Se la musica è “Magica”, una ragazza autistica (e sorda) dirige l’orchestra

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ROMA – “Un certo successo ce lo aspettavamo, ma 5,5 milioni di visualizzazioni mi pare un numero enorme. E poi il pubblico ci ha capito dopo le prime tre note: questo ci fa credere di più in noi stessi e in quello che stiamo facendo”: Piero Lombardi, docente di musica, arrangiatore e direttore dell’orchestra Magica Musica, sta imparando piano piano a gestire il gran numero di richieste che riceve da quando, sabato scorso, è stata trasmessa la prima puntata del talent show “Tu si que vales”, in cui i suoi 28 musicisti – “tutti con disabilità serie”, ci tiene a precisare – con la loro esecuzione di Albachiara hanno conquistato i giurati, il pubblico, i telespettatori e perfino Vasco Rossi. Voleranno in finale, prevista per l’inizio di dicembre, mentre continuano a esibirsi, come fanno da 10 anni, in prestigiosi teatri “belli da togliere il fiato”, assicura Lombardi.

Partiamo dalla fine: il successo che vi ha travolto. Cosa vi porterà?
Ci ha resi consapevoli, forse per la prima volta, del livello che abbiamo raggiunto, perché per noi era normale così: voglio dire, abbiamo fatto quello che facciamo sempre. Ora che progetti andiamo? Intanto ho riunito staff e genitori, perché dobbiamo capire ‘cosa faremo da grandi’: la nostra è una piccola associazione, abbiamo tante richieste e mi piacerebbe poter ampliare l’attività, ma siamo una realtà locale, indipendente dalle grandi associazioni e federazioni. Abbiamo poche risorse e grandi problemi di spazio: attualmente siamo ospiti, per le nostre prove musicali, di una band locale che ci mette a disposizione una piccola aula: in 40, tra ragazzi e staff, più tutti gli strumenti, non abbiamo letteralmente lo spazio fisico, con atelier danza siamo nelle scuole primarie.  Il mio sogno è dar vita un centro per la disabilità dove si faccia arte, non con la presunzione di fare terapia, ma con l’atteggiamento che ci caratterizza: scoprire i talenti e dare dignità, attraverso il divertimento.

Chi sono attualmente i 28 componenti dell’orchestra?
Hanno dai 14 ai 38 anni e tutti hanno disabilità vere, che per lo più interessano anche la sfera intellettiva: ragazzi con autismo, con sindrome di Down, oltre ad alcuni che sono in sedia ruote e altri che non vedono, o vedono pochissimo. Quattro di loro hanno imparato anche a dirigere, ciascuno ha il proprio brano. Una ragazza autistica e con difficoltà uditive, per esempio, dirige “Baila Morena” di Zucchero. Un’altra ragazza autistica dirige “Azzurro”, di Celentano, mentre un ragazzo in sedia a ruote dirige Funky Gallo. Poi ci sono i musicisti e i cantanti: ciascuno di loro viene messo nelle condizioni di dare il massimo, per le capacità che ha.

Sono arrivati da voi con una formazione musicale?
No, soltanto uno di loro sapeva già suonare. Alcuni però avevano delle doti musicali innate, due hanno l’orecchio assoluto, altri hanno voci molto belle. Ma non mancano quelli completamente aritmici: non facciamo alcuna selezione in base al livello musicale, a noi non interessa. Quello che ci interessa è che si inseriscano nel gruppo senza turbarne gli equilibri: per questo, con lo staff di educatori e psicologi, curiamo molto questo aspetto. Finora non abbiamo mai rimandato a casa nessuno: solo un ragazzo, molto problematico, non riusciva a inserirsi e decise di rinunciare. Per il resto, tutti sono i benvenuti, spazio permettendo

Far suonare 28 ragazzi, tutti con disabilità, alcuni con autismo, qualcuno perfino aritmico: qual è il trucco del mestiere?
Iniziamo col dire che il nostro atteggiamento non è terapeutico: il nostro punto di riferimento è il divertimento. Appena arrivano, iniziano a fare musica con noi: questo è il “trucco” principale. Naturalmente molto si fa in fase di arrangiamento: io scrivo partiture adatte ai diversi livelli di abilità che mi trovo davanti. Quando scrivo un brano, devo arrangiarlo in modo che sia adeguato a tutte le capacità dei diversi componenti, perché tutti devono suonare ed esprimersi al massimo livello. Con gli aritmici – che non mancano! – il mio compito è far suonare a loro qualcosa che non disturbi il prodotto musicale, perché la dignità musicale è fondamentale. Ecco, in sintesi forse il trucco è questo: dare dignità musicale, per dare dignità personale. Così anche i ragazzi con autismo o iperattivi riescono a stare fermi per ore, sia durante le prove che durante i concerti, accettano di aspettare, se hanno un desiderio o un’esigenza: un risultato, questo, che spesso neanche i genitori riescono a ottenere. E’ come una magia: il lunedì, dalle 18.30 alle 19.30, ci ritroviamo, facciamo musica, ci divertiamo. Ecco l’altro segreto: il divertimento. E poi la scoperta di saper fare: questo li conquista. Una volta che ho la loro motivazione, è come se avessi in mano un filo con cui portarli a compiere un percorso più impegnativo, insieme allo staff e al resto dell’orchestra.

E i genitori che dicono?
Sono esterrefatti dai risultati che vedono nei loro ragazzi. Un paio di esempi? Un ragazzo ha la sindrome di Down e altre problematiche, è stato in un centro a Brescia per anni: ora, i genitori assicurano di aver ottenuto più risultati in 6 mesi con Magica Musica che in 5 anni in un centro specializzato. Un altro è iperattivo, uno di quelli che a scuola sono la disperazione degli insegnanti: dopo le prime due o tre lezioni, in cui abbiamo fatto un po’ di fatica, ha iniziato a rimanere tranquillo per tutta la durata della lezione. Il papà, che è muratore, scappa dal lavoro e viene in aula, si mette seduto e osserva il figlio. “Mia moglie dice che qui sta fermo per un’ora, ma io non ci credo”, ci ha spiegato la prima volta. Ora continua a venire, tutte le volte che riesce, solo per guardarlo mentre segue attento la lezione. Questi ragazzi amano venire qui, per loro è un appuntamento imperdibile

Abituati ai palchi teatrali, come avete vissuto il debutto televisivo?
In realtà, il loro pensiero fisso, prima dell’esibizione, era Belen! Prima della registrazione, siamo stati ad aspettare 2-3 ore, in grande tranquillità. Non ci siamo preparati, non ho neanche voluto provare e scaldare le voci, è stato tutto molto naturale. Quando si è aperto il sipario, i ragazzi sono saliti sul palco e si sono posizionati. Poi, hanno iniziato a suonare e cantare: sapevano che erano lì per questo, sanno che è questo che sono capaci di fare. Semplicemente, lo fanno. E noi li aiutiamo a farlo al meglio, dando ciascuno quello che riesce. E’ questo il segreto, è questa la magia. (cl)

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