Pedofilia, l’Argentina chiede l’estradizione di un prete del Provolo di Verona

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VERONA «Obbligati a subire anni di violenze e sopraffazioni». Bambini e ragazzi sordomuti «costretti a sopportare abusi e vessazioni senza potersi opporre né difendere».

Le forze di polizia dell’Argentina escono dall’ìstituto Provolo

A distanza di due anni e mezzo dall’arresto del sacerdote veronese Nicola Corradi (tuttora ristretto ai domiciliari a Mendoza in attesa del processo), in Argentina lo scandalo per le presunte violenze commesse nelle succursali sudamericane dell’Istituto Provolo per sordomuti (la cui sede è a Verona) si estende a un secondo religioso. Nelle scorse ore, infatti, dalla procura di La Plata è scattato un ordine di carcerazione internazionale per don Eliseo Josè Primati. Quest’ultimo, al momento, si troverebbe in una casa di cura della provincia di Verona e, in comune con don Corradi, ha l’età (entrambi 83enni) e soprattutto le pesantissime accuse che gli contesta la magistratura d’oltreoceano: abusi e atti sessuali, stupro, corruzione di minori ai danni di alunni sordomuti dell’Istituto Provolo di La Plata, dove don Primati ha operato per anni prima di rientrare in tempi recenti nella casa madre del Provolo in terra scaligera. Adesso, invece, don Eliseo sarebbe ricoverato presso una struttura di cura veronese per motivi d’età e di salute: i gravissimi crimini di cui, secondo l’accusa, si sarebbe reso responsabile a La Plata, hanno comunque indotto la magistratura argentina a chiederne oltre all’arresto anche l’estradizione dall’Italia. Un caso che rischia di diventare internazionale.

La testimonianza

«Quel prete mi ha violentato. Per colpa di don Eliseo ho vissuto anni di abusi e vergogna, costretto per lungo tempo a sopportare senza poter reagire». Daniel Sgardelis ha 43 anni, è nato e vive a Tartagal, Salta, in Argentina. Ma la sua infanzia e l’adolescenza li ha trascorsi nella città sudamericana di La Plata,a studiare e vivere all’Antonio Provolo Institute. «La mia vita è stata rovinata da tutto questo, era come un buco nero. Ho sofferto troppo e mi sono quasi ucciso. State facendo giustizia per gli abusi commessi dai preti dell’Istituto Provolo sui ragazzi sordomuti nella sede di Lujan de Cuyo, a Mendoza (dove esercitava don Corradi, ndr), ma ora vogliamo la verità anche per i crimini avvenuti nella sede di La Plata. Conosco persone che si sono suicidate per tutto quello che è successo». Ed è stato così che, a partire dalle denunce di Sgardelis e di «decine di altri ex allievi», il procuratore di La Plata Cecilia Cordfield, specializzata in reati a sfondo sessuale, ha deciso di aprire in Argentina una seconda inchiesta sulle presunte violenze commesse ai danni di bambini e adolescenti sordomuti da personale religioso e civile delle sedi locali del Provolo. Erano quasi due anni che, nel riserbo più totale, gli inquirenti di La Plata indagavano, raccoglievano denunce e testimonianze, cercavano riscontri. Una seconda inchiesta che, negli ultimi giorni, è giunta alla svolta: il procuratore Corfield ha chiesto la carcerazione di don Primati e il «giudice delle garanzie» (l’equivalente argentino del nostro gip, giudice per le indagini preliminari) Silver Jorge Moya Panisello ha firmato l’ordine di arresto internazionale due notti fa, tra martedì e mercoledì. Stando alla procura di La Plata, al momento ammonterebbero a undici le vittime di abusi sessuali nella locale sede del Provolo che chiamano in causa don Eliseo. Violenze che, stando all’accusa, l’anziano religioso avrebbe commesso tra il 1982 e il 2002, prima di far ritorno in Italia

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