“Quell’uomo mi ha violentata in ospedale…”

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L’avrebbe violentata in ospedale. In un bagno. In pieno giorno. Mentre fuori, lungo il corridoio, c’era gente che attendeva di essere visitata. Se davvero è andata così come l’ha descritta chi l’avrebbe vissuta, una storia pazzesca.

news85078Ora al centro di un’indagine della Squadra mobile che il prossimo 21 luglio sarà scandita da un incidente probatorio, la fase procedurale che consente l’acquisizione della prova prima del dibattimento. L’ha chiesto il sostituto procuratore Miriam Lapalorcia, che dirige l’attività investigativa, è stato fissato dinanzi al gip Maria Ilaria Romano. La presunta vittima (rappresentata dall’avvocato Grazia Luongo) è una ragazza di poco più di vent’anni: abita in provincia, è sordomuta ed è affetta anche da un deficit mentale.

Colui che avrebbe abusato di lei è invece più grande d’età: è di Benevento e lavora come operatore al ‘Fatebenefratelli”. E’ nella struttura sanitaria che i fatti si sarebbero verificati.

Secondo una prima ricostruzione, la giovane stava assistendo la mamma, ricoverata. L’operatore (è difeso dall’avvocato Grazia Sparandeo) avrebbe prelevato la paziente dalla stanza di degenza e l’avrebbe accompagnata, servendosi di un ascensore, presso l’ala dell’ospedale che ospita gli ambulatori. La donna doveva infatti sottoporsi ad un esame. Con lei c’era la figlia, che l’uomo, all’improvviso, avrebbe invitato, con un gesto della mano, a seguirlo. Lei lo aveva fatto fin dentro una camera riservata ad una delle branche specialistiche. Una stanza dotata di un bagno nel quale l’operatore avrebbe spinto la malcapitata, costringenola contro un muro. A quel punto, avrebbe approfittato di lei, dopo averla svestita, sfruttando la sua condizione di difficoltà: quella di una persona impossibilitata a gridare.

Sarebbe stata una familiare, quando lei era tornata a casa dopo aver lasciato il Fatebenefratelli, ad accorgersi che era turbata. Le aveva chiesto il motivo, e lei, che fino a quel momento non lo aveva fatto, aveva accennato a qualcosa. Ecco perchè la congiunta, preoccupata, si era rivolta ad un’amica che, utilizzando il linguaggio dei segni, aveva raccolto il racconto della poverina. Di qui, dopo la denuncia, l’avvio dell’inchiesta che dovrà stabilire la fondatezza della vicenda. Se davvero è andata così, una storia a dir poco pazzesca.

Esp

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