I resti del biologo italiano sono stati trovati in varie parti della città di Santa Marta, per il resto si fanno solo ipotesi
Nel fine settimana sono stati trovati altri resti di un corpo che potrebbe essere quello di Alessandro Coatti, il biologo molecolare italiano di 38 anni arrivato a Santa Marta, in Colombia, giovedì 3 aprile e scomparso due giorni dopo. Dal 6 aprile i resti di Coatti sono stati trovati in posti diversi della città, all’interno di una valigia, un sacco dell’immondizia e uno del caffè. Sabato è stato trovato un altro sacco con dentro una gamba vicino al fiume Manzanares, dove erano state abbandonate altre parti del corpo di Coatti: il medico legale dovrà stabilire se effettivamente la gamba sia sua, com’è ritenuto probabile. Sulla morte di Coatti indagano la procura colombiana e quella di Roma, ma non è ancora chiaro cosa sia successo e ci sono varie ipotesi.
L’ambasciatore italiano nella capitale Bogotà, Giancarlo Maria Curcio, ha spiegato al Corriere della Sera che gli investigatori stanno seguendo «diverse piste». Dalle telecamere di videosorveglianza di Santa Marta si sa però che Coatti sabato 5 aprile è tornato all’hotel Marovi, dove alloggiava, dopo essere stato al Parco nazionale naturale di Tayrona, a circa sedici chilometri dalla città. Curcio ha detto che le telecamere lo hanno ripreso la sera stessa mentre andava da solo verso il Parque de Los Novios, una zona molto turistica e nota per il traffico di droga e la prostituzione. La polizia colombiana sta cercando di capire se lì abbia incontrato qualcuno che magari conosceva.
Nell’intervista al Corriere Curcio non si sbilancia su cosa possa essere successo da quel momento in poi. Parlando in generale dei rischi per i turisti in Colombia l’ambasciatore nomina le «bande della scopolamina», gruppi criminali che abbordano i turisti e versano di nascosto nei loro bicchieri questa sostanza (che è usata peraltro comunemente come farmaco contro il mal d’auto) per stordirli e far fare loro cose mentre non sono del tutto coscienti. Curcio dice che questa tecnica viene usata spesso per far prelevare alla gente soldi dal bancomat o collegarsi al conto corrente, che viene poi svuotato.
Per quanto riguarda Coatti l’ambasciatore spiega che il corpo potrebbe essere stato smembrato «per non farlo identificare o ritrovare, perché l’omicidio di un turista crea poi tanti problemi ai criminali: la polizia si mette ad indagare, l’ambasciata del Paese d’origine fa pressione». Rispondendo a una domanda diretta Curcio non esclude che a uccidere il biologo siano stati i gruppi paramilitari, ma sostiene che abbiano «altre modalità».
Nei giorni scorsi una delle ipotesi di cui si era più scritto sui giornali era che Coatti fosse stato ucciso da uno dei gruppi paramilitari attivi nel narcotraffico. Tra quelli nominati c’è il Clan del Golfo, uno dei nomi con cui sono noti gli Urabeños, e l’Autodefensas Conquistadores de la Sierra (ACSN), fazione nata dallo scioglimento di gruppi paramilitari. Giovedì l’ACSN ha pubblicato un video su X in cui dice di non avere niente a che fare con l’omicidio di Coatti. Il quotidiano colombiano El Tiempo fa notare però che in una delle zone in cui sono stati trovati pezzi del corpo di Coatti è in corso una lotta del Clan del Golfo e dell’ACSN per il controllo di una rotta del traffico della cocaina. Rinaldo Frignani, cronista giudiziario del Corriere della Sera di solito bene informato, aggiunge tra le ipotesi quella dello scambio di persona legato sempre a lotte tra narcotrafficanti.
El Tiempo, che ha parlato con gli investigatori locali, scrive che un altro filone di indagine riguarda un possibile messaggio alle mafie italiane, che hanno legami con quelle locali e che però avrebbero provato ad assicurarsi alcune forniture di droga sottraendole ai narcotrafficanti colombiani. La presenza della mafia italiana in Sudamerica è dimostrata anche, osserva El Tiempo, dal recente arresto a Cartagena di Emanuele Gregorini, un importante esponente della mafia lombarda. Tuttavia non è chiaro cosa possa entrarci con le mafie Coatti, che da quanto risulta non aveva legami con gruppi criminali né precedenti penali, e non aveva ricevuto minacce.
Al netto delle varie ipotesi, per ora non è nemmeno chiaro se Coatti sia stato ucciso intenzionalmente o se sia stato coinvolto in una vicenda che non lo riguardava in modo diretto.
Coatti era nato a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, in Emilia-Romagna. Si era laureato alla Scuola Normale di Pisa e poi si era specializzato in neuroscienze nel Regno Unito, dove aveva lavorato per otto anni per la Royal Society of Biology. Alla fine del 2024 aveva lasciato l’organizzazione con l’intenzione di andare a fare volontariato in Ecuador e poi viaggiare in Sudamerica. Quando è scomparso si trovava in Colombia da alcuni giorni. Repubblica scrive che i genitori di Coatti e due amici inglesi seguivano i suoi spostamenti grazie al Gps, che si sono fermati sabato 6 aprile in una zona di Santa Marta diversa da quella dove sono stati trovati i suoi resti. Il cellulare di Coatti è rimasto attivo fino a mercoledì scorso, ma non è stato recuperato.
A breve gli investigatori italiani potrebbero partire per la Colombia così da assistere alla prima autopsia. Nel frattempo il sindaco di Santa Marta, Carlos Pinedo Cuello, ha offerto una ricompensa dell’equivalente di circa 10mila euro a chiunque abbia informazioni utili per identificare la persona o le persone responsabili del delitto. Finora non ha avuto riscontri.