Il modello e attore Armando Conte, nonostante la sua diversa abilità, sta conquistando passerelle e set cinematografici nazionali. Oltre, aver vinto il premio di Mister Deaf Eleganza Euroweb tv 2018″ ,è stato uno dei protagonisti nei film “Riscatto d’onore” della regista romana Giovanna D’Urso e “La metamorfosi della camorra” diretto da Michele Gucci Cucciniello, dando così prova di una grande determinazione nel voler proseguire la sua formazione nel mondo dello spettacolo e dell’arte in generale. Ma, questa volta, non staremo qui a raccontare e né tanto meno ad elencare premi e riconoscimenti del giovane andriese, che indubbiamente rappresentano il segno tangibile, di un tentato abbattimento delle barriere della disabilità e di quei muri che sembrano allontanarci gli uni dagli altri.
Una volta chiuso il sipario e spente le luci della ribalta, mi sono chiesta: “Cosa si cela, in realtà, dietro lo sguardo del bello e bravo attore Conte e soprattutto, come vive la sua sordità?”
In un mondo, in cui si concede spazio e forse fin troppo, solo a onorificenze e titoli acquisiti e meno al percorso che ciascuno di noi ha svolto per poi appropriarsene, penso che dovremmo soffermarci più su quest’ultimo aspetto, dal momento che da qui deriva la vera formazione di una persona, soprattutto se si trattano, di quelle persone che spesso vengono definite “diverse”, perché disabili. In realtà, sono ragazzi speciali che hanno avuto la forza e il coraggio di tracciare una propria strada, a tal punto da diventare così forti e combattivi, da stravolgere in positivo la propria esistenza.
Questo è ciò che è successo al giovane Armando, quello che viene definito “diverso” perché sordo. Ha dovuto, come tanti altri, superare gli steccati dei pregiudizi e conquistare a gran fatica, i suoi sogni: “Ogni giorno, dovevo far i conti con gli sguardi e giudizi di molti” – spiega Armando – “quindi, quello che vi voglio raccontare, non è una favola. Ho avuto molti momenti bui e di grande sconforto, come, quando mi sono accorto che alcuni miei “amici” mi stavano accanto, solo per servirsi della mia auto, o comunque sfruttandomi, per i loro secondi fini. Per non parlare, poi, dei tanti no ricevuti, non appena mi sono affacciato nel mondo del lavoro. Ho difficoltà, a trovar lavoro e non mi sento pienamente realizzato eppure dovrei avere maggiori tutele e invece rappresento una zavorra per molti datori di lavoro. Viviamo in una società, strutturata solo per persone che odono e parlano bene, senza prestare alcuna attenzione al sordo. La disabilità continua, purtroppo, ad essere inchiodata a stereotipi e luoghi comuni”.
Qual è stato il tuo momento più critico?
“Il momento più critico, è stato, quando ho saputo del licenziamento di mio padre. In quel caso, ho preferito e senza pensarci due volte, vendere la mia auto, per sostenere seppure in minima parte la mia famiglia e tutt’ora continuo a farlo, offrendo loro una parte della mia pensione. E’ stata una grande sofferenza per me e l’ho tenuto dentro, senza esternarla e se lo facevo, lo facevo di nascosto, sfogandomi in un pianto. Ho sempre mostrato e regalato ai miei genitori, sorrisi, senza far trasparire nulla. Ma, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto; prima o poi, verrai ripagato per le buone azioni che svolgi. Infatti, a distanza di un anno, mi è stata regalata l’auto dei miei sogni. La desideravo da tempo!!”
Come vivi la tua disabilità?
“Ho imparato ad accettarmi, perché ho capito che la disabilità è parte di me, anzi è diventata la mia forza e chi non accetto, sono proprio quelle persone che mi fanno sentire diverso, sbagliato o che cercano di ferirmi. Tutto questo, l’ho compreso, grazie a mia madre che ha dovuto lottare contro le discriminazioni che ho subito fin da piccolo, a partire proprio dalla scuola. Frequentavo il primo anno di scuola elementare e mi è stato negato un’insegnate di sostegno e questo anche durante gli anni della scuola materna. Altri bambini con altre problematiche, erano supportati da una maestra di sostegno. Io no, perché sordo. Mia madre, a questo punto, ha sentito la necessità di scrivere una lettera a Raffaele Fitto, allora Presidente della Regione che fin da subito ha provveduto, affinché anche io avessi il supporto di una maestra e quindi garantendomi, una piena integrazione con la classe”.
Qual è il tuo rapporto con la fede e la religione?
“Sono molto devoto. Credo fermamente in Gesù. Seguo spesso i suoi insegnamenti, come ad esempio che quando è più grande la sofferenza di una persona, più grande sarà la sua gioia, questo mi incoraggia molto. Non partecipo molto alle iniziative cattoliche però penso, che la miglior preghiera consista nell’aiutare concretamente le persone. Non esiste povertà peggiore che non avere amore da dare!!”
Pensi che rispetto a prima, oggi, nella nostra società, ci siano meno discriminazioni?
“Si, qualche passo in avanti l’abbiamo fatto e questo grazie al fatto che se ne parli di più e grazie anche, a iniziative e associazioni che si stanno impegnando per la difesa dei diritti delle persone disabili. Ovviamente la strada è ancora lunga, ma sono abbastanza fiducioso.
Da poco sei nel mondo dello spettacolo, concretizzando così una parte dei tuoi sogni e dando prova della tua caparbietà. Come ti approcci a questa nuova realtà?
“E’ importante collaborare con persone che non ti reputano diverso, è che ti fanno sentire parte del mondo. Io ho avuto la fortuna di conoscerle. Per me il cinema e l’arte, sono veicoli importanti per trasmettere messaggi solidali o nuove proposte di valori. Sono indispensabili per smuovere un po’ le coscienze di tutti noi; come ad esempio considerare la disabilità, una fonte di ricchezza, non un limite e spingere, al tempo stesso, le persone che vivono lo stesso mio problema, a non arrendersi. Bisogna credere in sé stessi, essere padroni della propria vita, solo così, si possono raggiungere i propri sogni”.
Con quale messaggio vorresti concludere l’intervista?
“Non è facile per me combattere contro l’ignoranza della gente, visto che continuano a considerare “diverse”, le persone che presentano disabilità fisiche. Io penso che la “diversità” sia un termine che appartenga a tutti, nessuno escluso, è la base di un essere umano. Ognuno ha una propria particolarità che lo rende diverso, senza di essa non esisterebbe l’individualità e né tanto meno l’originalità e forse la vita stessa, sarebbe risultata completamente priva di senso”.
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