![APTOPIX Bangladesh Protest](https://www.sordionline.com/wp-content/uploads/2025/02/1738827361-AP25036728978160-696x365.jpg)
Lo scorso agosto Sheik Hasina si era dimessa ed era fuggita in India, dopo estese proteste antigovernative che stanno proseguendo
Nella notte fra mercoledì e giovedì a Dacca, la capitale del Bangladesh, un gruppo di manifestanti ha dato fuoco e demolito con un escavatore la casa di famiglia dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, che lo scorso agosto si era dimessa ed era scappata in India in seguito a estese proteste antigovernative represse con la violenza. La demolizione è avvenuta mentre Hasina stava trasmettendo in diretta Facebook un discorso in cui ha criticato l’attuale governo del Bangladesh ed esortato i suoi sostenitori a fare lo stesso. I manifestanti avevano intimato ad Hasina di non tenere il discorso, dicendo che in caso contrario avrebbero distrutto l’edificio (come poi successo).
La casa demolita era quella di Sheikh Mujibur Rahman, padre di Hasina e leader dell’indipendenza del Bangladesh: da lì dichiarò l’indipendenza del paese dal Pakistan nel 1971, poco prima di essere arrestato, e lì fu anche assassinato insieme a diversi membri della sua famiglia nel 1975, durante un golpe militare. Sua figlia Sheikh Hasina aveva poi trasformato la casa in un museo. Mujibur è ancora considerato un eroe per il paese, ma per i manifestanti la casa era ormai legata anche all’eredità di Hasina e alle violenze perpetrate dal suo governo.
Nel corso della notte i manifestanti hanno anche dato fuoco e vandalizzato diverse case e attività commerciali di esponenti e sostenitori della Lega Awami, il partito di Hasina. Secondo la polizia i manifestanti coinvolti sarebbero circa 700. Nel discorso che ha fatto online, Hasina ha detto: «Possono demolire un edificio, ma non possono cancellare la storia».
Hasina ha 76 anni ed è stata la prima ministra più longeva della storia del Bangladesh, che ha governato tra il 1996 e il 2001 e poi dal 2009 al 2024. È però considerata molto controversa: nonostante abbia sempre combattuto le dittature militari e si sia impegnata a promuovere politiche a favore delle donne e delle fasce più povere della popolazione, nel tempo il suo governo era diventato sempre più autoritario.
Le proteste in Bangladesh erano cominciate all’inizio di luglio del 2024 come mobilitazioni studentesche pacifiche contro il sistema di quote degli impieghi pubblici riservate ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971, ritenuto da molti discriminatorio in un paese dove i posti di lavoro pubblici sono pochi e molto ambiti. A fine luglio la Corte Suprema del Bangladesh aveva ridimensionato e modificato il sistema contestato, ma le proteste si erano comunque estese ad altre fasce della popolazione e si sono rapidamente trasformate in una rivolta contro il governo.
Hasina aveva dato l’ordine di reprimerle con violenza: centinaia di persone erano state uccise negli scontri con la polizia, e almeno 11mila erano state arrestate.
All’inizio di agosto Hasina si era dimessa ed era fuggita in India dopo che migliaia di manifestanti avevano assaltato la sua residenza ufficiale a Dacca (Hasina è molto vicina al primo ministro indiano Narendra Modi). Il presidente del Bangladesh aveva quindi nominato l’economista e premio Nobel per la pace Muhammad Yunus alla guida di un governo di transizione, che è ancora in carica. Yunus ha detto che organizzerà delle elezioni fra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.
La Lega Awami, il partito di Hasina, sta organizzando una serie di proteste e manifestazioni per chiedere le dimissioni di Yunus, che dovrebbero svolgersi tra il 6 e il 10 febbraio. I suoi sostenitori si riferiscono ancora ad Hasina come “prima ministra”.
Anche prima di questo annuncio, negli ultimi mesi le manifestazioni degli oppositori di Hasina erano andate avanti nonostante le sue dimissioni con l’obiettivo di costringerla a tornare in Bangladesh per affrontare un processo per la sua responsabilità nella repressione delle proteste. Almeno 94 procedimenti penali sono stati avviati contro di lei e i suoi collaboratori: le accuse vanno dall’omicidio alla tortura, dalla sparizione forzata al rapimento, dai crimini contro l’umanità al genocidio.
A fine dicembre il Bangladesh ha chiesto all’India di estradare Hasina per poterla processare. L’India ha fatto sapere di aver ricevuto la richiesta ma ha esteso il visto di Hasina per rimanere nel paese, ed è improbabile che acconsentirà all’estradizione.