Il più grande processo per violenze sessuali su minori della storia di Francia

0
53 Numero visite

È iniziato oggi contro l’ex chirurgo Joël Le Scouarnec: le 299 presunte vittime avevano un’età media di 11 anni

Lunedì 24 febbraio al tribunale di Vannes, in Bretagna, nel nord-ovest della Francia, è iniziato quello che è considerato il più grande processo per violenze sessuali su minori della storia del paese: l’ex chirurgo Joël Le Scouarnec, che oggi ha 74 anni, è accusato di stupro aggravato e aggressione sessuale aggravata contro 299 pazienti che al tempo avevano un’età media di 11 anni. Gli eventi che gli sono contestati sarebbero avvenuti fra il 1986 e il 2014 durante visite mediche o operazioni chirurgiche. La pena massima che può ricevere è di 20 anni di carcere.

Le Scouarnec si trovava già in prigione dopo che nel 2020 era stato condannato a 15 anni per gli stessi reati commessi su due nipoti, una paziente di 4 anni e una vicina di casa di 6 anni, la cui madre nel 2017 l’aveva denunciato (queste quattro vittime erano le uniche sulle quali Le Scouarnec aveva inizialmente confessato gli abusi). Durante le perquisizioni seguite a quella denuncia la polizia aveva trovato nel computer di Le Scouarnec un diario e dei fogli Excel che riportavano il nome, l’età e l’indirizzo di oltre 200 vittime e una descrizione dettagliata delle violenze compiute nei loro confronti. Successivamente Le Scouarnec ha ammesso la maggior parte delle accuse nei suoi confronti, ma ha negato alcune accuse di stupro. In una pagina del suo diario risalente al 3 dicembre 1997, il giorno del suo compleanno, si legge: «Ho 47 anni e sono un pedofilo».

Durante le indagini la polizia aveva identificato 343 vittime, ma nel 2022 il giudice istruttore che ha deciso il rinvio a giudizio di Le Scouarnec aveva ridotto il numero a 299 dopo aver stabilito che alcune violenze risalivano a troppi anni prima e le accuse erano cadute in prescrizione. Poche erano maggiorenni al momento dei fatti, 256 avevano meno di 15 anni, 158 erano maschi e 141 femmine: 118 di loro non hanno voluto costituirsi parte civile. Alcune di loro si sono suicidate e a costituirsi parte civile sono stati i loro parenti. Sono rappresentate da 65 avvocati.

Il tribunale di Vannes, il 24 febbraio 2025 (ANSA/Bruno Perrel/PsnewZ via ZUMA Press)

Le Scouarnec è accusato di 189 aggressioni sessuali e 111 stupri, in molti casi avvenuti mentre i pazienti erano sotto anestesia totale, e quindi addormentati, o in fase di risveglio. In altri le violenze erano giustificate da Le Scouarnec come esami clinici o azioni necessarie al completamento della visita medica e alcune sono avvenute anche in presenza di genitori o di personale dell’ospedale. Nell’ordinanza del giudice istruttore si legge che nel suo diario Le Scouarnec descriveva «numerosi atti di molestie e penetrazioni sessuali commessi quasi quotidianamente».

Anche per questo motivo molte delle vittime non erano coscienti o non si ricordavano di aver subito una violenza e sono venute a saperlo solo quando sono state contattate dalla polizia.

Un aspetto della storia che non è direttamente oggetto di questo processo, in cui solo Le Scouarnec è imputato, ma che è molto citato nei giornali francesi riguarda come sia stato possibile per l’ex chirurgo abusare di così tanti minori per così tanto tempo prima di essere scoperto. Già nel 2005 fu condannato per possesso di materiale pedopornografico a quattro mesi di carcere con pena sospesa. Diverse testate, fra cui Agence France-Presse e Le Monde hanno raccontato di come la sua condotta e i suoi precedenti penali siano stati oggetto di diverse segnalazioni e indagini, ma che in nessun caso gli fu impedito di continuare a lavorare, né di occuparsi di pazienti minorenni.

Al tempo dell’inizio di quella prima indagine, nel 2004, Le Scouarnec lavorava all’ospedale di Lorient, un altro paese della Bretagna, da 10 anni. Lo stesso anno ottenne un trasferimento a quello di Quimperlé, a pochi chilometri di distanza, dove non parlò dell’indagine. Ammise di essere stato condannato per pedopornografia a domanda diretta di uno psichiatra dell’ospedale, Thierry Bonvalot, al tempo presidente della Commissione medica dell’istituto. Bonvalot lo segnalò al direttore dell’ospedale, al Consiglio dipartimentale dell’Ordine dei Medici e a quello che all’epoca era il sindaco di Quimperlé, che era stato in precedenza anestesista e collega di Le Scouarnec.

Nonostante tutte queste segnalazioni, ad agosto del 2006 Le Scouarnec venne nominato primario del reparto di chirurgia dell’ospedale. Un anno dopo però il reparto venne chiuso, insieme a quello di ginecologia, per decisione dell’Agenzia regionale dell’ospedalizzazione della Bretagna, che aveva indagato sulla morte di una paziente di Le Scouarnec durante un’operazione.

Le Scouarnec lavorò brevemente in un ospedale di Pontivy, circa 70 chilometri a nord-est di Quimperlé, dove il suo contratto venne ridotto dopo che il direttore della struttura venne a scoprire della condanna. A giugno del 2008 venne assunto all’ospedale di Jonzac, l’unico a non essere nella regione della Bretagna, ma in quella della Nouvelle-Aquitaine, poco più a sud: lì, dopo aver informato la direttrice dei suoi precedenti penali, rimase a lavorare fino al 2017, quando andò in pensione.

Al momento è in corso un’indagine preliminare contro ignoti per stabilire se le autorità siano in qualche modo responsabili.

Una degli avvocati delle vittime, Marie Gimaud, fuori dal tribunale, il 24 febbraio 2025 (ANSA/EPA/TERESA SUAREZ)

Il processo contro Le Scouarnec durerà circa quattro mesi. L’aula più grande del tribunale di Vannes, dove si terranno le udienze, ha una capienza di 90 posti, motivo per il quale è stato requisito un edificio distante 300 metri che in passato ospitava la facoltà di giurisprudenza dell’Università Bretagne Sud. Lì verranno trasmesse in diretta le udienze in tre aule separate: la prima è riservata alle parti civili che non entrano nell’aula principale, la seconda agli oltre 400 giornalisti che si sono accreditati, la terza al pubblico. 

Alcuni avvocati dell’accusa si sono lamentati che non sia stata trovata una soluzione per avere tutte le vittime nella stessa aula, magari spostando il processo a Parigi. Altri hanno sostenuto invece che sia più importante che il processo si tenga in Bretagna, dove è avvenuta la maggior parte delle violenze, affinché i loro clienti possano essere accompagnati dalle famiglie.

Per questo aspetto e per il tipo di crimine contestato molti giornali nazionali e internazionali hanno paragonato questo caso al processo per gli stupri commessi su Gisèle Pelicot, in cui il suo ex marito Dominique Pelicot e altri 50 uomini sono stati condannati lo scorso dicembre. 

Redazione il Post

L'informazione completa