Roma – Un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale che rischia di chiudere. È questo il destino in bilico dell’Istituto statale per sordi di Roma il primo in Italia ad ospitare nel 1784 una scuola pubblica per non udenti. L’ultima ancora attiva nel nostro Paese dopo la chiusura di quelle di Milano e di Palermo.
Si tratta di un centro specializzato di grande professionalità e prestigio in cui si insegna la Lis la lingua italiana dei segni e che ha una delle biblioteche più fornite d’Europa. Da anni è in una specie di limbo. In attesa di una soluzione che non arriva: l’applicazione della legge Bassanini che risale al 1997, grazie alla quale l’istituto dovrebbe avere la qualifica di “atipico” e beneficiare di risorse economiche destinate, in base a un altro provvedimento del 2000, proprio a questo genere di strutture. Risorse finora fantasma che potrebbero essere utilizzate per dare una boccata d’ossigeno alla struttura e per pagare gli stipendi di quanti ci lavorano, 21 operatori, 10 dei quali sono sordi.
“Si chiude, mancano i fondi”
Per questo Ivano Spano, dal 2006 commissario straordinario dell’Iss di via Nomentana, ha lanciato l’ennesimo Sos rivolgendosi a chi sembrerebbe proprio non voler sentire pur potendolo fare. Non è la prima volta che si fanno appelli di questo genere. Anche negli anni passati il Miur era stato chiamato in causa per risolvere la situazione. «Fra due mesi si chiude, stop a tutte le attività» ha annunciato. E non è solo una provocazione. I fondi per andare avanti scarseggiano davvero, da anni si è in autogestione. I fondi dello Stato non ci sono perché la scuola è considerata privata pur essendo sotto il controllo del Ministero dell’istruzione, università e ricerca.
Istituto statale ma non dello Stato
Tutta colpa del regolamento di riordino approvato nel 2003 che non ha mai trovato il suo completamento. In poche parole lo storico Istituto per sordi per essere davvero statale come il suo nome recita dovrebbe essere convertito in «ente finalizzato al supporto delle istituzioni scolastiche autonome», cosa finora mai avvenuta. A rischio anche il futuro della scuola materna, elementare e media Magarotto che dalla fine degli anni 80 si trova all’interno del centro e che mostra diversi segni di degrado, fra spazi abbandonati e non utilizzati. Anche per queste aule le spese di manutenzione ricadrebbero sull’istituto che fa di tutto per riuscire a sopravvivere. Ma non sa per quanto potrà continuare a farlo senza il contributo dello Stato.
La storia
«Nel 1700 Padre Tommaso Silvestri andò a Parigi per «imparare l’arte di istruire i sordomuti» dal celebre Abate l’Epee e, quando tornò, aprì una scuola con otto alunni presso l’abitazione dell’avvocato Di Pietro che aveva finanziato il viaggio -si legge sul sito dell’Istituto-. In seguito diventò una vera e propria scuola, che cambiò sede più volte e fu finanziata dallo Stato Pontificio. Dopo l’Unità d’Italia passò sotto la giurisdizione del Ministero della Pubblica Istruzione e diventò insieme a quello di Milano e Palermo, uno dei tre istituti statali per sordi, con il nome di Regio Istituto dei sordomuti».
«Oggi -continua la presentazione- l’Istituto è in attesa di emanazione del “Regolamento di riordino” che lo trasformerebbe in Ente Nazionale di supporto all’integrazione dei sordi (L. n°95/2006) , Ente dotato di personalità giuridica e di autonomia amministrativa, sottoposto alla vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione, con la possibilità di una sua articolazione in Centri regionali, interregionali o territoriali, grazie all’art. 21, c.10 della L.15/3/97 n.59 concernente la riforma delle scuole e degli istituti atipici. La prospettiva in cui si muove è quella di offrire documentazione, consulenza e aggiornamento sulla sordità senza pregiudizi ideologici, rispetto ai tre filoni educativi presenti in Italia (metodo oralista, bimodale, educazione bilingue)». Sempre che qualcuno li ascolti.
mosello
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