Disturbi uditivi nei bambini, 6 su 10 si possono prevenire

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Sono circa 32 milioni i bambini affetti da disabilità uditiva nel mondo ed è per questo che il tema centrale della Giornata mondiale dell’udito, che si celebra il 3 marzo, è dedicato alla prevenzione dei disturbi dell’udito nei più piccoli. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, 6 casi su 10 potrebbero essere evitati. Come? Con la prevenzione, appunto.

conosceresorditaAttraverso lo slogan Perdita di udito infantile: agire ora, ecco come l’Oms cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di sviluppare strategie per prevenire e trattare la sordità nei bambini, per esempio incentivando i programmi di screening dell’udito sia nei neonati che nei bimbi in età prescolare. MED-EL, leader nel campo degli impianti cocleari, supporta la Giornata Mondiale dell’Udito con il lancio di un nuovo video Sentire come i bambini, che mostra quanto sia importante intervenire presto sui disturbi dell’udito dei bambini.

La ricerca rivela che i bambini che presentano danni all’udito ancor prima di imparare a parlare, hanno più possibilità di miglioramento se si interviene in giovane età. Altrimenti, il rischio è che non imparino nemmeno a parlare: per i più piccoli l’udito è una chiave fondamentale per il linguaggio, lo studio e per integrarsi nella società. I problemi uditivi nei bambini possono essere generati da fattori genetici, malformazioni dell’orecchio, patologie virali (come morbillo, parotite, rosolia e meningite) o malattie sofferte dalla mamma in gravidanza. Per questo è importante vaccinare i bambini contro le malattie e regolamentare l’uso di alcuni medicinali e i livelli di rumore negli ambienti.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i più colpiti da problemi dell’udito sono gli anziani: la causa più frequente della riduzione dell’udito (ipoacusia) è legata all’usura delle cellule ciliate, quelle presenti all’interno della coclea, dovuta all’età avanzata. Ma a danneggiare le cellule ciliate è anche una prolungata esposizione ai rumori forti tra cui va inclusa la musica: discoteche, concerti o l’ascolto in cuffia o con auricolari tenendo al massimo il volume, negli ultimi anni hanno fatto aumentare i disturbi uditivi anche tra i più giovani.

Prevenire
Se si notano particolari sintomi in qualsiasi periodo dell’anno è bene sottoporsi a una visita da un medico specialistica, un otorinolaringoiatra o un audiologo. «Si hanno problemi di udito quando i discorsi degli altri sembrano indistinti, mentre chi soffre di ipoacusia in genere fatica di più a sentire suoni coma la S e la Z, la parlata delle donne e dei bambini rispetto a quella degli uomini; comprende male i discorsi quando c’è rumore; percepisce alcuni suoni come troppo forti e fastidiosi o sente ronzii e fischi», spiega Eliana Cristofari, responsabile della struttura di otorinolaringoiatria e audiovestibologia dell’Ospedale di Circolo di Varese (puoi chiederle un consulto qui).
Due sono le procedure di routine che possono essere seguite dallo specialista: l’osservazione dell’orecchio con l’otoscopio, che consente di verificare se il condotto uditivo è libero, o il test audiometrico, che determina il grado d’ipoacusia.

Soluzioni
Le protesi di ultima generazione sono strumenti elettronici in miniatura in grado di riconoscere e amplificare i suoni in modo chiaro. Nei casi più gravi si può ricorrere ad impianti cocleari e alla chirurgia. Ecco i quattro tipi di soluzioni, illustrati dalla dottoressa Cristofari.

Protesi Acustiche Esterne: sono apparecchi acustici digitali che possono essere sistemati nel condotto uditivo (endoauricolari) oppure appoggiati al padiglione auricolare (retroauricolari). Attraverso un tubicino e una chiocciola convogliano il suono direttamente alla membrana timpanica e all’orecchio. Le protesi più recenti, definite open fitting, sono ancora più sofisticate e più piccole e consentono di correggere le sordità limitate ai suoni acuti. Oggi grazie alla tecnologia bluetooth è possibile sincronizzare i segnali di vari strumenti elettronici (tv, telefono, lettore mp3 o computer) senza dover utilizzare cavi o cuffie. Sono adatti a risolvere quasi tutti i tipi di ipoacusia, tranne le sordità profonde;

Protesi acustiche impiantabili: sono simili alle protesi esterne, ma vengono inserite dal chirurgo nell’osso mastoideo o nella cassa timpanica. In genere si preferiscono in caso di infezioni, malformazioni del condotto uditivo o per motivi estetici. Lo svantaggio è che bisogna sottoporsi a un intervento chirurgico delicato e l’obbligo di tornare in sala operatoria periodicamente per cambiare le pile. Anche queste sono adatte a risolvere quasi tutte le ipoacusie, tranne quelle profonde;

Impianti cocleari: sono apparecchiature di grande complessità che vanno a sostituire la coclea con intervento chirurgico. Sono composte da una parte interna da impiantare all’interno dell’orecchio e da una esterna. Sono adatti a risolvere casi di sordità profonda o totale e di ipoacusia monolaterale (che colpisce un solo orecchio);

Intervento chirurgico: si può ricorrere al bisturi quando subentra la otosclerosi, cioè una crescita sbagliata delle ossa intorno all’orecchio che impediscono a uno o più ossicini di muoversi. Il chirurgo sostituisce la staffa immobilizzata (uno degli ossicini interni) con una microprotesi di teflon o di altro materiale. Le tecniche più recenti prevedono l’uso del laser per praticare un piccolissimo foro nella finestra ovale dove appoggia la staff e dove inserire la protesi.

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