo Colombo, owner di Aryastore.
Come avete reagito al lockdown?
In realtà non abbiamo mai chiuso. Abbiamo realizzato sistemi di protezione per i punti vendita, prima siamo riusciti a certificare una visiera che abbiamo distribuito un po’ tutti e poi ora abbiamo questa mascherina molto particolare. Su un organico di circa 70 dipendenti, siamo attualmente in azienda circa 40-50 persone. La nostra attività principale è l’arredamento per i punti vendita e oggettistica, ma è ovvio che i punti vendita si sono fermati, c’è stato proprio il tracollo di tutti gli ordini e il blocco di tutti i progetti, ma abbiamo iniziato a pensare ad altro. L’idea della mascherina mi è venuta perché ho dovuto dotare tutti quanti di mascherina per lavorare, ma queste non erano certificate e di quelle conformi non se ne rovavano.
Quali sono le caratteristiche di questa mascherina?
Arya è una mascherina con una concezione completamente differente. Quando è scoppiata la pandemia la mia azienda si è fermata, come tante altre e siccome all’interno di un ufficio di progettazione composto circa una ventina di persone avevano deciso di cimentarsi su una mascherina, le abbiamo studiate, analizzate e abbiamo individuato dei possibili punti di miglioramento.
A quel punto cosa è accaduto?
Abbiamo creato una serie di prototipi, circa una decina, che in questi tre mesi hanno consentito di raggiungere poi la forma definitiva di Arya. Abbiamo analizzato i problemi legati ad una mascherina, di solito che è cucita o saldata e contiene una serie di materiali che dovrebbero seguire uno smaltimento differente. Arya è diversa: è una mascherina con dei fili intercambiabili, si mantiene il guscio esterno e si sostituisce a fine giornata il filtro, che ha una dimensione più piccola. C’è una scocca principale in un materiale che conosciamo tutti, quello delle classiche bottiglie dell’acqua che è un prodotto nobile e che ha a un canale di riciclaggio conosciuto e consolidato. Le griglie frontali sono in polipropilene e quindi ancora materiale plastico e il filtro finisce nel classico canale di smaltimento.
Studio dei materiale, ma anche protezione della proprietà?
Assolutamente. La mascherina raccoglie una serie di brevetti, prima di tutto un brevetto d’invenzione perché è una mascherina semplicissima,composta da un guscio leggerissimo da 350 micron, trasparente,che è inscatolato con un secondo guscio ottiene un prodotto dalla grande solidità e una trasparenza spettacolare, quindi è adatto anche, per esempio, delle persone sorde perché potranno vedere, sebbene di lato, il labiale. E’ un prodotto che io definisco come post pandemico, perché la mascherina è sempre stato un prodotto necessario per la vita in tutta, certo oggi ha assunto un altro valore. Ora, diventa un accessorio, c’è anche un aspetto estetico e infatti il guscio esterno può essere colorato e cambiare look durante la giornata. Grazie alla conformazione, si appoggia sul perimetro del viso e nella zona centrale c’ molto spazio per la respirazione, quindi una respirabilità ottima.
Il guscio in plastica è sostenibile?
Abbiamo scelto un A-PET, che è un prodotto riciclabile anche più volte e quindi anche se di plastica, è un prodotto verde. Può essere sanificata in pochi minuti e riutilizzata semplicemente cambiando il filtro.
Ma è anche un prodotto certificato?
Abbiamo passato anche la certificazione e questo era l’ultimo scoglio che ha coronato tre mesi di lavoro e sette chili di peso! E’ stata tutta una corsa tra i laboratori e una serie di cose che comunque sono necessarie per un è un processo difficilissimo, sia in fase di progettazione che in fase anche di certificazione. E’ il prodotto di un team di oltre 30 persone che insieme a me si è prodigato in questa avventura.
E’ stato tutto un passaggio continuo tra i laboratori tra le prove che abbiamo fatto e il design perché la parte strutturale e di tenuta era determinante. C’erano degli aspetti sanitari che per me erano un po’ oscuri e quindi si sono uniti al team dei professionisti che hanno consentito di ottenere un prodotto valido. Per scelta e per cultura ho scelto dei professionisti di altissimo livello sia per quanto riguarda i filtri, scegliendo un fornitore internazionale, sia a livello di laboratorio
che doveva essere certificato. Aver realizzato la visiera sotto questo aspetto è stato di grande aiuto. La certificazione ci ha dato filo da torcere, è stata necessaria molta documentazione, tanto materiale da produrre, ma alla fine la soddisfazione è stata enorme.
Una mascherina per la nuova normalità: quali impieghi prevede?
In futuro, questo è un altro prodotto interessante che potrebbe garantire un ulteriore sicurezza a una serie di professionalità, penso per esempio ai parrucchieri, ai dentisti e via di seguito. Siamo andati anche oltre l’uso della sola mascherina. Infatti, possiamo montare in un secondo una visiera che protegge gli occhi, visto che sappiamo che il COVID-19 può passare anche da quelle mucose. Il vantaggio non sta solo nella praticità del montaggio e nella leggerezza di tutto quanto, ma anche della visibilità, perché la visiera da montare ha superfici piane e non tonde, quindi non modifica la visione e quindi risulta molto pratica.
E come distribuite il prodotto?
Siamo partiti con il nostro sito web, attivando l’eCommerce e poi vedremo come si potrà evolvere