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venerdì 22 Novembre 2024

Il sito invisibile come la sordità

Oggi Persone con disabilità “Quindici Percento”, una mostra fotografica sulla disabilità nel mondo

“Quindici Percento”, una mostra fotografica sulla disabilità nel mondo

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Fino al 13 febbraio la galleria “Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea” di Milano espone gli scatti di Christian Tasso, un viaggio per immagini che racconta la vita delle persone disabili. Il progetto è nato dopo l’incontro con i genitori di Pietro Barbini, una delle vittime della “coppia dell’acido”. Parte del ricavato andrà ad ALMaUST, l’associazione del Niguarda che cura gli ustionati

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Ghandruk, Nepal. Hem Gurung, segretario generale della ILS, Independent Living Society, viene portato a spalla sui sentieri della riserva naturale dell’Annapurna © Christian Tasso – courtesy Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea

di Pietro Pruneddu

Un miliardo di persone nel pianeta, circa il 15% della popolazione mondiale, soffre di qualche forma di disabilità. Questa stima dell’OMS, la World Health Organization, agenzia speciale dell’Onu per la salute, è diventata il titolo di un progetto per immagini dedicato ai disabili, realizzato dal giovane fotografo Christian Tasso. “Quindici Percento” è un lavoro a lungo termine, iniziato nel 2015 e destinato a continuare nei prossimi anni. Una prima selezione degli scatti è esposta fino al 13 febbraio alla galleria Sabrina Raffaello Arte Contemporanea di Milano.

Una mostra senza eroi o vittime – “Vorrei comporre un inno a quella fetta di umanità che va avanti nonostante le barriere”, spiega il giovane fotografo nella prefazione del libro. “Non ci saranno eroi e non ci saranno vittime. Le persone che ho incontrato mi hanno dimostrato che una gamba può bastare per vivere la propria vita serenamente, che il senno non esiste e, se sì, è meglio perderlo, che un terremoto può portare via tutto ma non la dignità”. Il concetto di resilienza, la ricerca della normalità in quella che il mondo considera anormalità, è il focus delle immagini di Tasso esposte a Milano. Nessun bisogno di spettacolarizzazione perché, spiega il fotografo, non serve “pietismo o un sorriso forzato”. Questi scatti non hanno la pretesa di raggiungere una conclusione. L’unico obiettivo è mostrare le storie di centinaia di migliaia di persone che spesso finiscono nel dimenticatoio.

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