Le caregiver a Mattarella: «Non firmi il decreto Rilancio, crea discriminazioni tra disabili»

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«Il presidente della Repubblica non firmi il Decreto Rilancio: crea discriminazioni tra disabili e viola il principio della parità tra cittadini». 

É l’appello del Comitato Caregiver Familiari “Comma 255”, composto da mamme, papà e familiari  di persone  con disabilità grave. Sotto accusa l’articolo 111 del Decreto in cui si parla di fondi da incrementare e ci si riferisce alla «disabilità gravissima».

Le caregiver a Mattarella: «Non trattateci come cittadini di serie B»

Il testo, scrive Claudia Cecchini, portavoce del comitato delle caregiver,  «presenta aspetti critici sotto il profilo del diritto costituzionale che lo renderebbero motivo di grave discriminazione tra cittadini». Quel termine, «disabilità gravissime, non trova alcun riscontro nella legge fondamentale per la disabilità. La disabilità è disabilità a prescindere e lo Stato ha il dovere di assistenza in pari misura. L’ art. 111 del dl Rilancio infatti con il termine “disabilità gravissima” rischia di aiutare, in questa drammatica congiuntura post pandemia, solo una parte delle persone con disabilità escludendo tutte le altre».

Discriminazioni verrebbero create anche tra i caregiver qualora si decidesse di aiutare solo quelli che si prendono cura dei cosidetti “gravissimi”. «Per dovere di chiarezza – aggiunge Comma 255 –  il termine “disabilità gravissima” venne adottato dal Ministro Giuliano Poletti nel 2016 al solo fine di limitare la platea dei beneficiari nel riparto dei fondi per la non autosufficienza e tanti guai ha prodotto e produce. Sono questi i motivi gravi – conclude Comma 255 – che ci spingono a chiederle di non firmare il decreto-legge Rilancio perché rischia di avallare una discriminazione nei confronti di migliaia di persone con disabilità e delle loro famiglie».

Le caregiver hanno sopportato in questi mesi di lockdown un peso enorme, con le scuole chiuse, l’impossibilità per i bambini di seguire le lezioni online, la sospensione dell’assistenza. E più volte hanno chiesto aiuto, con ripetuti appelli al premier Conte e al presidente della Repubblica, dicendo di essere stati abbandonate in questa emergenza.

 

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