Estremo insulto – Omaggio alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

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L’immagine principe che accompagna quest’articolo è un semplice acquerello, una tela con pastelli acquerellabili riportante in primo piano un dettaglio anatomico, un prospetto apparentemente banale, in sé e per sé.
E’ un disegno invece che ha un impatto improvviso, forte, diretto, aspro sull’animo di chiunque dotato di un minimo di empatia, non necessariamente di puro amore per l’arte, è sufficiente una punta di sensibilità tale da spingerlo a non affrettarsi subito oltre, ma di soffermarcisi un momento in più, con attenzione
Oserei affermare che è un impatto sconvolgente, dopo poco, ti turba, genera un disagio intimo, innesca una triste considerazione, progressivamente ingravescente man mano che, scorrendo i secondi, l’osservatore ne assume consapevolmente la natura e il significato recondito e manifesto insieme, e allora lo sguardo indugia e non riesce più a staccarsi dalle linee semplici, tenuamente acquerellate, del quadro.
Raffigura una bocca di donna, due labbra ben delineate di colorito appena più scure dello sfondo del viso, un volto chiaramente femminile, neanche tracciato in alcun lineamento, e che, però l’abilità dell’artista rende evidente, subito del tutto riconoscibile nell’immaginario dell’osservatore.
A ciascuno ricorda una donna, a molti una donna precisa.
Chi guarda intuisce da subito, inconsapevolmente o meno, che è certamente il volto di una donna, delicata e precisa nei tratti di adulta, di età indefinibile e a tutte attribuibile, perché è il ritratto intelligente non di una ma di tutte le donne, una donna qualsiasi nel pieno, normale e mirabile che sia, dello scorrere della quotidianità della sua esistenza.
Una bocca di donna, due labbra tirate con una piega su una chiostra di denti bianchissimi, dai molteplici significati artistici.
Un’immagine intensa, quanto mai esplicativa, che realizza in pieno quanto si desidera ricordare nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Si tratta di un quadro estremo nella sua semplicità, ma che emana contemporaneamente un’aura cristallina, purezza, candore, innocenza e insieme è capace di evocare qualcosa di sordido, di folle, un’essenza brutale, aliena all’umanità, perfettamente percepibile con brividi inconsulti.
Una sensazione che oscilla tra quella di una piuma che ti accarezza il cuore e l’esternazione manifesta di un dolore e di una paura primordiale, antica e sempre nuova, della donna nei confronti dell’animale uomo, allorché appunto retrocede allo stato di bestia non più sapiens.
Sembra nella sua bellezza il disegno di una bambina, una bambina dolce, ingenua, immersa in una atmosfera magica, che d’improvviso si trasforma in un incubo agghiacciante.
Un quadro estremo nella sua essenzialità, che non potrebbe rendere meglio l’estremo insulto che ancora oggi molti, troppi, un numero impossibile di uomini porta alle donne, a tutte le donne, di tutte le età, in tutte le parti del mondo.
La giovane, bravissima autrice dell’opera si chiama Laura Santoro, è un’artista sorda, napoletana di nascita e milanese di adozione: v’invito a visitare la sua pagina Facebook, https://www.facebook.com/artistalasa/, non avrete da pentirvene.
Il suo quadro in questione dice più di mille parole a proposito della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: raffigura con semplice nitidezza le labbra di una donna violata, dischiuse leggermente in qualcosa a metà strada tra un sorriso interrotto e una smorfia, un gemito e un grido strozzato.
Dicono tutto queste labbra, parlano.
Raccontano una storia iniziale di baci, a questo solo dovrebbero servire le labbra di una donna innamorata. Al principio di qualsiasi storia d’amore le labbra rispondono solo dischiudendosi appena sfiorate, con timidezza e pudore insieme. Poi per fiducia acquisita le labbra si uniscono all’amato staccandosi solo per sorridere e poi riprendere nello scorrere di parole, promesse, progetti e tutto quanto una bocca innamorata può rivolgere alla persona che ama, chiunque essa sia, l’amore non ha genere, si sa, non può averne, travalica ogni stupida e umana convenzione.
Le labbra disegnano sorrisi e con fiducia e balenio di luce dei denti bianchissimi, cantano un amore ritenuto tale.
Ringraziano per la speranza, il rifugio, la protezione, offerte dall’amore presunto, che è invece, come si rivelerà ben presto, violenza e orrore generato da grettezza, incapacità, inadeguatezza da subito dissimulata.
D’improvviso, calano le tenebre.
Il più delle volte mai davvero all’improvviso, o a ciel sereno. Sempre le nuvole nerissime che si addensano sull’orizzonte delle vittime sono precedute da piovaschi, seguono poi fulmini e tuoni.
E uragani, tornado, cataclismi distruttivi, senza logica, senza spiegazione, un bieco senso di possesso e di prevaricazione fisica e morale, a celare la propria inutilità di essere.
Così, i baci si tramutano in altro, così le labbra si dispongono prima a vergare una “O” circolare di stupore, di meraviglia, di attonita sorpresa prima ancora di dolore.
Poi anche un sorriso, le labbra disegnate da Laura Santoro ci dicono chiaramente anche di un sorriso dipinto come un estremo tentativo di dissimulare, fingere che sia tutto uno scherzo, magari un gioco, un pò pesante, irripetibile. Invece no: di estremo, c’è solo l’insulto.
Poi le labbra tra i denti, a soffocare il gemito. Il dolore. L’umiliazione. La sopraffazione.
Con poche pennellate, Laura Santoro ci dice tutto quanto riportato, e anche di più, con efficacia, chiarezza espositiva, incisività di significati, e ci induce alla riflessione.
Sembra un quadro animato, che sviluppa una storia completa in pochi fotogrammi, un quadro che parla. Che articola. Si possono leggere le parole, le urla, il pianto.
Senza che sia nemmeno necessaria una padronanza della labiolettura.
E ci riesce magistralmente la nostra pittrice perché Laura Santoro, prima di essere un’artista, è una donna.
A lei, a tutte le donne, oggi porgiamo il nostro omaggio.

Fonte: https://www.facebook.com/artistalasa/

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