Abusi al Provolo in Argentina, chiesti 45 anni di carcere per don Corradi

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Ieri, 12 novembre, è stato il giorno dell’accusa nel processo sui presunti abusi sessuali avvenuti all’istituto Provolo di Lujan de Cuyo, in Argentina. Cominciato questa estate, interrotto e poi ripresoil procedimento vede tra gli imputati anche un sacerdote veronese, l’83enne Nicola Corradi, accusato insieme ad un altro religioso, Horacio Corbacho, e all’ex giardiniere dell’istituto Armando Gomez. Su di loro pendono 28 accuse per abusi sessuali e corruzione di minori.Come riportato dal sito argentino Mdz, il procuratore Alejandro Iturbide ha chiesto per i due sacerdoti la pena di 45 anni di reclusione, mentre per Gomez un condanna a 22 anni e 6 mesi.

La seduta di ieri è stata interrotta per consentire di soccorrere Nicola Corradi. L’anziano veronese, già sottoposto agli arresti domiciliari, si è sentito male e per lui è stato necessario il trasporto in ospedale.

Il processo continuerà con la fine della trattazione da parte dell’accusa, poi sarà la volta del legale che difende i tre imputati. In seguito, i giudici si possono prendere dei giorni per raggiungere una sentenza.

E dall’Argentina, il caso di don Corradi potrebbe essere portato in Italia, attraverso la onlus Rete L’Abuso, la quale due anni fa aveva presentato tre fascicoli sul caso argentino alla Procura della Repubblica di Verona. Secondo l’associazione, infatti, furono abusati anche alcuni minori affidati all’istituto Provolo di Verona, sede centrale e responsabile giuridico della Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti.

 

Come ci aspettavamo e come avevamo chiesto di accertare già nel primo dei tre fascicoli depositati, la procura archiviò la sola posizione del vescovo di Verona Giuseppe Zenti, attribuendone però la responsabilità alla Compagnia di Maria, ravvisando che questa era al corrente delle tendenze pedofile del prete, già nel gennaio del 1970 – scrive la Rete L’Abuso -. Purtroppo in tutti questi anni, gli ex allievi dell’istituto non hanno mai depositato una sola denuncia alla procura, trovandosi così oggi prescritti. La cosa invece potrebbe essere diversa per quelle depositate nel 2017, in quanto i reati accertati in Argentina sono recenti e non ancora prescritti. Nei tre fascicoli che la Rete ha depositato a Verona, si accusavano le gerarchie di aver violato il 2 comma dell’articolo 40 del codice penale che recita “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di evitare, equivale a cagionarlo”. Ovvero, la Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti, sarebbe responsabile non tanto della condotta di don Corradi, ma del fatto, che pur sapendo delle sue tendenze pedofile, questa non si sia mossa per evitare che il Corradi ne commettesse altre.

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