C’è una scuola, a Rimini, dove i bambini studiano due lingue: l’italiano e il Lis, il linguaggio dei segni.
di GIULIA FOSCHI
Tutto è iniziato cinque anni fa, quando alle elementari paritarie Sant’Onofrio si è iscritto uno studente sordo che, grazie a un interprete, ha cominciato a seguire i corsi in classe assieme agli altri compagni. Oggi il progetto si è allargato a tutti i 105 alunni grazie a laboratori e progetti settimanali che coinvolgono i compagni di classe e pure qualche insegnante incuriosito. Delle vere e proprie lezioni durante le quali imparare ad esprimersi con le mani assieme ai piccoli non udenti. Perché nel frattempo, infatti, altri due studenti con questa disabilità si sono iscritti all’istituto.
Il primo bambino non udente, che ha quindi fatto da apripista, è arrivato nel 2011. “La famiglia aveva ricevuto diversi rifiuti da altre scuole – racconta la coordinatrice dell’attività didattica Lauramaria Tamburini – perché impreparate ad accoglierlo. Anche noi lo eravamo, ma abbiamo deciso di metterci in gioco”. Il piccolo studente è stato affiancato da un educatore di sostegno e da un’interprete, ha iniziato a inserirsi nell’ambiente scolastico e a seguire il percorso di studi. La notizia si è diffusa rapidamente, perché qualche anno dopo altri due bambini sordi si sono iscritti all’Istituto: una bimba, ora in terza, e un bimbo che frequenta la seconda. “I due bambini comunicano esclusivamente attraverso la lingua dei segni, non possiedono altre modalità per esprimersi – spiega Tamburini -. Da qui l’idea di condividere la loro lingua con gli altri bambini e con il personale scolastico”.
Un’interprete Lis ha cominciato a tenere corsi di lingua, la traduzione si è diffusa ai momenti collettivi di gioco e di pranzo, con canti e preghiere. “I bambini lo vivono come un gioco ma allo stesso tempo sono perfettamente consapevoli di cosa significhi essere sordi. Siamo in contatto con la Comunità dei Sordi di Rimini, che spesso partecipa alle nostre attività e alle feste a scuola: i bimbi vedono così che anche gli adulti si esprimono nella lingua dei segni, capiscono che è una realtà”.
E i bambini apprendono con una velocità straordinaria: “Per noi non è stato così facile, ma loro hanno imparato davvero in fretta. Ora gli alunni delle classi seconda
e terza si esprimono tranquillamente nel linguaggio dei segni, li si può vedere mentre chiacchierano nell’intervallo, mentre giocano. Per loro è assolutamente normale”. L’attività prosegue, un poco per volta tutti i bambini stanno assimilando questa nuova lingua. La stessa normalità è vissuta dai due bimbi sordi che, anziché essere isolati, sono integrati all’interno della classe al pari di tutti gli altri.