Ester Tornavacca conosce a menadito i rischi che corre chi ha gravi problemi di vista quando varca la soglia di un museo. «Il primo – racconta – è di avere a che fare con una guida come è stato mio padre per me quando ero piccola: una persona premurosa al punto da descrivere nel minimo dettaglio ogni opera esposta, col risultato che io mi annoiavo da morire. Il secondo è di vedersi proporre una visita alternativa, diversa dal percorso tradizionale seguito dagli altri, sentendosi messi da parte.
Noi vorremmo essere soltanto trattati come chiunque altro». Insegnamenti di vita che Ester, 41 anni, ipovedente grave dalla nascita, sta cercando di mettere in pratica nella sua seconda vita. Era una matematica. Un’esperta di dati, impiegata di Reale Mutua, nella sede centrale di Torino. Da quattro anni si dedica a tempo pieno al Museo storico della compagnia di assicurazioni torinese attiva fin dal 1828: uno spazio che, dal 2007, racconta l’evoluzione dell’azienda e, assieme, quella di Torino e dell’Italia e che oggi è diventato completamente accessibile sotto molti punti di vista.
«Per noi, il concetto va inteso in senso ampio. Per esempio, puntiamo a garantire la massima accessibilità economica, tant’è che il museo è da sempre gratuito, compresa la visita guidata. L’accessibilità ai diversamente abili è l’altro grande aspetto. Abbiamo completato una lunga serie di interventi per raggiungere l’obiettivo. Gli spazi sono sempre stati percorribili anche dalle carrozzine. Ora abbiamo preso qualche accorgimento in più per chi ha altre disabilità, per non dover creare percorsi differenziati, a meno che non lo chieda il visitatore stesso. In questo, ho sfruttato la mia esperienza diretta unita ai suggerimenti di tanti colleghi ed ex colleghi di Reale Mutua con disabilità. Vogliamo creare visite su misura per tutti»
Gli adesivi con QR code
Ester lo racconta mentre si muove nella penombra della prima sala. La dominano le colonne di pietra, che sorreggono gli eleganti archi del soffitto, mentre ad accogliere i visitatori c’è il quadro di Giuseppe Giulio Lorenzo Henry, il primo direttore generale di Reale Mutua. Da poco sono stati affissi gli adesivi con il QR code. I visitatori non udenti, inquadrandoli con il cellulare, vengono rimandati alla spiegazione video delle principali curiosità in lingua dei segni. È così in tutte le sale del museo, visitato, finora, da oltre 15mila persone di ogni età. Per ipovedenti e ciechi ci sono altri accorgimenti. Le guide si muovono per fare intuire la grandezza della stanza, invitano i visitatori a sentire le colonne e le parti di pavimenti di materiale diverso e, ancora, provano a fare toccare loro ciò che non possono vedere.
«Abbiamo il logo storico di Reale Mutua realizzato in 2D e alcuni documenti di carta di diverse epoche. C’è la scatola d’archivio nella quale venivano conservate le polizze e una copia in miniatura, realizzata con la stampante 3D, delle lampade adottate per gli uffici dell’attuale sede di via Corte d’Appello, inaugurata nei primi anni Trenta: erano studiate per mandare il fascio di luce verso l’alto e non disturbare la vista degli impiegati. Già allora si prestava attenzione a certi particolari», racconta Silvana Della Penna, la curatrice del Museo storico di Reale Mutua, mentre mostra gli oggetti spostandosi tra stanze e corridoi. Anche stamattina, come quasi tutte le giornate in cui il museo è aperto, attende una classe in visita. E il tema dell’accessibilità torna.
Pet-friendly
«Sempre più bambini e ragazzi hanno bisogni speciali oppure disabilità cognitive. In questo caso, ci affidiamo ai suggerimenti degli insegnanti. Nel voler cercare di essere inclusivi non vorremmo rischiare di sbagliare e ottenere l’effetto opposto», raccontano le due anime del museo. Che è accessibile agli stranieri grazie alle spiegazioni e ai filmati doppiati in inglese. E da qualche settimana è anche pet-friendly. «Ormai i quattrozampe sono diventati parte della famiglia. Come potremmo lasciarli fuori?».