Già dal 1989 la legge prevede dell’accessibilità degli spazi pubblici, sono poi intervenute la legge 104/92 e diverse normative regionali e comunali. Ma tanti negozi sono ancora inaccessibili. La denuncia di Argentin, le normative vigenti e le iniziative locali: dalle app ai “premi”, dal vademecum per i negozi all’ora del silenzio per i clienti autistici
ROMA – Il Natale, che piaccia o no, è anche “shopping”. Le vetrine si accendono, i negozi si riempiono di articoli e clienti. Se la ricerca del regalo giusto è un’impegnativa e a volte stressante attività della stagione natalizia, per chi ha una disabilità può diventare un vero e proprio incubo. Da un lato perché le città presentano ancora troppe barriere, nonostante i Peba e le varie normative per l’accessibilità; dall’altro perché i negozi sono in molti casi inaccessibili, o difficilmente accessibili, per chi ha una disabilità fisica, sensoriale o intellettiva.
Negozi accessibili per legge. Dati ufficiali non ce ne sono, ma normative sì: in particolare, già la legge n.13 del 1989 e il suo regolamento di attuazione, il Decreto ministeriale n. 236/’89, in base al quale i locali pubblici devono prevedere uno spazio accessibile, che permetta a tutti di fruire dell’attività svolta. Successivamente, la legge 104/92 (art. 24) ha ampliato il campo di applicazione della normativa, sia in riferimento alla tipologia di edifici, che rispetto alle categorie di intervento.
In sintesi, la legge 104/92 prende in considerazione gli edifici pubblici, che non rientravano fra quelli considerati dalla legge 13/89. Sia per questi edifici, sia per quelli privati aperti al pubblico introduce, già a partire dalla semplice manutenzione straordinaria, l’obbligo del rispetto del DM 236/89, anche se limitatamente alle opere che si intendono eseguire. Resta incerta e discrezionale però l’interpretazione del concetto di “edificio privato aperto al pubblico”: se bar, ristoranti e cinema appartengono indubbiamente a questa categoria, più incerto è lo “status” di studi professionali ed esercizi commerciali. La questione si complica ancora quando si chiamino in causa le normative regionali e comunali, che pure intervengono in maniera differente sull’accessibilità di edifici pubblici e privati. Le norme, ci sono, ma come spesso accade non è difficile aggirarle, grazie anche alle difficoltà e alle difformità interpretative. Di conseguenza, tanti negozi eludono o semplicemente ignorano l’obbligo di farsi accessibili e continuano a presentare barriere fisiche o sensoriali, rendendo così la “missione regali” impossibile per tante persone con disabilità e per i loro familiari.
La denuncia. Proprio in questi giorni il tema è stato riportato all’attenzione da Ileana Argentin, deputata (Pd) disabile. Intervenendo a Radio Cusano Campus, ha descritto la condizione di “noi disabili siamo intrappolati nel Natale. C’è la follia generale della festa che crea barriere su barriere – ha detto – Passiamo dalle buche e i marciapiedi inaccessibili ai negozi stracolmi di merce, in cui non riusciamo neanche a entrare”. E anche gli alberi di Natale, che spuntano ovunque, possono diventare un grave ostacolo per chi si muove grazie a un bastone bianco, o a una sedia a ruote. “Qusti quindici giorni diventano un incubo – aggiunge Argenti – un camel trophy da affrontare ogni mattina: con la carrozzina non sai più che strada fare. Il non vedente perde tutti i suoi riferimenti sulla strada, sostituiti da addobbi”. Come risolvere questa situazioe da incubo? “io vado pazza per luci e merci di ogni tipo e credo che il commercio debba fare il suo lavoro, ma chiedo più rispetto per chi ha difficoltà nella mobilità. E poi dico un’altra cosa: fateci spendere i nostri soldi, dateci la possibilità di farlo! Mattete pure tutti gli addobbi che volete, ma lasciateci un angoletto per passare: io non posso lasciare la carrozzina fuori ed entrare nel negozio! Non dateci 10 euro su Telethon o nelle grandi marce solidali: fatemi vivere il Natale come gli altri”.
Le iniziative: il vademecum per i negozi. Varie sono le iniziative intraprese in diverse città per promuovere l’accessibilità dei negosi. A Varese, per esempio, qualche anno fa il Comitato per la città senza barriere ha preparato il vademecum “Entrata libera”, in collaborazione con la sezione locale di Confesercenti, che ha distribuito il pieghevole ai negozianti. Una guida illustrata, che indica ai negozianti alcuni interventi semplici ed economici per eliminare o almeno ridurre le barriere architettoniche: dai dislivelli all’accessibilità del camerino di prova, dalla disposizione delle merci ai posti a tavola.
Il premio per il negozio accessibile. Più recentemente, proprio in occasione del prossimo Natale, l’associazione Paraplegici Livorno ha rivolto un appello alle associazioni dei consumatori, Confesercenti, Confconsumatori ed alla Polizia Municipale, perché “venga attivata una campagna di sensibilizzazione e controllo per uno shopping natalizio senza barriere”. In particolare, l’associazione chiede “che vengano posizionate rampe rimovibili all’ingresso dei negozi per facilitare l’accesso anche ai clienti con difficoltà motorie ed una maggior attenzione da parte dei vigili urbani per rampe e scivoli liberi da auto e scooter”. Al sindaco, l’associazione chiede la concessione dei permessi per il posizionamento di rampe fuori dai negozi. E per dar forza alla propria richiesta, “la nostra associazione premierà con un buono acquisto da 500 euro il negozio che tra tutti ha mostrato particolare attenzione alla clientela con disabilità”.
“Via il gradino!” a Parma. Quaranta pedane mobili in alluminio, leggere e facilmente collocabili, ancorabili con tasselli al terreno: sono le protagoniste del progetto “Via il gradino” del comune di Parma: obiettivo, ridurre le barriere architettoniche e facilitare l’accesso da parte delle persone con disabilità in alcuni esercizi commerciali che presentano un dislivello sulla soglia d’ingresso. “Via il gradino” prende il via dagli esercizi commerciali e artigianali del centro storico, dove i vincoli architettonici sono più stringenti, con un occhio di riguardo alle attività che trattano servizi o beni di prima necessità.
L’ app per trovare i negozi accessibili. Non mancano le soluzioni “tecnologiche” ideate allo scopo di rendere più facile e accessibile lo shopping delle persone disabili. A Bologna, per esempio, la Uildm ha messo a punto “AccessiBOL”, capace di individuare i locali accessibili della città. E anche Milano sta studiando una app per promuovere percorsi senza barriere: un sistema per far conoscere e rendere maggiormente fruibile la città con i percorsi e l’offerta culturale, turistica, commerciale accessibile a tutti
Lo shopping “autism friendly”. Manca ancora, invece, nel nostro paese, la cultura di uno shopping “autism frliendly”, che pare si stia lentamente diffondnedo all’estero. In Australi, per esempio, dove un centro commerciale ha dedicato una “stanza silenziosa” proprio ai ragazi con autismo, particolarmente sensibili a luci e rumori; o a Manchester, dove il punto vendita Asda ha introdotto “l’ora silenziosa”, proprio per clienti con autismo e loro familiari. E gli esperti del sito americano “Autism speaks” esperti del hanno stilato un decalogo di consigli per i genitori di bambini e ragazzi autistici, affinché lo shopping – natalizio e non solo – non si trasformi in un incubo.
http://www.redattoresociale.it/