Inchiesta per pedofilia: don Corradi, spuntano soldi e materiale pornografico

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Parrebbe aggravarsi la situazione giudiziaria di don Nicola Corradi, il sacerdote veronese accusato di abusi sessuali presso l’Istituto Provolo con sede in Argentina a Lujan de Cuyo

Si allarga l’eco dell’inchiesta in merito agli abusi sessuali subìti da bambini sordomuti dell’Istituto Provolo in Argentina a Lujan de Cuyo, città della provincia di Mendoza, i quali sarebbero stati perpetrati secondo l’accusa anche da don Nicola Corradi, oggi 82enne, prete originario di Verona, già finito al centro di una vicenda simile negli anni compresi tra il 1955 e il 1984, per abusi che, questa volta, sarebbero invece avvenuti all’interno dell’omonimo Istituto Provolo sito nel capoluogo scaligero.

Il caso di don Nicola Corradi era stato inizialmente valutato nell’ambito della Conferenza Internazionale della Rete di Sopravissuti di Abusi Ecclesiastici che si svolse lo scorso luglio a Washington, dove una delle presunte vittime, Julieta Añazco, presentò un’informativa che raccoglieva i casi anche di altri 10 preti accusati di abusi e nella quale era possibile leggere quanto segue: “Nicola Bruno Corradi. Accusato di abusare tra il 1955 ed il 1984, nell’ Istituto Próvolo, di Verona (Italia), di bambini e bambine sordomuti. Davanti alle autorità ecclesiatiche sono state presentate denunce di violenze sessuali, masturbazioni obbligate dai preti e relazioni di sodomia commesse nei dormitori. I preti coinvolti sono stati approssimativamente 130. Alcuni di loro sono stati trasferiti in Argentina, in particolare a La Plata e Mendoza. In questa ultima città è arrivato il prete Corradi, attualmente ottantenne, che ha commesso abuso di potere contro docenti ed alunni. In via non ufficiale si sa che c’è stato abuso sessuale contro alcuni alunni. Quando i genitori hanno reclamato è stato ‘comprato’ il loro silenzio con indennizzi”.

In un comunicato ufficiale l’Arcivescovado di Mendoza ha recentemente fatto sapere che “fornirà tutta la cooperazione che corrisponde alle autorità giudiziarie per fare rapida chiarezza dei fatti denunciati”, aggiungendo in merito che “ci intristiscono ed indignano questi accadimenti. Manifestiamo la nostra solidarietà e la vicinanza alle vittime dei fatti oggetto della denuncia”.  Al momento don Nicola Corradi è detenuto presso il carcere di Carrodilla, rinchiuso con un altro prete, Horacio Corbacho. Al centro dell’indagine vi sono le circostanze nelle quali il religioso veronese giunse in Argentina, dopo che su di lui già vigevano pesanti accuse di pedofilia.

Il senatore e presidente della Commissione Esteri di Buenos Aires, Julio Jobos, stando a quanto riportato oggi dal quotidiano L’Arena, avrebbe in via ufficiale sollecitato chiarimenti dal ministero volti a chiarire proprio tali circostanze. Quando il caso scoppiò in tutto il suo clamore a fine novembre, l’Arcivescovado di Mendoza si espresse comunicando di non essere a conoscenza dei precedenti di don Corradi nel momento in cui giunse in Argentina dall’Italia. Ora le condizioni di salute di quest’ultimo sono tutt’altro che buone, e proprio in virtù di ciò nelle scorse ore padre Corradi avrebbe fatto richiesta dei “domiciliari”.

Ma la sua condizione giudiziaria è piuttosto complicata: sono infatti almeno 22 attualmente le denunce e querele presentate nei confronti della sua persona da chi ritiene di avere subìto abusi in passato, mentre dal prosieguo delle indagini continuano ad emergere elementi a suo carico. In Argentina, oltre che a Mendoza, vi è un Istituto Provolo anche nella cittadina di La Plata e secondo gli inquirenti non è da escludere che anche qui possano essere avvenuti degli abusi. Infine, secondo quanto riferito dal quotidiano L’Arena, dalle ultime perquisizioni delle camere utilizzate, precedentemente al loro arresto, dai due preti accusati di pedofilia, sarebbe stato rinvenuto del materiale pornografico e nello specifico in quella di don Corradi anche un’ingente somma di denaro. Dell’intera vicenda si stanno occupando anche i media nazionali argentini, come ad esempio il Clarin, oltre alla stampa estera, mentre si susseguono in questi giorni le dimostrazioni di protesta dinanzi alla sede argentina dell’istituto coinvolto dallo scandalo

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