Gertrude Ederle, prima donna ad attraversare la Manica

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Gertrude Ederle, o semplicemente Trudy come venne in seguito soprannominata dalla stampa americana, nacque a New York nel 1905 da una famiglia di immigrati tedeschi. Il papà Henry aveva una macelleria in Amsterdam Avenue, a Manhattan, e un piccolo cottage a Highlands, nel New Jersey.

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Gertrude Ederle, prima donna ad attraversare la Manica

Fu proprio qui che Gertrude imparò a nuotare: aveva 9 anni ma, a dirla tutta, non una grande passione. Spinta soprattutto dal padre continuò, però, a frequentare piscine e spogliatoi arrivando persino ad iscriversi a quella che era l’allora associazione femminile di nuoto, la WSA. Già, perché la ragazzina, a dispetto del suo scarso impegno negli allenamenti, di talento ne aveva, e papà Henry se ne era accorto.

Gertrude Ederle, una vita per il nuoto

E così, nonostante fosse la meno allenata tra tutte le compagne di vasca, cominciò ben presto a collezionare tutta una serie di vittorie e record, nazionali e mondiali, tra cui anche una qualificazione olimpica. Di anni ne aveva appena 17. Partecipò così ai Giochi Olimpici di Parigi, nel 1924, aggiudicandosi la medaglia d’oro nella staffetta 4×100 stile libero e due di bronzo, individuali, nei 100 e nei 400 sempre stile. I successi, la notorietà, iniziavano a piacerle e questo fece crescere in lei la voglia di stupire.

Gertrude Ederle, una serie di successi nello sport

L’anno dopo (giugno del 1925) decise allora di nuotare nelle acque aperte della Baia di New York, da Manhattan a Sandy Hook: 22 miglia in sole 7 ore e 11 minuti per nuovo primato assoluto che fu battuto solo dopo molti anni da un certo Tammy Van Wisse. Nello stesso anno tentò anche la prima traversata della Manica ma, quando ormai era a buon punto, il suo allenatore, Jabez Wolff, la costrinse a fermarsi perché fortemente preoccupato per il suo stato di salute: colpita da un forte attacco di tosse aveva, infatti, cominciato ad inghiottire troppa acqua salata. Trudy non condivise mai quella scelta. Cambiò coach e nell’agosto dell’anno successivo (1926) rilanciò la sua grande sfida. Alle ore 7.08 del mattino entrò nelle freddi e gelide acque francesi di Cape Gris-Nez: dopo 14 ore e 34 minuti arrivò a Kingsdown, in Inghilterra. Un tempo davvero straordinario che resistette per oltre 24 anni: a migliorarlo, ma solo nel 1950, Florence Chadwick. Al rientro in patria Trudy fu accolta e festeggiata come una vera eroina: fu organizzata una “parata” (27 agosto) per le vie newyorkesi a cui presero parte tutti i suoi concittadini.

Gertrude Ederle, premiata dal presidente americano

Persino il Presidente, l’allora John Calvin Coolidge, non rimase indifferente alla sua impresa aprendole le porte della Casa Bianca. Poi il vento girò: prima una brutta caduta dalle scale (nel 1933) che la costrinse a un lunghissimo periodo di riabilitazione, poi la perdita dell’udito. Si ritirò dalla scena pubblica dedicandosi all’insegnamento del nuoto ai bambini non udenti. Morì il 30 novembre del 2003 all’età di 97 anni.

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