“Biella non è una città a misura di non vedente”

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Intervista alla presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Biella, Elisabetta Brunazzo: “Marciapiedi pieni di ostacoli e poca educazione civica – spiega a Newsbiella – ma abbiamo progetti importanti in cantiere con Comune, Ospedale e scuole. Cerchiamo volontari”. Ecco l’esperienza di una cena al buio, tra timore e riflessioni

Elisabetta Brunazzo con le ragazze che frequentano servizio civile all'Uici
Elisabetta Brunazzo con le ragazze che frequentano servizio civile all’Uici

“Biella non è una città a misura di non vedente. Il problema è la costante inciviltà della maggior parte delle persone. Non per cattiveria, ma per disattenzione o non comprensione. Sui marciapiedi ci sono molti ostacoli compresa la spazzatura: con il nuovo sistema di raccolta differenziata, alcune zone sono diventate difficoltose da raggiungere”. Elisabetta Brunazzo è la presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Biella. Eletta nel 2015, è uno dei punti di riferimento dell’associazione nel capoluogo. Determinata al punto giusto, non si è mai fermata di fronte alle difficoltà che emergono quotidianamente lungo il suo percorso di vita. Elisabetta ha oramai perso la vista, a causa di una malattia ereditaria, eppure la sua voglia di lottare per i diritti dei non vedenti esce allo scoperto nell’intervista che concede a Newsbiella.

Il giornalista che vi scrive ha partecipato, qualche settimana fa, ad una cena al buio organizzata proprio dall’Unione Italiana Ciechi. Un’esperienza forte e coinvolgente, in cui ci si fida in maniera ancora più marcata degli altri sensi a disposizione fino a quando non si accende la luce e si riflette sull’importanza della propria vista insieme agli altri commensali, quasi tutti estranei. Il mese prossimo si terrà un’altra cena, ma non è l’unico progetto in atto che merita di essere raccontato. Intanto Elisabetta Brunazzo presenta l’associazione: “Contiamo 120-130 iscritti e portiamo avanti le iniziative a noi più care. Gli ambiti di intervento sono di tipo assistenziale, per il miglioramento delle condizioni di vita, per l’abbattimento delle barriere, per l’istruzione dei bambini nelle scuole e la tutela dei diritti. Purtroppo certe malattie non perdonano, così offriamo ai nostri associati visite di prevenzione e momenti di sensibilizzazione come, tra le altre cose, la cena al buio. Qui i partecipanti si trovano a vivere la cecità per qualche ora: alcuni sono spaventati mentre per molti di noi, invece, è una realtà con cui convivere. Abbiamo alcuni volontari che collaborano nonostante le difficoltà a reperire risorse economiche. Sono impegni gravosi perché i non vedenti hanno bisogno di assistenza in maniera quasi totale. Continuiamo a cercare persone che vogliano dedicare un po’ di tempo all’associazione e agli associati: chiunque può venire a informarsi presso la nostra sede in Via Eugenio Bona 5 il lunedì pomeriggio, dalle 14 alle 18 e il giovedì mattina dalle 8.30 alle 12.30. Oppure su appuntamento telefonico. Attualmente – prosegue Elisabetta Brunazzo – abbiamo aderito a bandi per il servizio civile e nel 2016 abbiamo ottenuto quattro ragazze che supportano le attività del nostro ufficio. Sono poche ore ma retribuite, per i giovani può essere davvero una bella esperienza”.

Elisabetta non è preoccupata dalla sua nuova vita: “Resta difficile accettare i cambiamenti perché tutti i sogni o i progetti di vita vengono stravolti da una realtà che non per tutti è difficile affrontare. Per fortuna, al giorno d’oggi, le tecnologie aiutano i giovani con programmi fatti apposta per le persone con cecità. Io ho imparato tante cose nuove e a modificare i miei modi di fare. L’importante è trovare equilibrio e soddisfazioni. Io, ad esempio, sono sposata e credo che non sentirsi e trovarsi soli nelle difficoltà spesso aiuta”.

In tante città italiane non esiste ancora un vero e proprio piano per i non vedenti. A volte ci si mettono anche burocrazia e inciviltà: “In molti non lo fanno per cattiveria – ammette Elisabetta Brunazzo – ma a volte vengono lasciati fin troppi ostacoli sui marciapiedi come spazzatura o biciclette. Ora stiamo lavorando con la Commissione Barriere del Comune di Biella per inserire segnalazioni plantari in corrispondenza degli attraversamenti pedonali. Il Comune ha ricevuto finanziamenti europei per installare semafori sonori, resta da individuare bene il posizionamento per aiutare le persone che ne avranno bisogno”.

Cene al buio, lavoro nelle scuole e in Ospedale. Al Degli Infermi c’è aria di novità anche per il personale che vi lavora: “Abbiamo già avuto la disponibilità del direttore generale per creare un corso di formazione riservato ai dipendenti in modo che siano pronti ad aiutare i disabili sensoriali, i ciechi e i non udenti che arrivassero da soli per farsi curare. A noi dell’associazione spetterebbe l’organizzazione del corso, loro sono d’accordo a inserirlo nel pacchetto della formazione obbligatoria. Poi vorrei fare un protocollo d’intesa con l’associazione dei volontari che lavorano sempre all’Ospedale perché ci sia il loro supporto. Infine ci piacerebbe sensibilizzare la direzione Atap a far funzionare le sintesi vocali sui mezzi pubblici in modo che ci sia la totale fruizione per il non vedente nel viaggio da Biella fino al nosocomio”. Anche se ad essere urgente è l’utilizzo di una stampante Braille, indispensabile per brevi corsi nelle scuole. “Purtroppo si è rotta e finchè non troviamo risorse per acquistarne una nuova sarà impossibile riprendere il lavoro con i ragazzi degli Istituti”.

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