La storia del bimbo autistico che ha imparato a parlare grazie alla lingua dei segni

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Una bella esperienza presso inCentro, dove di fronte alla difficoltà del bambino i terapisti inTandem hanno optato per una forma di comunicazione alternativa aumentativa

Aveva quattro anni e non parlava: l’unico modo in cui esprimeva le proprie necessità era indicare gli oggetti desiderati. Dopo due anni, oggi il bambino è in grado di emettere semplici sillabe e pronunciare diverse parole bisillabiche, oltre al nome degli adulti di riferimento.

È la storia di S.D., un bambino di Modena che nel febbraio 2023 ha iniziato a frequentare inCentro, la struttura multifunzionale aperta nel 2022 a Modena e specializzata in interventi per bambini e ragazzi autistici. L’iniziativa è di InTandem, la cooperativa sociale aderente a Confcooperative Terre d’Emilia creata dieci anni fa da tre giovani educatori modenesi per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e offrire terapia basata sull’approccio Aba (Applied Behavior Analysis, in italiano analisi comportamentale applicata) alle persone autistiche.

“La famiglia di S.D. aveva richiesto il servizio prima ancora di ricevere una diagnosi di disturbo dello spettro autistico – racconta Manuela D’Avella, coordinatrice del centro – Le sue principali difficoltà riguardavano la comunicazione e il linguaggio: non era in grado di emettere suoni funzionali. L’assenza di un metodo comunicativo efficace gli impediva di esprimere i propri bisogni agli adulti di riferimento, causandogli frequenti episodi di frustrazione e una ridotta collaborazione nelle attività proposte”.

Il primo obiettivo dell’intervento è stato fornire a S.D. un canale comunicativo efficace e facilmente utilizzabile. In alternativa al linguaggio vocale, i terapisti inTandem hanno optato per una forma di comunicazione alternativa aumentativa (Caa). Il buon livello di imitazione motoria del bambino ha suggerito di introdurre la comunicazione attraverso i segni. All’inizio gli hanno insegnato segni semplici per richiedere oggetti di suo interesse: per esempio, palla, acqua, macchina.

Il vocabolario è stato progressivamente ampliato, includendo segni relativi ad animali, oggetti scolastici, giochi, utensili da cucina, vestiti, mezzi di trasporto e cibo. In seguito, si è lavorato sull’uso combinato di più segni consecutivi, permettendo al bambino di costruire semplici frasi strutturate con la sequenza verbo + oggetto + colore: “voglio la macchina rossa”, “voglio alzarmi”, “soffia le bolle”.

“Per supportare l’apprendimento dei segni introdotti in terapia e consentire a famiglia e scuola di comprenderli e potenziarne l’acquisizione, è stata creata una cartella Drive contenente video esplicativi dei segni – continua D’Avella – Contemporaneamente al lavoro sui segni, il bambino è stato stimolato anche attraverso il cosiddetto gioco vocale. Questa strategia, finalizzata a favorire la produzione verbale, prevedeva la ripetizione di sillabe e suoni in un contesto ludico. Ad esempio, il bambino veniva incoraggiato a riprodurre i versi degli animali o a pronunciare le prime sillabe dei nomi dei giochi che desiderava”.

Nel tempo, si è osservato un netto miglioramento nelle vocalizzazioni del bambino, probabilmente favorito dall’apprendimento della comunicazione tramite i segni. È, infatti, dimostrato che questa modalità stimola le stesse aree cerebrali coinvolte nel linguaggio vocale, contribuendo così a una maggiore produzione verbale. “Il percorso è ancora lungo, ma possiamo affermare di aver già ottenuto ottimi risultati. Questo progresso è stato reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione della scuola e della famiglia che – conclude la coordinatrice inTandem – hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo linguistico del bambino”.

Redazione Modena Today

 

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