Nacque a Naso (Messina) e ancora ragazzo abbandonò la casa ed entrò nel locale convento di San Basilio per trasferirsi poi al convento di Fragalà, nel comune di Frazzanò. Ebbe come maestri spirituali san Silvestro da Troina e san Lorenzo da Frazzanò, che lo prepararono al sacerdozio. Dopo l’ordinazione volle seguire la sua inclinazione all’eremitaggio e, col permesso dei superiori, si ritirò in una grotta e presto si diffuse la sua fama di santità.
Richiamato al monastero dai suoi superiori, fu eletto abate. In seguito, al ritorno a Naso da un pellegrinaggio in Terra Santa, elargì ai poveri la ricca eredità del padre e si ritirò nella grotta di San Michele. La città era afflitta da un morbo contagioso: i nasitani si rivolsero allora all’abate che li liberò dalla malattia. Morì a 97 anni, il 28 marzo 1236, Venerdì Santo.
Canonizzato nel 1630, a lui sono attribuiti molti miracoli di guarigione. Sono da notare in modo particolare le guarigioni del mal d’orecchi tanto che la stessa “Università di Naso” nella supplica inviata al Pontefice Urbano VIII (che confermò il culto a san Cono) chiese che San Cono venisse dichiarato protettore di questi organi.
San Cono è patrono di Naso (ma anche di San Cono – Catania), che a lui riservano grandi festeggiamenti. Il simulacro di Cono ha un aspetto singolarmente sgradevole (“gli occhi grandi e spaccati, il naso aquilino, le labbra grosse, la faccia… bronzina, larghissima”), tanto da essere divenuto, secondo quanto attestano alcuni proverbi, termine di paragone per la bruttezza delle persone (“Avi ‘a facci ‘i san Conu”).
San Cono è invocato contro i mali degli orecchi e del naso. Anche a questo protettorato è certamente da collegarsi la rappresentazione di tali organi (un naso fra due orecchi) che fu in passato aggiunta allo stemma del paese e che fu dal popolo subito interpretata come un ammonimento del santo ai devoti di “aver buon naso, ascoltare assai e parlar poco”.
Nell’inno a San Cono fra l’altro si canta: “O San Cono ai devoti donasti – le tue grazie ed il sordo sentì, – parlò il muto e d’incanto svanì – il demonio che tu sgominasti…- Innalzandoti al cielo da terra – una grande promessa lasciasti – e d’allora la patria scansasti – dalla peste, la fame, la guerra”.
P. Vincenzo Di Blasio