Spesso nel quotidiano si ode questa parola, bene comune, che si può riassumere in quell’insieme di beni ( case, ospedali, scuole) ed anche di servizi (giustizia, pace, solidarietà) di cui tutti abbiamo bisogno per vivere, ma che nessuno può “costruire” da solo se non “trova” chi lo possa aiutare.
Ma a chi serve ? in una società complessata, come la n/s, è importante chiedersi chi è il nostro prossimo ? Come si mette in “essere” ?
Forse chi ci sta accanto nel quotidiano, oppure quello che incontriamo nelle strade delle n/s città, dei n/s paesi, ma lo è soprattutto colui che è “emarginato”, colui che l’azione sociale e politica spesso dimentica quale palese ingiustizia e non gratificato di solidarietà.
Non è qualunquismo o relativismo il nostro, perché non ci lasciamo portare qua o là da un qualsiasi vento di dottrina, ma assistiamo ad una situazione, che si potrebbe chiamare dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue bramosie.
“Nel mondo viviamo una ondata di grande laicismo dilagante. Tanti vivono come se Dio non esistesse : l’uomo decide autonomamente solo da se stesso e senza Dio” ( sono sagge parole tratte dalla Omelia nella S. Messa per l’elezione di Papa Francesco 13 marzo 2013 Chiesa di S. Pietro in Roma).
Essere cattolici non è una prescrizione medica, non è una “funzione” obbligata, non è un ordine, ma è subordinata per colui che da cattolico deve seguire le indicazioni di “coloro” che ha come maestri e guide, allo stesso modo in cui il non cattolico segue altri maestri, altre teorie.
Significativa la “lezione” che ci viene dal Manzoni nei “Promessi sposi” dove pone in risalto la morte di don Rodrigo, l’uomo potente, ricco e temuto che viene abbandonato dai “suoi” quando è colpito dalla peste e nonostante le minacce e le suppliche rivolte a “coloro” che gli stavano attorno muore nel “lazzaretto degli appestati”.
Ora riportandoci ai giorni nostri, al quotidiano, vivere è il bene comune, è il n/s prossimo che spesso non è gratificato di giustizia e di solidarietà.
E’, specie, la famiglia che tutti dicono di “difendere” (a parole), ma non viene considerata tale nell’insieme dei suoi componenti che vivono situazioni di abbandono, come a volte avviene per le persone anziane considerate “pesi inutili” !
Oggi la famiglia, non è difesa, è “bombardata” da violenze di ogni genere, da stupri molto spesso ricorrenti, violenza tra gli adolescenti, aggressività tra consanguinei, episodi nella maggior parte spesso derivano da menti non solo perverse, ma psichicamente instabili che le Istituzioni dimenticano o si disinteressano da molti anni, cioè da quando hanno chiuso i “manicomi” senza programmare idonee strutture per prevenzione, cura o reinserimento sociale dei “malati”, che, abbandonati, “muoiono” nel “lazzaretto dei dimenticati” di memoria manzoniana.
Papa Woityla, Papa Ratzingher, Papa Francesco hanno più volte richiamata con grande coraggio l’attenzione delle Istituzioni italiane e mondiali verso una realtà, come quella delle conseguenze apportate dalla malattia mentale, che oggi più che mai, è problematica e rivela lacune gravi tali da non poter essere ignorate.
Tre Papi diversi, l’uno Polacco fedele al suo spirito battagliero, alla sua capacità di relazione con i Governi e con la parte laica della società, l’altro tedesco con il tono più risoluto e gentile, il terzo di carattere veritiero, tutti “pungolanti” le componenti del quadro politico-sociale a quella problematica che è la pazzia.
Ma la risposta è sconcertante e sconfortante : a distanza di ben 38 anni in Italia ed in certe Nazioni, tutt’ora compresa l’Italia, vi sono scelte incoerenti, soluzioni precarie, polemiche sterili, discorsi inutili di rito !
Il Signore ci aiuti da uno Stato sempre più sensibile agli umori della piazza, mentre il vero nodo è la disattenzione, il disinteresse, il silenzio legislativo, culturale e questo in un Paese, l’Italia, che si proclama “civile”, “ costituzionale” “ democratica”, nel quale tutti, in quanto esseri umani, è sperabile che non siano abbandonati nel “lazzaretto dei dimenticati”, ma hanno diritto ad una vita dignitosa.
E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° . “ Andiamo avanti con speranza”
Previte
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