Scuola, la riforma del sostegno e la protesta degli specializzandi: sabato flash mob a Torino

Il 29 marzo la manifestazione del coordinamento torinese per proteggere il progetto di vita delle persone con disabilità e contro la possibilità per le famiglie di scegliere il prof di sostegno: «Così si trasforma il diritto all’istruzione in clientelismo»

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La protesta degli specializzandi del sostegno si sta diffondendo in molte Università, dove attraverso un flash mob si sta cercando di sensibilizzare il ministero dell’Istruzione e del Merito su un grave rischio ai danni della categoria più fragile della scuola: i ragazzi e le ragazze con disabilità. Genova, Bologna e Verona hanno già manifestato, sabato 29 marzo sarà la volta di Torino (alle 13,30 nella zona Mole Antonelliana), altri atenei si stanno organizzando per seguire quest’onda di protesta in difesa dei diritti delle persone con disabilità e della salvaguardia della qualità degli insegnanti.

Perché gli specializzandi protestano

A spiegare le ragioni della protesta è Paola Mura, specializzanda del sostegno e parte del coordinamento «Mai Dire Indire». Il manifesto elaborato con colleghe e colleghi del Tfa (il Tirocinio Formativo Attivo, corso di specializzazione universitario a pagamento che consente di diventare insegnante di sostegno) va dritto al punto. «Noi, specializzandi e specializzande del TFA Sostegno dell’Università degli studi di Torino, invitiamo i nostri colleghi e colleghe delle altre università d’Italia, le associazioni che si battono per i diritti delle persone con disabilità, le famiglie e chiunque abbia a cuore i diritti umani a mobilitarsi con noi. Protestiamo contro le politiche che sta mettendo in atto questo governo perché sono lesive dei diritti della persona. Solo negli ultimi mesi il governo ha rimandato l’applicazione della legge 227/2021, impedendo alle persone con disabilità di redigere il loro progetto di vita su base di uguaglianza con gli altri. Ha introdotto la possibilità, per le famiglie di alunni e alunne con disabilità, di confermare il docente di Sostegno dei figli e delle figlie, togliendo di fatto la contitolarità della classe e trasformando il diritto all’istruzione in clientelismo». Non solo. «Ha istituito nuovi corsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni e alle alunne con disabilità senza selezione, abbreviati, online e senza tirocinio, togliendo il diritto ad avere docenti formati».

La scelta dell’insegnate di sostegno da parte delle famiglie: i rischi e i tempi

Il decreto Valditara non convince una gran parte degli aspiranti insegnanti di sostegno e neanche i sindacati. Fatto sta che in base alla decisione del ministro, i genitori possono indicare e chiedere un insegnante di sostegno. Tutto questo «per garantire la continuità didattica dell’insegnamento» che si attiva dal prossimo anno scolastico se c’è la richiesta della famiglia dell’alunno disabile e la conseguente accettazione da parte del docente. Queste le fasi: fino al 31 maggio il dirigente scolastico raccoglie le richieste delle famiglie, poi insieme al Gruppo di Lavoro Operativo della scuola (Glo) «valuta se la conferma è nell’interesse del discente». Decisione da comunicare entro il 15 giugno 2025 alla famiglia, al docente e all’Ufficio scolastico territoriale che è tenuto a ufficializzare la conferma entro il 31 agosto. Le famiglie dunque sapranno già prima dell’inizio del nuovo anno se l’insegnante di sostegno è riconfermato. «Non è questo il metodo più efficace per garantire al ragazzo o ragazza con disabilità la massima qualità dell’insegnamento. La scelta va lasciata a chi studia e si specializza, così come avviene in tanti altri ambiti», precisa il coordinamento torinese.

Specializzazioni Indire/Tfa: fronte aperto

Il movimento degli specializzandi pone l’accento anche su un’altra questione importante, legata stavolta alla specializzazione. Con l’imminente arrivo della specializzazione offerta da Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa si è aperta anche la discussione tra gli aspiranti prof di sostegno pronti a partecipare ai corsi Indire e gli specializzandi del Tfa (tirocinio formativo attivo) tradizionale che si consegue nelle università accreditate.

I gruppi di specializzandi dell’Università di Torino, Genova e Sassari si sono detti indignati: «I nuovi corsi più brevi ed erogati online vanno di fatto a danneggiare i diritti dei docenti che si sono già specializzati o che dallo scorso settembre sono impegnati in attività in presenza, laboratori, tirocini a scuola, lavoro, programmazione didattica, in un percorso di specializzazione pensato tutto in presenza e che offre una formazione completa e in linea con i principi e i valori della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità».

I percorsi Indire si svolgeranno online, in alcuni casi saranno erogati anche da Università convenzionate e sono rivolti ai docenti che hanno maturato almeno tre anni di servizio sul sostegno nello stesso grado di istruzione e agli specializzati all’estero in attesa di riconoscimento in Italia.

di Cristina Benenati
Redazione La Stampa

 

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