Ci sono molti modi di ascoltare la città. Di sentirne la storia, la vita. Il passato. E per questo immaginarne un futuro possibile. Così accade che 350 studenti di Parma, Capitale italiana della Cultura 2020, abbiano deciso di farla parlare, la loro città. Sì, dar voce alle statue, abitanti silenziosi. E dunque sentire Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Verdi o il Correggio o Ercole e Anteo. Un modo per mescolare tecnologia e umanesimo.
Curiosità e facilità di accesso. «Salve, sono Giuseppe Verdi…!» . Inizia così la telefonata. Perché la scelta è proprio quella che può facilitare l’accesso, basta avvicinarsi a una delle 16 statue «coinvolte» nell’itinerario, telefonargli e ascoltare la voce del protagonista. E qui arriva la seconda intuizione di chi ha ideato e curato l’iniziativa, Paola Greci: coinvolgere attori, scrittori interpreti. Arturo Toscanini è Franco Nero, Lino Guanciale è il Partigiano che si trova in piazzale della Pace. Elisabetta Pozzi è la voce di Arianna al Parco Ducale, Elio Germano è Filippo Corridoni in Oltretorrente. Sembra di sentirlo il coro delle voci.
Un progetto comunitario, che ha coinvolto gli allievi delle scuole superiori di Parma e della provincia, dall’istituto tecnico «Leonardo da Vinci» al liceo «Toschi», al Fai, Fondo ambiente italiano. Sono loro, i ragazzi, sotto la guida di un comitato scientifico, ad aver elaborato i dialoghi, i testi delle statue parlanti. Su un gran tabellone le frasi possibili dei dialoghi, le correzioni a mano, le stringhe di testo via computer. Una macchina organizzativa non proprio semplice. «È un viaggio nel tempo, accessibile a tutti e fatto dagli adolescenti per gli adolescenti. Ma non è pensato solo per loro. Un modo per ridare vita ad alcune piazze della città», spiega Paola Greci, presidente dell’associazione no profit Echo (Education Culture Human Oxygen)
A pensarci bene è stato un modo per connettere gli studenti con la storia che li circondava e condividerla con i passanti, ai quali basterà comporre il numero di telefono presente sul totem presso le statue oppure scansionare il codice QR, o anche attraverso una app, per ascoltare «la voce» di Vittorio Bottego, di Padre Lino, Enzo «Mat» Sicuri. Perché non c’è solo la traccia dei personaggi della grande storia, ma anche la storia più vicina a Parma.
L’idea è di organizzare concerti, visite guidate tematiche. Perché non darsi appuntamento alla statua che parla? E un’attenzione particolare è dedicata all’accessibilità, non solo telefono, app e QR code, ma anche la videochiamata in Lis, la lingua dei segni italiana e la targa in braille. Perché se c’è una cosa che deve essere inclusiva, questa è la cultura. Si parte il 18 maggio. E poi perché non immaginare che le statue parlanti possano ispirare anche altre città?
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