di Giulia Polito – Superare ogni barriera per favorire una piena inclusione sociale delle persone più fragili.
Un traguardo tutt’altro che semplice da raggiungere e che, di anno in anno, sembra allontanarsi in misura sempre maggiore. Soprattutto quando di mezzo ci sono le scuole e le politiche adottate in favore degli alunni con disabilità. Un rapporto non sempre semplice che all’inaugurazione di ogni anno scolastico riemerge in tutte le sue criticità, svelando l’immaturità di un sistema che non è ancora pronto a garantire ai ragazzi con disabilità un supporto completo ed efficace.
Ci sono poi casi in cui le difficoltà legate all’approccio con la disabilità all’interno delle aule scolastiche spariscono per effetto di un’unica, brillante idea. Che è un’idea giusta, soprattutto perché coinvolge a 360 gradi tutte le persone che animano gli edifici scolastici: gli insegnanti, le famiglie, gli alunni.
E’ a Sarajevo, quando il piccolo Zejd ha iniziato a frequentare la prima elementare. Sordo sin dalla nascita, il bambino ha sempre comunicato attraverso il linguaggio dei segni. Riuscire ad integrarlo all’interno della classe si è resa subito una sfida non da poco per i genitori e i maestri. Da qui l’idea di coinvolgere tutta la classe in un’attività didattica nuova, utile e divertente per i bambini, inclusiva per Zejd: lezioni di linguaggio dei segni per tutti.
Per farlo sono state coinvolte anche le famiglie degli alunni che hanno raccolto, attraverso una colletta, la somma necessaria per pagare un esperto che istruisse i figli. Nel giro di poco tempo i bambini hanno appreso il linguaggio nuovo che ha permesso loro di comunicare con il compagno di classe. Per Zejd è stata l’occasione giusta per acquisire autostima e per non sentirsi escluso dal resto della classe.
I bambini entusiasti hanno iniziato ad impegnarsi anche con i genitori a casa, per insegnar loro a comunicare attraverso il linguaggio dei segni. E’ un’altra piccola barriera che crolla giù, spinta dalla buona volontà degli adulti e dall’entusiasmo dei bambini. Ed è un esempio per tutti, perché dimostra come la perseveranza, la creatività e la voglia di creare una società davvero inclusiva per tutti sia un obiettivo in fondo non così difficile da raggiungere. Ed è una buona notizia il fatto che i primi a crederci siano proprio i bambini.
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