Si è sempre dichiarato innocente, ma ora sta per chiedere la revisione del processo sulla base di indagini condotte con nuove tecnologie. Si tratta di Gianfranco Cherubini, condannato all’ergastolo per l’omicidio della giovane moglie sordomuta, Maria Pina Sedda, uccisa a martellate e chiusa nella cantina di casa, a Nuoro, nel 2002.
Colpo di scena nel caso di Maria Pina Sedda, la giovane donna sordomuta uccisa nel 2002 nella cantina di casa sua, a Nuoro. La difesa di suo marito, Gianfranco Cherubini, in carcere con la pesante accusa di aver ucciso la moglie a martellate, sta preparando la richiesta di revisione del processo sulla base di nuove indagini con metodologie non disponibili all’epoca.
I fatti risalgono a 17anni fa, il 23 luglio 2002 quando la giovane Maria Pina Sedda, madre di una bimba di pochi mesi e impiegata all’Ufficio del Registro, scompare nel nulla. A vederla per l’ultima volta nel loro appartamento di via Fiume, è proprio il marito, Gianfranco Cherubini, che, secondo la sua versione dei fatti, lascia la sua abitazione alle 7 del mattino, per andare a lavorare. Già alle 10 del mattino scatta l’allarme per il mancato arrivo di Maria Pina, che in genere timbrava puntualissima il cartellino, nel suo ufficio. I genitori, peraltro, che a causa dell’handicap della ragazza sono sempre molto apprensivi e protettivi,danno immediatamente l’allarme tanto che già in mattinata amici e parenti si danno da fare per cercarla. A trovarla, poche ore dopo, sarà suo marito Gianfranco, quando, aperta con le chiavi la porta della cantina, si imbatterà nel corpo senza vita della moglie, riversa sul pavimento nel suo sangue con il cranio sfondato.
Gli esiti dell’autopsia chiariscono subito due cose: la prima è che Maria Pina è morta quella stessa mattina, alle 8: 30; la seconda, che è stata ammazzata. A sferrare il colpo un martello, forse una mazzetta, che l’avrebbe sorpresa alle spalle, complice, purtroppo, lo stato di isolamento in cui la sordità la confinava. Il caso resta aperto per un anno a carico di ignoti. Tra i primi sospettati, c’è, per vicinanza, suo marito Gianfranco Cherubini, che tuttavia per quella mattina ha un alibi, o meglio, tutti i suoi spostamenti dichiarati sono confermati. A nutrire forti sospetti su di lui, sono più di tutti, i familiari di Maria Pina. Convinti che la ragazza intendesse lasciarlo per i frequenti litigi e che lui non volesse permetterlo per questioni economiche, i Sedda decidono di vederci chiaro.
È proprio una zia di Maria Pina, lei stessa residente nel condominio di via Fiume, a ottenere una rivelazione scottante da una testimone. Si tratta dell’addetta alle pulizia del palazzo. La donna rivela di aver avvistato, insieme a sua figlia, il Cherubini alla guida della sua auto in un orario diverso da quello dichiarato, mentre si allontanava velocemente. Al suo fianco, sul sedile del passeggero, un altro uomo. Le stesse donne avevano udito, mentre passavano davanti alla porta della cantina, stranamente aperta, dei rantoli e dei lamenti intorno, alle ore 10 del mattino. A quell’ora, secondo l’autopsia Maria Pina sarebbe stata già morta, tuttavia prima la donna e poi gli inquirenti credono alla testimonianza delle due donne. Poco più di un anno dopo i fatti Cherubini viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario, premeditato.
Nonostante tutti gli elementi a suo carico siano indiziari, l’uomo viene condannato all’ergastolo. A pesare sono, peraltro, alcuni sms minatori partiti da una sim intestata all’imputato e letti dalla corte come un tentativo di far credere, come tentativo di depistaggio preliminare, che Maria Pina avesse uno stalker. Dopo sedici anni di carcere, oggi il team di tecnici guidato dal suo avvocato penalista, il Sorrentino Luigi Alfano, si appresta a chiedere la revisione del processo sulla base di nuove indagini. Cherubino si è sempre dichiarato innocente: “Amavo solo mia moglie e mia figlia: oggi non ho né l’una né l’altra” ha detto nell’intervista televisiva a Storie Maledette, davanti a Franca Leosini
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