Klaus Iohannis lo ha deciso anticipando una mozione di sfiducia dell’estrema destra, a cui avevano aderito anche alcuni deputati europeisti
Lunedì il presidente uscente della Romania, il centrista Klaus Iohannis, ha annunciato le sue dimissioni. Il suo mandato era scaduto il 21 dicembre, ma Iohannis era rimasto in carica con l’autorizzazione della Corte costituzionale, quando questa aveva ordinato di ripetere le elezioni presidenziali per via di possibili interferenze russe e di una massiccia campagna di disinformazione su TikTok. Le nuove elezioni presidenziali saranno a maggio, ma nelle ultime settimane i gruppi di estrema destra nel parlamento romeno hanno ripetutamente attaccato Iohannis, accusandolo di essere un presidente illegittimo: quando alle richieste di dimissioni si è aggiunto un partito europeista, lui ha ceduto.
I partiti di estrema destra avevano già presentato due mozioni di impeachment, cioè per sfiduciare e destituire Iohannis. Dopo le elezioni parlamentari di inizio dicembre l’estrema destra ha più di un terzo dei seggi, tra l’Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), i nazionalisti di S.O.S. e il Partito dei giovani. La terza e ultima mozione è stata sostenuta anche dall’Unione Salva Romania (USR), un partito liberale di centrodestra che era arrivato quarto alle elezioni. Quando si è saputo che avrebbero votato a favore dell’impeachment anche alcuni deputati della maggioranza che sostiene l’attuale governo filoeuropeo, Iohannis ha annunciato le dimissioni.
Questa terza mozione, infatti, era stata firmata in tutto da 178 deputati (su 331 seggi alla Camera bassa): c’erano quindi buone possibilità che venisse approvata in aula, portando alla sospensione del presidente. Iohannis l’ha anticipata, dimettendosi prima del voto di sfiducia, che era stato fissato per martedì. Le dimissioni saranno effettive da mercoledì, e in seguito il suo posto sarà preso ad interim dal presidente del Senato Ilie Bolojan. «È una mossa inutile perché, in ogni caso, avrei lasciato l’incarico tra pochi mesi: una mossa da cui tutti hanno qualcosa da perdere, e nessuno ci guadagna», ha detto lunedì Iohannis, ribadendo di non aver mai violato la Costituzione e dicendo di essersi dimesso per risparmiare al paese un’ulteriore crisi politica.
Il primo turno delle presidenziali, svoltosi lo scorso novembre, era stato vinto a sorpresa da Calin Georgescu, un candidato populista, nazionalista e filorusso che nei sondaggi pre-elettorali superava di poco il 5 per cento dei consensi. Era arrivata seconda la liberale Elena Lasconi, dell’USR.
Il 6 dicembre, cioè due giorni prima del ballottaggio tra Georgescu e Lasconi, la Corte costituzionale della Romania aveva annullato le elezioni dopo che c’erano state numerose segnalazioni di possibili interferenze russe nelle elezioni e che l’intelligence romena aveva reso pubblici alcuni documenti secondo cui la campagna elettorale era stata oggetto di «azioni russe ibride e aggressive» e di migliaia di attacchi al sistema informatico nazionale.
Il primo turno delle nuove presidenziali sarà il 4 maggio, con un ballottaggio il 18 maggio se nessun candidato supererà al primo giro il 50 per cento dei voti. Iohannis, che ha 65 anni, era in carica dal 2014 e non si era ricandidato, avendo esaurito il limite di due mandati.