Google Assistant accessibile anche a chi non parla

0
956 Numero visite

Assistante Google accessibile anche ai muti? Proprio così. È questo l’ambiziosissimo progetto di Lorenzo Caggioni, che sta lavorando per ampliare le possibilità d’utilizzo di Google Home per le persone che non sono in grado di parlare, come il fratellino Giovanni.

Assistenti vocali come Assistente Google o Amazon Alexa svolgono compiti apparentemente semplici e che rendono la vita più facile a tutti noi, ma per le persone come Giovanni Caggioni (fratello minore di Lorenzo) – affetto da sindrome di Down e cataratta congenita (condizioni che lo rendono praticamente cieco e incapace di parlare) – questi strumenti sono inaccessibili. Sì, perché il 21enne Giovanni non può ovviamente attivare Google Assistant come tutti gli altri utenti con la frase “Hey Google” e utilizzare le numerose funzioni dell’assistente vocale.

E così il fratellone Lorenzo, un ingegnere informatico di Google Italia, si è proposto di risolvere questa “lacuna” con Project Diva, una tecnologia che promette di attivare i comandi di Assistente Google senza utilizzare la voce. Nel concreto, si tratta di un pulsante, posizionato su una scatoletta, che permette di collegarsi a Google Home come se quest’ultimo stesse rispondendo a degli input testuali o vocali.

Project Diva è uno dei tre nuovi progetti presentati da Google al Google I/O 2019 la scorsa settimana, in vista della giornata mondiale di sensibilizzazione sull’accessibilità. Sempre lo stesso anno all’I/O 2018, il colosso di Mountain View presentò l’app Google Lookout che aiuta gli ipovedenti e non vedenti fornendo indizi verbali su oggetti, testi e persone che li circondano.

Per sviluppare la tecnologia di Project Diva, Lorenzo si è ispirato all’approccio che ha sempre avuto la madre nel crescere il fratellino Giovanni, ha dichiarato Lorenzo ai microfoni di CNET.

Mia madre – spiega Lorenzo – ha sempre fatto in modo che Giovanni avesse accesso ai gadget e alla tecnologia che tutto i resto della famiglia e tutti i suoi amici utilizzavano per ascoltare musica o per divertirsi con i cartoni animati

Erano diverse le sfide da considerare per realizzare un dispositivo in grado di aiutare Giovanni nell’utilizzare Google Assistant: il ragazzo ha limiti comunicativi, conosce solo alcuni segni base della lingua dei segni e inoltre ha anche diverse limitazioni motorie che non gli permettono, ad esempio, di manipolare uno smartphone o un tablet. A causa delle sue disabilità cognitive, Giovanni non è in grado di navigare su interfacce utente troppo complicate.

Di recente Giovanni ha lavorato con terapisti per imparare a utilizzare un dispositivo di comunicazione con grandi pulsanti che si collegano ad un dispositivo e riproducono una risposta vocale pre-registrata. Questi pulsanti, che utilizzano un modo alternativo di comunicare per sostituire il parlato e il testo scritto, possono funzionare come un semplice interruttore on/off ma, se concatenati, possono gestire richieste più complesse.

Così Lorenzo ha deciso di creare un device di collegamento che consentisse a Giovanni di utilizzare questi pulsanti – con cui ha familiarità – per accedere a Google Home. Il team di bigG ha quindi realizzato una piccola scatola con pulsante che, se schiacciato in maniera corretta, può comunicare con Google Home come se quest’ultimo fosse interrogato tramite input vocali o testuali. Ora, semplicemente toccando quel pulsante, Giovanni può ascoltare musica o guardare un film.

Molte persone che non sono in grado di parlare utilizzano già dispositivi AAC per premere un pulsante o un’icona su un tablet, o qualche altro device appositamente progettato per riprodurre comandi vocali pre-programmati per gli assistenti digitali. Ma la soluzione di Lorenzo bypassa la necessità di adottare dispositivi separati per generare un comando vocale.

 

https://www.webnews.it

L'informazione completa