«Bergamo, atti vandalici inesistenti per truffare l’assicurazione»: indagati sette finanzieri

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L’officina a Osio Sopra dove i finanzieri si facevano riparare le auto personali

Tra novembre 2016 e marzo 2017 la carrozzeria Bonfanti finisce nelle mani di una presunta banda specializzata in estorsioni. Rocco Di Lorenzo e i suoi complici, tutti in carcere da dieci giorni, secondo le indagini, si intestano in banca, fanno nominare il fratello sordomuto di uno di loro come amministratore della società, sono in pianta stabile nei locali di Osio Sopra. Controllano il giro di clienti, anche. E così conducono la Guardia di finanza, che li tiene a tiro, alla Guardia di finanza.

C’è un altro fronte giudiziario legato all’autofficina oggi sull’orlo del fallimento. Sette finanzieri, sei in forza all’Accademia e uno alla compagnia di Orio al Serio, tutti impiegati come autisti e sorveglianti, nessuno in indagini o nella formazione degli allievi, sono accusati di concussione e istigazione alla corruzione. Ieri sono stati convocati in tribunale per essere interrogati dal giudice Maria Luisa Mazzola, che dovrà decidere se sospenderli dall’esercizio di pubblico ufficiale. Uno solo ha parlato. Secondo gli accertamenti eseguiti dai loro stessi colleghi, avrebbero «lucrato» sulle assicurazioni, usando i Bonfanti come bancomat per tirare a lucido le loro auto, rifarsi le gomme, persino intascare i soldi degli indennizzi. Luciano Messina, 36 anni, siciliano residente a Dalmine (avvocati Rocco Lombardo e Federico Pedersoli) avrebbe preteso pure un IPhone 6 in regalo. Marco Bonfanti, 44 anni, di Villa d’Almè, che tra un fallimento e l’altro porta avanti il mestiere con il padre Ezio, 71, di Palazzago, lo mette nella querela sporta il 6 aprile 2017 dopo che gli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria escono allo scoperto sulle estorsioni. Nel suo racconto, lui e il padre sono vittime. In realtà, il loro ruolo non è così limpido e anche questo forse spiega la scelta, da parte del pm Fabio Pelosi, di una misura cautelare non così afflittiva.

Il primo a spremerli, stando alla loro denuncia, sarebbe stato Raffaele Alessio, 51 anni, calabrese residente a Bergamo, al quale sono contestati 15 mila euro di indebito profitto (anche per lui gli avvocati Rocco Lombardo e Federico Pedersoli). Si era presentato nel 2013 come un finanziere dell’Accademia e avrebbe preteso la verniciatura integrale della carrozzeria, fingendo un atto vandalico inesistente. Bonfanti, sotto la minaccia di controlli fiscali, dice di essersi prestato a danneggiare la carrozzeria. Sarebbero seguiti lavori di meccanica, revisioni, gomme, sempre a titolo gratuito. A dicembre 2016, quando in officina c’era già la cricca di Di Lorenzo, si sarebbe preso 2.600 euro versati dall’assicurazione per la sua Bmw SW Serie 3 sistemata.

Lo stesso schema si sarebbe ripetuto per i colleghi e in ogni caso i Bonfanti riferiscono di «pressioni» e di paura di ripercussioni. Di grandinate inventate e danni gonfiati. Luciano Pacifico, 47 anni, campano residente a Bergamo (avvocato Giovanni Garbagnati di Milano) avrebbe provveduto di persona a segnarsi l’auto in modo da giustificare la denuncia per atti vandalici e in un’occasione si sarebbe fatto pagare il bollo. Carmelo Micali, 41 anni, palermitano residente a Bergamo (avvocato Emanuela Amati di Lecco), non solo si sarebbe fatto rimettere a nuovo l’auto che non aveva un graffio. Ma, a detta del Bonfanti, si sarebbe fatto consegnare parte del rimborso: in un caso 500 euro, in un altro 800. Per Giovanni Geminale, 39 anni, pugliese residente a Bergamo (avvocati Anna Marinelli e Riccardo Tropea) sei o sette riparazioni gratis per 9 mila euro. Velardino Marra, 38 anni, casertano residente a Bergamo (avvocati Luigi Delli Paoli di Rimini e Giovanni Dallera di Milano) si sarebbe fatto rimborsare per un incidente causato da lui. Bonfanti sostiene di avergli recapitato 1.000 euro in contanti in Accademia e poi di essersi fermato a pranzo nella mensa della Gdf. Infine, c’è Angelo Salomè, 44 anni, napoletano residente a Ghisalba (avvocato Marcello de Fraia di Napoli): riparazioni, gomme e il 30% sul risarcimento danni. Il suo interrogatorio è stato rimandato fra due settimane per legittimo impedimento, mentre la maggior parte dei colleghi, ieri, ha affidato la sua difesa a memorie scritte. L’unico a rispondere al giudice è stato Pacifico. Dice di essersi servito della carrozzeria in maniera regolare. Erano incidenti, e gli indennizzi, veri.

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