CATANIA – Essere sordi o sordomuti è una disabilità che spaventa chiunque. La prima grande paura è quella di non riuscire a comunicare col mondo esterno. Oggi cercheremo di sfatare quello falso mito.
Infatti, a supporto dei nuovi strumenti di logopedia, troviamo la lingua italiana dei segni, meglio nota come LIS. Quest’ultima non è una forma abbreviata di italiano, una mimica, un qualche codice o un semplice alfabeto manuale, ma una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali che si è evoluta come tutte le lingue.
Come l’italiano ha anche variazioni in base al luogo dei parlanti, con veri e propri dialetti, rappresentando uno strumento di rappresentazione culturale. La LIS sfrutta il canale visivo-gestuale, integro nelle persone sorde, per veicolare un messaggio.
Un grande falso mito è l’idea che essa sia uguale per tutti. Invece no, infatti, come per le lingue vocali, la lingua dei segni cambia da comunità a comunità. Basti pensare che anche in una stessa lingua cambiano i segni, a esempio per l’inglese vi è negli USA l’American Sign Language (ASL), in Gran Bretagna il British Sign Language (BSL)
Talvolta due lingue se i segni possono assomigliarsi, a esempio per ragioni storiche e non linguistiche, come la Langue des Signes Française e l’American Sign Language.