A scuola di LIS, la Lingua dei Segni Italiana

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Come l’italiano, l’inglese o il francese, ha delle precise regole grammaticali, sintattiche e morfologiche e, come ogni lingua, evolve nel tempo. Alcuni segni possono apparire “superati” ai più giovani, oppure può accadere che sia necessario coniarne di nuovi, per indicare nuovi oggetti (pensiamo alle invenzioni tecnologiche).

di Isadora Casadonte – retisolidali.it

lis lingua dei segni
lis lingua dei segni

Stiamo parlando della Lis, l’acronimo utilizzato per indicare la Lingua dei Segni Italiana, usata dalla comunità di persone sorde segnanti del nostro Paese. La Lis si serve del canale visivo-gestuale e utilizza sia componenti manuali (la posizione, il movimento delle mani) che non-manuali (l’espressione facciale, la postura). Alle curiosità su questa lingua ha cercato di rispondere l’Ente nazionale Sordi onlus, che sul proprio sito propone domande per nulla scontate, come: “Esiste una sola lingua dei segni nel mondo?”, “La Lis è in antitesi con la lingua parlata?”, “Come faccio a imparare la Lis?”. A quest’ultima l’Ente nazionale Sordi risponde: “Il modo migliore è frequentare un corso tenuto da insegnanti sordi qualificati”. È interessante allora segnalare l’idea originale venuta in mente lo scorso anno alla studentessa di Udine Elena Dall’Antonia, per favorire l’apprendimento della lingua dei segni. Come progetto di tesi, la ragazza ha infatti realizzato il prototipo di MANIpolare per Comunicare, con il supporto dello Scientific FabLab di Trieste. Si tratta di un kit ludico-educativo, costituito da 26 manine modellate e stampate in 3D (una per ogni lettera dell’alfabeto LIS), utilizzabili insieme ad una mano robotica, per creare dei giochi interattivi. Dato il suo basso costo (il progetto è Open Source e tutti i file per realizzarlo sono disponibili online), questo kit potrebbe rilevarsi molto utile ai fini educativi ed essere impiegato nelle scuole e negli Istituti che insegnano la  lingua dei segni. Oltre all’Ente nazionale Sordi e a diverse associazioni diffuse sul territorio, ad organizzare corsi di Lis è l’Issr– Istituto statale per Sordi di Roma, a cui ci siamo rivolti per capire in che modo si apprenda questa lingua.

Lezioni di Lis

«I nostri studenti hanno dai 18 agli 80 anni» dice Teresa Silverio, del Dipartimento Formazione dell’Issr. Si tratta soprattutto di persone udenti che intendono imparare la lingua dei segni: c’è chi vuole diventare interprete Lis oppure chi, come gli assistenti alla comunicazione o gli insegnanti di sostegno, desidera acquisire specifiche competenze per aiutare gli alunni sordi ad accedere ai contenuti didattici e a superare le difficoltà di comunicazione in classe. L’Istituto organizza anche corsi di Lis per i genitori di bambini sordi, oppure si rivolge a chi è semplicemente spinto da curiosità verso la lingua dei segni e vorrebbe apprenderla. «Le sedie delle nostre classi hanno una disposizione a semicerchio», spiega Teresa Silverio, «questo perché tutti devono vedere tutti, per potervi interagire. A tenere le lezioni pratiche di Lis è un docente sordo madrelingua, che per prima cosa stimola la socializzazione degli studenti. Si tratta sempre di lezioni “partecipate”, che non dividono nettamente il ruolo di chi insegna da quello di chi impara, ma che mirano invece al coinvolgimento attivo di tutti. Nella fase dell’insegnamento si possono utilizzare anche delle immagini, ma non si ricorre mai all’ausilio dell’italiano scritto per spiegare un segno, perché lo studente deve impiegare fin da subito le proprie capacità per capirne visivamente il significato.

Un momento di una delle manifestazioni organizzate per il riconoscimento della Lis
Un momento di una delle manifestazioni organizzate per il riconoscimento della Lis

Tra l’altro, come accade per tutte le lingue, non sempre esiste un preciso corrispettivo in italiano di un segno Lis. Ad un segno possono corrispondere una serie di parole. Per questo le lezioni si fondano su un progressivo processo di scoperta». L’apprendimento della Lis per un udente, quindi, può rivelarsi un percorso lungo e laborioso. Questo non significa che uno scambio comunicativo efficace tra sordi e udenti sia difficile, implica però la revisione di schemi mentali ai quali gli udenti sono abituati e ai quali ricorrono ogni volta che usano la parola parlata, i suoi tempi, i suoi modi. I corsi Lis dell’Istituto sono articolati su diversi livelli di difficoltà, tutti costituiti da una parte pratica e una teorica. Con la prima si intende favorire l’apprendimento di abilità ricettive ed espressive in Lis, attraverso lezioni tenute da docenti sordi segnanti; la seconda invece fornisce agli studenti delle conoscenze di base sulla sordità, con lezioni tenute in italiano: «Nei corsi di primo livello ad esempio», dice Teresa Silverio, «ricorriamo a logopedisti che approfondiscano le differenze tra più tipi di sordità oppure chiamiamo psicologi, che spieghino cosa accade in una famiglia quando nasce un bambino sordo (circa il 90% dei bambini sordi nasce da genitori udenti). In conclusione dei corsi di primo livello, proponiamo anche accenni di linguistica della Lis. Intendiamo insomma completare con nozioni teoriche l’insegnamento pratico della lingua».

Lingua vocale o Lingua dei Segni?

Anche se in numero minore, l’Issr conta anche diversi studenti sordi, che intendono potenziare e completare la loro conoscenza della lingua italiana, imparare le tecniche di Lettura Labiale o apprendere la Lis: «Non tutte le persone sorde infatti crescono avendo come lingua madre la lingua dei segni», spiega Teresa Silverio, «alcuni, ad esempio, ricorrendo ad una specifica riabilitazione logopedica, sono portati ad utilizzare la lingua vocale. Ci sono quindi sordi che decidono di apprendere la Lis solo in età adulta. In questo senso, l’educazione e il contesto familiare risultano fondamentali nel determinare l’utilizzo o meno della Lis. Se il sordo fin da bambino viene educato solo alla lingua parlata, frequenta scuole che non impiegano la lingua dei segni e non ha quasi mai contatti con altre persone sorde, è chiaro che sceglierà la modalità vocale per comunicare. Ci sono quindi tanti elementi da considerare: ogni persona sorda è diversa dall’altra, perché è diverso il suo vissuto, il suo rapporto con la società degli udenti, il suo percorso educativo e riabilitativo. Di conseguenza, una si esprimerà parlando l’altra segnando».

La Lis per i genitori di bambini sordi

Tra gli udenti che frequentano corsi di Lis, non c’è solamente chi la apprende per ragioni professionali. Anche i genitori di bambini sordi desiderano spesso conoscere la lingua dei segni, per comunicare con i propri figli. Il Corso Lis per genitori dell’Issr nasce quindi per fornire loro le basi della Lingua dei Segni Italiana e per approfondire le problematiche connesse con il deficit uditivo: «Il primo aspetto approfondito dalla didattica di questo corso», spiega Teresa Silverio, «è quello legato alle strategie comunicative da adottare con i bambini e con gli adolescenti sordi. Si intende insegnare al genitore a comunicare correttamente con i propri figli.

Lis
Ragazze che si esprimono utilizzando la Lis

Poi si inizia a studiare la grammatica e la sintassi della Lis (anche se si tratta di nozioni ridotte, rispetto ai corsi rivolti agli aspiranti interpreti o agli Assistenti alla comunicazione) e ci si occupa del lessico. Spesso infatti i bambini sordi, come tutti gli altri, domandano ai genitori i nomi degli oggetti, indicandoli. Il genitore in questi casi deve saper rispondere, ricorrendo alla lingua dei segni». Anche per questo corso, l’Istituto ricorre a docenti sordi madrelingua, spesso mamme o papà, così che possano riportare ai genitori presenti in classe alcuni esempi legati alle loro esperienze personali e suggerire soluzioni concrete ai problemi di comunicazione. Di supporto alle lezioni vengono utilizzati libri e dvd, come ad esempio quelli che accolgono racconti in Lis, che i genitori possono poi rivedere insieme ai bambini.
Imparare una nuova lingua significa anche conoscere una nuova cultura: «La cultura sorda presenta delle caratteristiche peculiari», dice Teresa Silverio, «predilige il canale visivo ma soprattutto attribuisce alla lingua un significato forte di rivendicazione sociale. Ci sono delle nuove espressioni legate all’arte, al teatro, alla poesia in lingua dei segni, che andrebbero maggiormente diffuse e conosciute».

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